La tragedia di un imperatore ridicolo

Questa volta lo avevano fregato. Oddio, se ne era reso conto subito, fin dai primi giorni della campagna elettorale. Veramente anche da prima. Era stato tutto così strano. Lui aveva fatto di tutto. Per perdere, ovviamente. E ci mancherebbe pure che si fosse impegnato a vincere. Il paese era allo sfascio. Non un soldo in cassa, l’Europa con il fiato sul collo che sapeva solo dire: «Taglia! Taglia!». E Lui, di tagliare, ma figuriamoci. Aveva basato la sua politica su sorridenti promesse di ricchezza che piove dal cielo, per tutti, senza fatica: un generico miracolo di moltiplicazione dei pani e dei pesci, perché, in fondo, se era riuscito il trucco ad un falegname ebreo rintronato e senza appoggi a parte quello di un vago Dio, perché non sarebbe dovuto riuscire a Lui, che dalla sua aveva il Dio più potente di tutti, il Mercato?

Oddio, per uscire dal caos, ora, sarebbe anche bastato far pagare seriamente le tasse ai più ricchi, controlli agli evasori, un giro di vite ai furbi. Ma cazzo, come poteva adesso mettersi a fare queste cose seriamente, a loro che erano sempre stati il suo elettorato di riferimento? Lo avevano votato perché aveva promesso loro un personale bengodi senza rotture di coglioni, tanto a far da parco buoi c’erano gli altri, gli onesti che pagavano e zitti. Mica poteva tradirli così, che poi loro erano vendicativi.

E allora il piano geniale era stato quello di abbandonare fingendo di essere abbandonati. Un po’ come si fa con le donne che costringi a lasciarti. Tanto i casini c’erano tutti: scandali sessuali, corruzione, mangia mangia indiscriminato, inchieste che fioccavano qua e là con tale abbondanza che persino i più fanatici cominciavano ad avere qualche dubbio. E poi i suoi allo sbando, che si davano alla cieca pugnalate l’un l’altro. Lui zitto al centro, come un re offeso che medita vendetta senza poterla fare, cerca di salvare il salvabile, si barcamena: una figura a suo modo tragica, quindi meritevole persino di umana pietà.

Ecco, un piano perfetto. Perdere le elezioni così sarebbe stata quasi una vittoria, perché con tutte le grane che aveva combinato e gli erano piovute addosso vincerle sarebbe stato impossibile. L’opposizione sarebbe andata al potere, si sarebbe ritrovata con un tale casino finanziario lasciato da Lui, e con vincoli da Lui imposti così stretti, che si sarebbe fatta odiare in meno di due mesi. Avrebbe dovuto imporre lei lacrime e sangue, con l’Europa che alitava sul collo. Mentre Lui, rifattosi un look da perdente di successo, avrebbe potuto stare lì, a soffiare sullo sfacelo, senza che nessuno gli chiedesse di rendere conto, perché mica era più al Governo, Lui.

Ecchecazzo, invece.

S’era subito reso conto che qualcosa non tornava. Invece di chiedere le sue dimissioni o mandarlo sotto in Parlamento – anche se a farlo cadere  sarebbe bastato un soffio, un alito di vento – niente. Quando finalmente s’era dimesso, di sua spontanea volontà, perché la pazienza non era mai stata una sua gran dote, avevano subito proposto non elezioni, ma un Governo decotto. E siccome non glielo avevano concesso, ecco, avevano proprio giocato sporco. Ma così sporco che una porcata simile non se la sarebbe mica aspettata neanche lui, da quelle mezze pippe. Si erano presentati davanti agli elettori in gran spolvero, tutti i leader veri o presunti, e avevano detto, con un sorriso sulle labbra: «No, ma non votateci mica.»

Proprio così. «No, ma non votateci mica.» E avevano spiegato pacatamente che loro un piano alternativo per la Nazione non ce l’avevano, e per l’economia men che meno. E che poi, detta francamente, con quel casino di conti in rossi, anche ad averlo avuto, non se la sarebbero mica sentita di prendersi questa responsabilità. Non la volevano proprio, la responsabilità. Per cui, lasciavano. Lasciavano fare a Lui. Non chiedevano le elezioni, e, se indette, non avrebbero partecipato. Se ne andavano in campagna a meditare, gli ex comunisti, per ritrovare le sane radici del proletariato agricolo  fra gli agriturismi toscoemiliani, oppure in qualche compiacente eremo chic, la corrente cattolica; nelle sale di alberghi del centro la nuova Destra che doveva trovare il tempo di rifondarsi, ritrovarsi, riadattarsi; in centri sociali okkupati pieni di kefiah e musica alternativa, cibo alternativo, pensiero alternativo la Sinistra che si opponeva a tutti i sistemi possibili, persino il proprio.

E lui era rimasto così, con il cerino in mano, come in una manche di gioco riuscita male: solo. Non come un grande statista che viene battuto alle urne e se ne va, non come un imperatore tragico che, tradito dai suoi, lascia il potere. Come un clown vecchio e con il trucco colato, che è costretto a restare in scena perché se ne sono andati tutti, persino quelli che dovevano tirargli giù il sipario.

«E adesso cosa faccio? – Si chiese, ma le sue parole si perdevano nei corridoi vuoti e negli androni deserti dei palazzi, mentre fuori rimbombava il sinistro mugolare di un popolo ad un passo dalla rivolta – Non posso farmi odiare, io.»

