Riflessioni poco rivoluzionarie

Che poi, in questa strana estate e in questo paese isterico, finisci coll’infastidirti parecchio anche con quelli che sparano a caso contro “la casta”, e ad irritarti con chi, pur anticlericale come te, si indigna per esenzioni ICI che poi, ad informarsi meglio, la Chiesa non ha.

E mentre ricevi, tra facebook ed email, centinaia di inviti da amici a cortei e manifestazioni più o meno indignate e “rivoluzionarie”, organizzate da personaggi che non ti danno alcun affidamento e scaturite da notizie spesso farlocche come monete da tre euro, ti chiedi se il tuo fastidio sia dovuto al fatto che ormai sei troppo vecchia e cinica e per le “rivoluzioni” non ci sei mai stata tagliata, o sei rimasta una delle poche che ancora usa il buon senso, tende a valutare per conto suo, vuole controllare i fatti e non crede a tutto quello che le raccontano o alla vulgata di moda.

E quindi, in caso di vera rivoluzione, saresti una delle prime a ritrovarsi nei guai.

43 Comments

  1. non saresti sola, ma dureremmo poco …

    certo che in questo periodo pero’ il mio senso critico funziona poco, e ammetto che rischierei di dare fuoco alle polveri vicino all’arensale, purchè si smuova qualcosa…

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  2. Brava! L’approfondimento che hai linkato è ottimo. Io diffido sempre delle mobilitazioni di massa. Spesso i singoli che le portano avanti non sanno neppure di cosa si sta parlando ma adorano farsi trascinare.

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  3. Pensare a qualcuno che si alza la mattina e preso da indignazione fulminante crea una pagina facebook per mobilitare le coscienze fa ridere.

    Se bastasse una pagina facebook con tanti mi piace messi a caso, o solo perchè è comparsa sulla bacheca degli amici, per cambiare le cose sarebbe al tempo stesso comodo e inquetante.

    Le rivoluzioni si fanno con pazienza, impegno e costanza, raccogliendo firme, informando le persone senza perdersi d’animo se all’inizio son solo quattro gatti ad ascoltare, e fornendo gli strumenti e le informazioni che servono per far si che l’idea maturi dentro chi ascolta.

    Mi chiedo quanti di quelli che mettono mi piace in queste pagine rivoluzionarie abbiano letto l’eventiale messaggio allegato, e quanti se ne ricordino il giorno dopo.

    Comunque io non sono un gran rivoluzionario 🙂 anche se cerco nel mio piccolo di fare quello che serve per cercare di arrivare a qualche cambiamento; come ad esempio trovare il tempo di andare ad esprimere il mio parere ai referendum, anche quando so già che sarà una battaglia persa.

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  4. Comprendo le accuse di superficialità, facebook è un calderone aperto a tutto e a tutti.
    Io che, lo confesso ai probiviri e alle probemuliere, sono iscritto alla pagina incriminata ma nel mio piccolo spero di essere un po’ informato sui fatti, mi chiedo però perché le pagine facebook sono mobilitazioni di massa prive di sostanza mentre il raccogliere firme (ho fatto anche questo, conosco la situazione) sia “più nobile”: absit iniuria verbis, in quel caso si cerca (anche) di fare leva sulla pancia più che sulla testa, con slogan e frasi immediate che permettano di convincere al volo quante più persone indecise riesci, visto che il giorno dopo non sarai più lì e hai un traguardo da raggiungere. Quante persone che firmano ricordano il giorno dopo cosa hanno firmato, quante sanno esattamente per cosa hanno firmato? Opportunismo? Superficialità anche in questo caso?
    Sono cattivo se dico che sento un po’ di puzza di snobismo, o meglio di odioso “morettismo” (“io mi troverò a mio agio solo in una minoranza” o qualcosa del genere, non ricordo la frase esatta) in certe critiche a facebook e nell’incensare altre pratiche (chiamiamole così) “d’antan”?

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  5. E’ vero, anche quando si firma per strada a volte lo si fa senza prestare attenzione. Io personalmente valuto cosa firmare, anche perchè devi comunque fornire le tue vere generalità e un documento che confermi chi tu sia (parlo di raccolte firme con un minimo di valore legale).

