Il nero sfina (le tasse)

Azienda veneta di moda pelle aveva 800 dipendenti in nero. Perché snellisce.

33 Comments

  1. Non aveva 800 dipendenti in nero: pagava in nero gli straordinari dei suoi 800 dipendenti.

    Pero’ evadeva le tasse. E paghera’.

    Nel profondo Sud italiano sono almeno 800 MILA i dipendenti neri che lavorano in nero pagati “10mila lire” al giorno per lavorare sotto il sole.

    Gli 800 dipendenti di Arzignano, al giorno, al netto dei contributi e delle tasse e inclusi gli straordinari in nero guadagnano 100 euro al giorno. E mandano i bambini all’asilo, vivono in belle case dotate di tutti i comfort, sono perfettamente inseriti e nessuno li sfrutta ne’ li vuole mandare a casa.

    E nel profondio Sud italiano ci sono almento 8 Milioni di Italiani bianchi con doppio lavoro in nero e quando il lavoro non ce l’hanno prendono la…. penzione, in nero.

    Cerchiamo di non confondere la merda con il cioccolato, please.

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  2. @Rosa: In realtà si parla di 106 milioni evasi al fisco da parte del gruppo Mastrotto, l’azienda leader della concia della valle del Chiampo.
    http://www.vicenzatoday.it/cronaca/evasione-fiscale-mastrotto-arzignano-twin-trust-106-milioni.html

    Da quando è cambiato il comandante della guardia di finanza che controllava Arzignano e Chiampo (30.000 abitanti insieme) improvvisamente sono iniziate a saltari fuori evasioni fiscali enormi. Infatti il sottufficiale è finito indagato per corruzione
    http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Cronaca/281455__corruzione_vanno_processati_quel_maresciallo_e_il_commercialista/

    Da quì è partita un indagine che ha colpito moltissimi imprenditori arzignanesi ed è arrivata alle cronache nazionali grazie a una puntata di “Presa diretta” (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-478647a6-da3c-4e12-bc9b-cc85ca40a2c1.html#p=1
    oppure quì al minuto 21.00
    http://www.youtube.com/watch?v=V9Kc7iFCc_o) che consiglio di vedere.

    Da queste indagini sono emersi evasori totali che vivenano il alberghi di lusso, traffici di prostitute (fatalità anche le escort di Tarantini) e sistemi di evasione spettacolari.

    Senza contare gli intrecci col potere leghista che ha in quella valle una delle sue roccaforti.
    http://www.estnord.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1323:bufera-sulla-lega-ad-arzignano-e-giovedi-24-cittadini-in-piazza-contro-la-corruzione&catid=16:democrazia&Itemid=35

    Il caso Mastrotto colpisce ancor di più perché si era fatto l’immagine di quello che era uscito dall’illegalità e aveva regolarizzato la sua grande azienda.

    Per cui non mettiamoci a confondere le carte in tavola parlando di sud Italia. Con solo i soldi che ha evaso questa azienda ci pagavamo migliaia di borse di studio (per fare un esempio).

    La merda c’è anche a nord e puzza tanto, anche non in senso metaforico trattandosi di concerie.

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  3. Sono d’accordo con Rosa Abelli. Bisogna stare molto molto attenti alle verifiche della GdF e spesso anche ai proclami dell’Agenzia delle Entrate.
    Pochi mesi fa, a un importante imprenditore di mia conoscenza, nostante la lunga verifica non avesse portato a nulla di sostanziale, è stata comminata una sanzione di 200 mila euro per asserite violazioni formali. Di fronte alle sue rimostranze, per la conclamata infondatezza del rilievo, i militi gli hanno risposto: “Non si preoccupi, noi scriviamo 200 mila, però, per effetto degli istituti della continuazione e del cumulo giuridico, alla fine lei pagherà più o meno 2.500 euro”. Se c’è qualche avvocato tra i lettori, sa perfettamente cosa intendo.
    L’imprenditore ha chiesto loro del perché non provvedessero immediatamente alla comminazione della sanzione corretta e, in camera caritatis, qualcuno tra i verificatori ha ammesso che si trattava di motivi di budget. Ossia, alla GdF – così come ai funzionari della Agenzia delle Entrate – sono imposti degli obiettivi di produttività, in termini di volumi accertati, al raggiungimento dei quali vengono legati anche i premi di produttività, le promozioni e gli accoglimenti delle richieste di avvicinamento. Dato che, dalla data dell’effettuazione della verifica, con relativo Processo Verbale di Constatazione, a quella in cui verrà effettivamente stabilito il quantum evaso (solitamente dopo il secondo grado di giudizio, a meno che non si decida di adire anche la Suprema Corte), decorrono mediamente almeno sei anni, chi ha scritto delle solenni idiozie (cioè ha barato, esagerando i valori riscontrati o adattando le norme a proprio uso e consumo) pur di raggiungere i budget stabiliti dal Ministero, non sarà mai chiamato a rispondere del proprio operato ed avrà nel frattempo conseguito il proprio scopo di ottenere la promozione, il premio, l’avanzamento o l’avvicinamento a casa.
    Così va l’Italia, miei cari.