E invece si rese conto che sì, stavolta qualsiasi cosa avesse fatto, persino il nulla, lo avrebbero odiato.

Lo avevano fregato, era finita davvero.

9 Comments

  1. Addendum.

    I conti veri li sa il PD, infatti parlavano di cappio al collo.

    Questo governo cadra a breve, dopodichè un simpatico esecutivo PD IDV UDC FLI varerà manovre stile Grecia.

    Seguiranno rivolte in piazza e repressione.

    Fine compitino, si va alle elezioni e trionferà il nuovo partito di confiqualcosa.

    Film gia visto.

    Hanno fatto le prove generali in Argentina prima e qui adesso.

    “Memorias del Saqueo”, documentario di Solanas disponibile su youtube, racconta tutto e le analogie sono evidenti. A partire dai due leader col cerone in faccia.

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  2. Io scappo in Islanda, là almeno fa fresco. Mi apro un baretto e buonanotte al secchio.
    Tanto, miseria per miseria…

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  3. Oddio, per uscire dal caos, ora, sarebbe anche bastato far pagare seriamente le tasse ai più ricchi, controlli agli evasori, un giro di vite ai furbi

    bella. sembra molto molto reale, questa storia, senza queste due righe fantascientifiche

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  4. @guido dalla germania… hai perfettamente ragione. ho letto un libro 6 anni fa dal titolo “Hitler ha vinto la guerra” di Walter Graziano(argentino!) in cui prevedeva una crisi europea, soprattutto italiana, nel 2010, simile a quella argentina del 2000. e se l’ ho letto io, sicuramete non era poi così difficile arrivarci. mi riferisco ovviamenete alla nostra classe dirigente che si è nascosta e salvaguardata negli intersizi governativi e istituzionali, proprio per superare l’ ostacolo che neppure loro potevano aggirare. ecco perchè in parlamento ora c’è di tutto tranne che politici veri. solo naufraghi di un sistema che hanno contribuito ad avvelenare. e noi a guardare… fino ad ora, perchè quello che succede in val susa è l’anticipazione di quel che accadrà su larga scala. guarda caso il berlusca dopo quasi 2o anni lascia lo scettro al suo delfino, chissà come mai…

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  5. Ancora due anni i conti tengono.
    Forse.
    Poi, quando il debito passera’ al 130% Berlusconi avra’ 77 anni e non potra’ di sicuro candidarsi

    Gigi

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  6. ad un certo punto l’imperatore vedrà la fine, ma il robusto apparato di potere rimarrà, senza neanche la maschera del suffragio popolare; gentile galatea, il tuo elegante scritto (magnifica la metafora del clown triste) pecca di smisurato ottimismo

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  7. Non vedo come si possa uscire da questo disastro senza pagare con moneta sonante e sacrifici, perdite e rinunce.
    Niente più matrimoni sfarzosi fra poveracci che spendono più per il loro matrimonio di quanto spenderebbero per comprarsi la casa, niente più vacanze alle isole del pacifico o della micronesia, niente più acquisti di enormi televisori LCD, crollo complessivo dell’economia fondata sul paghi 2 e compri 3, caduta verticale dei prezzi delle droghe, aumento vertiginoso degli sconti al 70% anche sugli stipendi, pensioni, paghette ai figli, ritorno delle epidemie petecchiali, generale collasso delle infrastrutture, straordinario recupero autonomo delle carrarecce e strade vicinali, progressivo abbandono della manutenzione nelle centrali nucleari e dei loro sottoprodotti di scarto, aumento certificato delle leucemie e malattie da asbestosi da TAV, ricorso all’impiego di metanolo nei vini di cooperativa sociale, rimessa in circolazione segreta dell’assenzio, caduta verticale del prezzo del pollo arrosto domenicale, perdita o cessazione del latte da parte delle puerpere, totale e irreversibile coagulazione del sangue di S. Gennaro, progressivo abbandono delle fabbriche da parte dei lavoratori in cambio di un aumento della disoccupazione e della ricomposizione unitaria dei sindacati, svuotamento delle chiese e di Piazza San Pietro, salvo il mantenimento dei figuranti pagati con prebende raccolte chiedendo l’elemosina ai Rom (con la forza), abbandono dei cimiteri e dei cinema, scioglimento progressivo degli attuali partiti in correnti, sottopartiti, movimenti, gruppuscoli extraparrocchiati/bar sport, capannelli stradali, riunioni condominiali, triangoli, anche non erotici, coppie, singoli.
    E tutto questo sarà niente quando l’Europa ci sanzionerà con enormi multe da pagare in dollari, visto che l’Euro sarà talmente sovrastimato da essere distribuito dalla Zecca solo in formato gigante, in confezioni a rete contenente un numero prestabilito di monete di cioccolata svizzera purissima ricoperta da lamina in alluminio dorato.
    E con tutto questo che dovremo vedere e subire, che volete che sia la presenza o meno del piccolo e tragico vecchio clown incipriato come un ciambellano alla corte di Luigi XVI?
    Che egli esista o meno sarà del tutto irrilevante. Verrà pure dimenticato come causa prima di tutto questo ultimo disastro. Perché la storia non perdona alle persone distratte e agli ingenui che si credevano furbi e hanno cominciato a lasciarsi fottere da preti, regnati e politicanti già dalla caduta dell’impero romano d’occidente e ancora non hanno smesso.

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