    Su facebook vedi sbucare la pagina in bacheca perchè un amico si è iscritto e premi mi piace senza pensarci, tanto non costa nulla (e non impegna in nulla).

    Comunque niente snobismo, e niente velleità elitarie, anch’io sono iscritto a facebook e lo uso, ma non ne vedo l’oggettiva utilità in situazioni come quella di cui si parla…

    Certo, se un domani, una pagina di facebook con tutti i suoi mi piace acquistasse valore legale per indire un referendum, allora la prenderei maledettamente sul serio 🙂

    (P.S. questi mie commenti non hanno pretesa di essere profondi, ma sono solo considerazioni leggere su argomenti a cui dedicare personali e più profonde riflessioni)

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  6. Io credo che nel bel mezzo di una crisi economica con pochi precedenti e di fronte a una manovra economica drammatica si dovrebbe iniziare a parlare di economia più che di auto blu.

    E’ palese che ora sono molti i poteri di questo stato che trovano il facile capro espiatorio nel malcostume politico. Non è un caso che tutti i giornali (da destra a sinistra compresi i “moderati”) si siano dati alla caccia al menù del Senato, ora fa comodo distrarre la gente su queste cose.
    Si potrebbe parlare di patrimoniale, dell’austerity europea, discutere se questi sono i modi corretti per uscire dalla crisi e di tante altre cose. Invece no, stiamo quì a parlare di casta con quelli che fino a qualche mese fa ti davano dell’antipolotico se osavi criticare le spese eccessive del parlamento.

    Prepariamoci al Corriere anticasta e alle nuovissime fiabe di Repubblica su cortei che tanto riempiono le prime pagine quanto sono vuoti di contenuti.

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  7. Ah, incidentalmente, profe Galatea, con tutto il bene e la venerazione che Vi ho sempre portato, non sono nemmeno troppo d’accordo con la Vostra critica: persino un posapiano come Bersani si trova costretto ad ammettere (con tremila distinguo) che sì, forse, in verità, c’è una zona crepuscolare di esenzione (“però comunque ricordiamoci che la Caritas…”)

    Poi, per beccarmi un po’ di insulti, qualora non ne fossero già stati inviati, ammetto che la pagina “informata” da Voi linkata è senza dubbio equilibrata e documentata, solo che la mia parte peggiore detesta a livello epidermico i discorsi che cominciano “premetto che non sono cattolica però…” “io sono di sinistra però…” “io non sono razzista però…”

    (p.s. mi rendo ora conto che preso dall’istinto -eh, vedi questo ragionare con la pancia; ma che si pretende da un vecchio obeso?- ho dato per scontato che Vi riferiste alla pagina facebook alla quale sono iscritto e che per altro non parla di ICI ma in generale di privilegi del Vaticano, effettivamente ci sono mille mila altre pagine di tema simile e di livello spesso discutibile)

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  8. Propaganda fide usufruiva o no – si chiede Staderini – della riduzione Ires su quelle case?’
    (quelle date “in beneficenza a Bertolaso, etc.)

    Se la risposta è no hai ragione tu, altrimenti passo ad oliare la ghigliottina..
    😉

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  9. Vorrei chiarire a presente memoria che io non centro. Non ricordo di averti invitata a nessuna rivoluzione. Se è capitato, scudsas, sei entrata casualmente in una lista di un’altra… taglia. Bacioni e bacioni 😉

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  10. Giuro che non avevo ancora letto questo post prima di scrivere il mio di oggi; quando infatti ho letto il volontario ciellino abruzzese dire che meglio che dalla chiesa, lui ,non ha mai visto spendere i soldi da nessuno,non ho resistito. Per inciso : mai stato per le rivoluzioni. Sono favorevole a governi autoritari e paternalisticamente anticlericali, semmai: due sberloni dati a un prete oggi risparmiano tante marachelle domani. Un po’ come per i bambini.
    Inchino e baciamano.
    Ghino La Ganga

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  11. Cara prof, ma ha letto l’articolo linkato o ha fatto come quelli su facebook che sottoscrivono senza leggere in toto?
    L’esenzione ici esiste eccome.
    Cara prof, sa chi mi fa piú paura dei grillini? Quelli che pensano che il problema in Italia siano i grillini.
    Ho reale terrore di voi.

