Mestieri che attraggono le nuove generazioni

Alunno: «Io da grande voglio fare il grammatico. Sì, quello che inventa i complementi.»

13 Comments

  1. Interessante, vuole aspettare prima di farlo. Di solito lo fanno subito: il complemento di ignoranza (quando non ti ricordi), di confusione (sarà quello o l’altro), di inimportanza ( perchè non te ne sbatte una cippa) …

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  2. E io che avevo letto da qualche altra parte di una bambina che da grande voleva fare la Escort… ^_^

    A dire il vero volevo anche e soprattutto complimentarmi per il post su Frine, ma essendo i commenti chiusi in quel post, ho pensato di farlo qui… spero di non aver disturbato troppo…

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  3. @claudio: il problema non è se i test sono una maniera per valutare gli alunni, o saranno legati agli stipendi dei professori. Il problema è che quei test lì (e lo so perché li faccio da anni alle medie) sono deliranti e non misurano una beneamata cippa, né le capacità logiche degli alunni né l’apprendimento o altro. Sono delle domande slegate le une alle altre e impostate con la stessa logica di quelle della Settimana Enigmistica, e ti costringono a perdere ore in classe ad insegnare agli alunni come fare il test che invece potrebbero essere usate meglio insegnando loro grammatica, alla vecchia maniera, o facendogli fare delle sane vecchie parafrasi del testo. Questa è la mia idea, da sempre. Poi non avrei alcun problema a farmi valutare. Ma che lo si debba fare indirettamente tramite i risultati di quei test è una boiata, e non c’entra un caspita con la tanto sbandierata meritocrazia.

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  4. appunto, mi interessava una parola da un’insegnante e tu confermi il mio timore. temo che la scuola sia davvero un campo in cui il misurare è un atto tipo-quantistico: altera pesantemente il fenomeno; leggi: insegno loro come superare il test piuttosto che la materia, e dopo qualche anno mi ritrovo insegnamenti differenti rispetto a prima.

    la domanda a monte è: secondo te esiste una misura applicabile? e a monte ancora: come valutare gli insegnanti e le scuole, semprechè si possa?

    io ho pensato più volte alla situazione universitaria, e anche lì, dove la statistica dovrebbe aiutarci, non ne esco granché. anche lì, i corsi finiscono per modellarsi sui test oppure sui criteri per distribuire fondi. non necessariamente è un male, ma finora mi pare proprio che lo sia stato. forse è male architettato, o forse è una chimera.

    saluti,
    castellini

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  5. @castellini: Non lo so, ma io in queste cose sono irrimediabilmente “vecchio stampo”. Vogliamo fare delle prove? Bene, facciamo dei bei vecchi compiti di grammatica. Così gli insegnanti, anche i più scalcagnati, saranno finalmente costretti ad insegnarla per bene, se vogliono che gli alunni superino la prova, e gli alunni la impareranno per forza, se vogliono superare il test. Se uno sa la grammatica, il testo lo riesce a decifrare, se non la sa no. Se sa la grammatica, magari non diventerà uno scrittore, ma un testo corretto lo sa scrivere. E la grammatica, siccome è fondata sulla logica, finisce coll’annullare in parte anche le differenze di ceto: se insegnata con calma la capiscono tutti, ricchi e poveri, anche chi non ha possibilità di approfondire con altro. Ecco, io sarei per cose molto più pratiche e terra terra, almeno per la scuola dell’obbligo. Anche perché magari così si eviterebbe di mandare alle superiori ragazzi che non sanno un congiuntivo.

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  6. suona sensato. mi sorge un’altra domanda: perché hanno invece scelto la forma-test?

    saluti,
    c.

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  7. ma a questo punto perché non si valuta in base ai risultati dell’esame di terza media ritornando alle commissioni esterne?

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  8. Io non volevo fare la neologista, ma quanto mi dimentico le parole o sono sicura di essere sul punto di scriverle a cacchio, le invento senza ritegno. La gente ci ride, ma non sa che dietro si nasconde la grande falce dell’ignoranza.

    E mi vanto pure. Falciatemi o stipendiatemi. 😀

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