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  12. @mao: Veramente non mi risulta che “vaticanopagatu” sia una iniziativa di Grillo o dei grillini. A me risultava più che altro legata ai Radicali. Ma si vede che o tu sai qualcosa che io non so, oppure non hai letto il mio post e parti dal preconcetto che ce l’abbia a morte con i Grillini per principio. Un po’ come quelli che sottoscrivono le pagine di facebook senza leggere in toto, insomma.

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  13. @marcello42: in realtà non è stato “ripristinato”: si dice che gli immobili esenti da ICI sono quelli a non esclusivo utilizzo commerciale. Semmai qua starebbe alla Guardia di Finanza aprire indagini per accertare che la mensa dei poveri sia una mensa dei poveri o che i gadget e i libri venduti nel banchettino della Onlus siano solo una forma di introito secondario e non l’attività principale (e quindi in pratica principale) della struttura stessa. Che poi questo non si faccia, è un altro par di maniche e sarebbe da denunciare se accade.

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  14. @Ghino: sugli sberloni da dare al prete non ho problemi, come ben sai. Quanto a che la Chiesa spenda bene i soldi, vale quel vecchio detto di mia nonna: “Meno male che i soldi erano del diavolo, perché se erano della Madonna non ne avremmo visto uno.”

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  15. @Giulio: io sono più pratica, eviterei di tirare in ballo il vangelo o Marx, e mi limiterei ad applicare molto severamente la legge alla lettera: se è una attività commerciale, o se non è una attività commerciale ma dà frutti che poi vengono utilizzati per qualcosa d’altro che non finanziare e ingrandire la stessa attività, non è più considerabile “no profit” e quindi va tassata. Regola che vale per tutte le associazioni, siano esse ecclesiali o meno. E controlli severissimi per scoprire i furbi.

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  16. @Topometallo: A me non piacciono i privilegi, in genere. Ma quando mi indigno, pretendo almeno di indignarmi su cose precise e su dati certi, e su questa faccenda dell’ICI mi pare che tanti abbiano parlato senza sapere bene a cosa ci si riferisse. Per cui io, per quanto anticlericale, preferirei che si andassero a colpire altre cose (tipo l’assurdo8per mille e la ancor più assurda divisione dei soldi di chi non indica un beneficiario per l’8 per mille medesimo, ad esempio).

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  17. @vegetarian: ecco, questo fatto che ci si indigni per il menù del Senato e non per anni di chiara corruzione e gestione mafiosa di appalti e clientele ha colpito anche me. Di motivi per essere incazzatissimi ce ne sono tanti, ma pare che vadano per la maggiore i più superficiali.

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  18. @Ilpizzo e topometallo: non so, io sono parecchio selettiva nell’aderire a gruppi di Facebook, anche perché ormai è invalsa la moda che fondare un gruppo di facebook con molti aderenti è una scorciatoia per andare in tv ed ottenere visibilità, e quindi tendo ad aderire anche lì solo a cause che mi convincono. Stessa cosa per le firme per petizioni per strada. Non mi pare sia una forma di “morettismo”, io la chiamerei buon senso o cautela: in fondo, sia su Facebook che con una firma ci metto la faccia e il nome. Se è snob voler evitare un giorno che ti vengano rinfacciate firme su emerite scemenze, allora sì, sono terribilmente snob.

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  19. cara Galatea, curioso che nel rispondere ai tuoi post io sia sempre fuori tema.
    mi hai frainteso comunque, o io sono stato troppo sintetico. vabbè, mi spiego meglio.

    la prima frase era riferita alla tua conclusione del post. effettivamente qualche rischio d’ esser travolta dalla possibile rivoluzione lo corri eccome, perchè (se e) quando scoppierà potresti non aver ancora deciso da che parte stare. questo perchè fondamentalmente non vuoi credere a nessuno perchè la verità e le certezze che cerchi nessuno è in grado di dartele. non so se sia una scusa per non prendere mai una posizione netta, perchè in cuor tuo speri che questa stramaledetta rivoluzione siano solo parole. io invece credo sia giunto il tempo, ma su questo siamo in disaccordo da quando ci “conosciamo” tramite il tuo blog.
    non c’è neppure voglia di polemizzare ormai da parte mia, è solo un dato di fatto.

    il link è un consiglio di visione. visto che spesso hai detto di non essere ferrata in economia, per capire “derivato” e “subprime” questo film è perfetto. non mi sono dimenticato dei tuoi vecchi post, quello su mario monti poi… magari il documentario potrebbe farti cambiare idea su certi personaggi e quale sia il loro vero compito soprattutto quando hanno deleghe governative in entrambi gli schieramenti, che già questo dovrebbe essere sospetto… come fa la chiesa del resto.

    però ora che ci penso anche la chiesa ha avuto a che fare con banche “fraudolente” ruba risparmi, anzi una era proprio sua. ora si è fatta più furba e si nasconde un po’ meglio, perchè in effetti “capitalizzazione” non è un termine ricorrente nelle sacre scritture e doverla spiegare ai suoi fedeli potrebbe creare qualche problemino.

    ora che ho scritto tutta ‘sta roba, non mi sembra di essere poi così fuori tema… diciamo che l’ ICI è solo la punta dell’ iceberg, ecco.

    ma sai, in fondo io sono solo un’ artista, cazzo vuoi che ne capisca di politica e finanza, non prendermi troppo sul serio, del resto ho pure letto qualche articolo sulle scie chimiche…capirai.
    buona serata.

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  20. Se in Italia avessimo dei giornalisti seri, preparati su ciò che scrivono, affidabili e non prezzolati, saremmo messi in grado di comprendere l’effettiva portata di questa esenzione dall’Ici per gli enti religiosi, la sua reale consistenza e dimensione, ovvero d’appurare che è tutta una bufala, creata ad arte dai mangiapreti come me. Ora, io non so come se la passino negli altri paesi, ma mi pare che da noi, prima di poterci veramente indignare per qualcosa, siamo costretti ad intavolare snervanti quanto inutili discussioni per capire pregiudizialmente se ciò per cui vorremmo indignarci sia vero o meno. Quando, dopo immani sforzi, giungiamo a una conclusione, per lo più dettata dal caso, dal sentimento, dal pregiudizio o dalla partigianeria, data la totale assenza di riscontri oggettivi, ci accorgiamo d’esser ormai così stufi che non abbiamo più neppure la voglia d’indignarci. Forse è per questo che, mentre dalle altre parti gli incazzati radono al suolo la Bastiglia, in questo paese tutto termina, al massimo, con una ridicola paginetta su Facebook.

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  21. Grazie mille per l’approfondimento…
    Mi sa che sei una delle poche che usa il buon senso, quanto a rivoluzioni, il massimo che ci possiamo permettere è uno speciale della “vita in diretta”.

    E’ interessente notare che per come va oggi la comunicazione i contenuti sono scomparsi, quel che conta è fare confusione dietro a slogan da supermercato.

    Coi Radicali ci sarebbero tante battaglie da fare insieme sulla trasparenza e il rispetto delle istituzioni, peccato che in maniera ricorrente tirino fuori il solito livore anticlericale di uno che gli è andata di traverso la prima comunione e se la prende con tutta la preteria di cui è a conoscenza.

    ciao e grazie

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  22. Galatea, non ho capito una cosa: giustamente ti lamenti per lo spam, l’inesattezza delle accuse alla chiesa e la diffusa cialtroneria che impera nei social network (come potrebbe essere altrimenti, essendo spazi pubblici di una società reale cialtrona). Ma davvero pensi che la chiesa non goda di indebiti vantaggi? Al pari di altri, per carità. Solo che quelli della chiesa, in quanto soggetto più importante, sono più evidenti e politicamente rilevanti di altri, anzi direi che siano determinanti per l’instaurazione di un meccanismo che permette a tecnici e furbi di prosperare. Scusa l’ingenuità.
    Ma capisco il fastidio per le semplificazioni e la retorica “rivoluzionaria”. Visto che in questo paese di rivoluzionario al massimo c’è solo quella.

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  23. Una volta si diceva: ” E’ meglio avere un morto in casa che un marchigiano dietro la porta!” Per quale motivo si diceva così? perché i marchigiani erano gli inflessibili esattori delle tasse dello stato pontificio! 😀

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  24. @jazztrain1: pensa che dalle mie parti si dice “Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”. E’ proprio vero che i proverbi sono sempre gli stessi… E il motivo è proprio perché anche loro erano esattori delle tasse ma del Granducato di Toscana 😉

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  25. In ogni caso, per opportuna conoscenza, si sappia che la Chiesa cattolica, unitamente ai suoi enti ed affiliazioni varie, possiede circa il 22% del patrimonio immobiliare italiano (il 25% nella sola Roma). In quanto maggior immobiliarista italiano, se non le venisse accordata l’esezione quasi totale dall’Ici, sarebbe praticamente rovinata. Attribuendo, infatti, un valore per difetto a tale patrimonio di circa 1.000 miliardi di euro, il 7 per mille (aliquota media), ammonterebbe più o meno a 7 miliardi di Euro annui, ossia 7 volte circa l’introito derivante dall’8 per mille. Si noti, per inciso, la strana ricorrenza in questi conti del numero biblico 7: jacobbus docet.

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  26. lector, molto buffa la considerazione secondo cui se non si applica l’esenzione ad un poverello che possiede un quinto dell’Italia intera questo sarebbe rovinato… Quindi se tu mi regali 5 case e io ci devo pagare l’ICI mi dovrei indebitare??? Vogliamo fare la prova?

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  27. <b<"molto buffa la considerazione secondo cui se non si applica l’esenzione ad un poverello che possiede un quinto dell’Italia intera questo sarebbe rovinato"
    E’ un’architettura discorsiva che s’usa identificare con il nome di “humor britannico”, essendone l’invenzione tradizionalmente attribuita agli abitanti della perfida Albione (cfr. ad es. P. G. Wodehouse).

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  28. È una questione psicologica di disabitudine e fastidio a stare nella massa. Faccio politica di base da più di dieci anni cercando di convincere amici e conoscenti che (taglio con l’accetta) tra maggioranza e opposizione non c’è praticamente differenza, che la democrazia rappresentativa non funziona e che tutti i nostri “rappresentanti” hanno abbracciato il pensiero unico neoliberista: eppure quando nei baretti sento qualcuno che impreca perchè “sono tutti uguali” mi sento a disagio invece di rallegrarmi. Suppongo che ci voglia un po’ di vocazione anche per essere in tanti.

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  29. non uso facebook (così lui non usa me), per cui non posso capire il problema

    io penso che la critica forte alla chiesa istituzione vada fatta con argomenti solidi, senza agguantare al volo la notizia del momento, altrimenti poi son polveroni inefficaci, sfogatoi da tastiera e nulla più

    galatea è una buona scrittrice, la vedo meglio su temi di lungo respiro

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  30. Ecco un’altra informazione che reputo preziosa per chi voglia realmente conoscere e non cianciare a vanvera. I possessori d’immobili riconosciuti d’interesse storico o artistico ai sensi della legge 1089 del 1° giugno 1939, determinano il reddito imponibile del fabbricato ai fini Irpef utilizzando la più bassa tra le tariffe di estimo previste per le abitazioni della zona censuaria in cui è situato l’immobile.
    Orbene, conosco una persona di Venezia (ma la casistica è assai ampia), proprietaria d’un immobile storico, neppure particolarmente prestigioso, locato ad uso ristorante a 40.000 euro mensili (sì, non avete letto male, proprio 40.000 euro mensili, pari a 480.000 euro annui), che determina il proprio reddito imponibile in base alla rendita catastale (mi pare circa 5.000 euro annui).
    Non risulti ozioso ripetere quanto già detto sopra, ossia che la principale proprietaria di immobili d’interesse storico, in Italia, è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
    (Art. 11, c. 2, lg. 30 dicembre 1991, n. 413 : “2. In ogni caso, il reddito degli immobili riconosciuti di interesse storico o artistico, ai sensi dell’articolo 3 della legge 1 giugno 1939, n. 1089, e successive modificazioni e integrazioni, e’ determinato mediante l’applicazione della minore tra le tariffe d’estimo previste per le abitazioni della zona censuaria nella quale e’ collocato il fabbricato.“, cfr, anche C. Cost. Ord. 170/2004)

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  31. Una domanda, visto che la mia conoscenza del fisco è veramente misera. Ma cosa c’entra l’introito derivante dalla locazione con l’ici?
    Pensavo che l’ici fosse una tassa che viene pagata sul valore dell’immobile e in più, nel caso dall’immobile derivi un reddito vero e proprio, tipo un canone di affitto, si pagassero le normali tasse anche su quello.
    Uno potrebbe anche pagare pochissimo di ici e poi, come nel caso veneziano, pagare le tasse su quanto guadagna grazie all’immobile.Quindi l’esenzione dall’ici non è un esenzione totale dai redditi derivanti dall’immobile.

    O mi sbaglio??

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  32. @–>ilPizzo
    “Cosa c’entra l’introito derivante dalla locazione con l’ici?”</b<
    Poco o nulla. Le imposte sull'introito che deriva dalla locazione sono dovute allo Stato, l'ICI direttamente al Comune. Anche le basi imponibili sono diverse: il primo si calcola sul reddito, reale o figurativo, ritratto o ritraibile dall'immobile; l'ICI, invece, è una sorta d'imposta patrimoniale che, come affermi giustamente, si calcola su di un valore convenzionale del bene.
    Eventuali esenzioni dall'ICI non si traducono automaticamente in esenzioni da imposte sui redditi e viceversa.
    Tuttavia, se non erro, il post di Galatea era riferito, oltre che all'ICI, anche alle altre agevolazioni fiscali di cui godrebbe Santa Madre Chiesa. Tra le molte esistenti, mi pareva in tema citare questa, che, pur non tirandi direttamente in causa il Vaticano, lo trova tra i primi beneficiari, causa l'elevatissimo numero di immobili storici di sua proprietà.
    Inoltre, chiunque ne goda i benefici, fosse pure mia madre, la trovo scandalosa e vergognosamente iniqua.

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  33. P.S.
    Un piccolo esempio di come funziona un’elusione fiscale (cioé, a differenza dell’evasione, un sistema perfettamente lecito per non pagare le tasse) grazie a una norma di questo tipo?
    Se sono proprietario d’un immobile avente le caratteristiche per essere catalogato come “storico”, vi insedio una mia attività, esercitata sotto altra ragione sociale (ad esempio, una società con i miei familiari). Supponiamo che la mia attività produca un reddito imponibile di 500 mila euro anni; stipulo un contratto d’affitto tra questa società (che è sempre mia) e me stesso ad un canone come quello di cui parlavo nel commento precedente (480.000 euro annui). Così facendo, il reddito imponibile (cioè quello su cui si pagano le tasse) della società produttiva passa da 500 mila euro a soli 20 mila, mentre io sottraggo in maniera del tutto regolare 480 mila euro a qualsiasi imposizione.
    Alla faccia mia, tua, nostra e di tutti coloro che gridano contro gli evasori.

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  34. Da un commento di un mio conoscente su FB:
    “alcuni dicono che la Chiesa l’ICI LA (non LO) paga,. Si, lo dice la chiesa, che notoriamente, nella diatriba, non è parte in causa-

    La chiesa paga l’ICI sugli immobili destinati ESCLUSIVAMENTE a scopi commerciali. Per esempio un villaggio turistico. Grande soluzione: basta dotare il villaggio turistico di una cappelletta (magari una baracca prefabbricata) e farvi celebrare una messa o un rosario, et voilà! Il villaggio non è più “una struttura destinata ESCLUSIVAMENTE ad attività commerciali, ma diventa destinata ANCHE a scopi di culto. Fine dell’obbligo di pagare l’ICI.

    Geniale, vero? Prova a spiegarlo a Galatea”

    Gigi

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