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  4. Cara Rosa, è tutta merda, te lo assicuro… Quella del Nord e quella del Sud… E’ tutta merda che toglie risorse da utilizzare per i servizi, e quindi per la collettività. E’ tutta merda che fa sì che io debba pagare più tasse per sopperire a quelle che non pagano sia i Manfrotto che i padroncini meridionali. E’ tutta merda quella per cui c’è un sistema di controlli che può “non accorgersi” che un imprenditore con 800 dipendenti sia evasore TOTALE.

    E il classico meccanismo di “invece di guardare l’imprenditore X che comunque produce ricchezza andate a guardare nella zona Y dove succedono le stesse cose” serve solo a confondere le carte e a mescolare un po’ questa merda… Che quando la muovi, si sa, puzza ancora di più!

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  5. “E’ tutta merda che toglie risorse da utilizzare per i servizi, e quindi per la collettività.”
    Diciamo che una bella fetta di queste risorse, anziché finire in servizi per la collettività, molto probabilmente andrebbe dritta dritta nelle tasche del sottobosco partitocratico.
    Per appropriarsi di quelle risorse, cosa fa la politica? Una volta individuati i fondi, crea una miriade di soggetti inutili, speciosi, che drenano disponibilità finanziarie altrimenti destinabili ad attività produttive, per poi redistribuirle così agli accoliti dei partiti e alle loro varie clientele. E’ un classico pozzo senza fondo.
    In questo paese si gioca è a chi ruba di più, se non lo si è ancora capito.
    E che la sinistra non mi venga a dire che ha le mani pulite e che in questo gioco lei non c’entra, perché mi pare che i fatti parlino da soli.

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  6. E anche questo fa parte del solito meccanismo, caro Lector… Lo so (e ci pensavo mentre lo scrivevo) che una parte delle risorse di ciò che noi paghiamo in tasse va a foraggiare il “sottobosco partitocratico”. Ma questo è un buon motivo – un buon alibi, direi – per non pagare le tasse, o dev’essere il motivo per cercare di migliorare la classe politica e disboscare il sottobosco?
    Non so cosa ti viene a dire la sinistra, né mi aspetto che tu le creda. Ma se “in questo paese si gioca a chi ruba di più”, io sono ancora fra quelli (poveri illusi?) che non ritengono assolutamente necessario iscriversi al gioco e cercare di vincerlo!

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  7. @–>paperi si nasce
    Il problema risiede proprio nel fatto che in questo paese, lo Stato è il primo soggetto a violare sistematicamente le regole (ad es. cfr. qui). Chi viola le regole, non ha poi alcuna credibilità per imporle.
    E’ questa totale mancanza di credibilità da parte delle nostre istituzioni a rendere estremamente difficile il crearsi d’una diffusa coscienza civile.
    In un contesto simile, ciascuno gioca esclusivamente per portare a casa quanto più gli è possibile e l’eventuale rischio d’essere penalmente colpiti (a qualcuno capita, ogni tanto) fa parte del gioco stesso ma, per ora, ha sempre assunto una probabilità così bassa da essere perfettamente accettabile.
    Si tratta esclusivamente d’una contrapposizione tra interessi differenti, d’un tutti contro tutti, dove alleanze e conflitti si formano e si disfano a seconda delle convenienze e delle opportunità di circostanza.
    Ripeto un aneddoto che racconto spesso. Mio padre faceva l’amministratore d’una vecchia e ricchissima famiglia nobiliare; il suo predecessore in quell’incarico era un autentico farabutto, arricchitosi spudoratamente alle spalle di questi nobili, grazie al loro disinteresse per i propri affari. Scoperto, venne allontanato, ma nessuno toccò quanto era riuscito ad accumulare. Mio padre si comportò sempre onestamente, guadagnava il necessario per condurre una vita dignitosa, morì giovane e non accumulò nulla. Orbene, a distanza di anni, i discendenti di quel signore, nel nostro contesto cittadino, grazie al frutto della disonestà e delle rapine del loro avo, sono riveriti e rispettati da tutti, paradossalmente perfino dagli stessi discendenti di coloro che avevano derubato e godono di conseguenza d’una elevatissima posizione sociale.
    Puoi incazzarti, puoi credere di riuscire a cambiare il mondo, puoi pensare sinceramente di “vincere il gioco”. In realtà, purtroppo, sei già sconfitto in partenza perché è l’intero sistema ad essere premiante per i manigoldi, di qualsiasi specie essi siano, dagli evasori fiscali, ai funzionari corrotti, ai politici arraffoni, agli imprenditori disonesti.
    E, lo ribadisco, questo deriva principalmente dal fatto che sono proprio i nostri organi istituzionali i primi a violare sistematicamente le regole da essi stessi imposte, che per i nemici si applicano e per gli amici s’interpretano.

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  8. Papero, e non sarebbe invece un buon motivo per cui chi le paga pretenda di pagarne MENO? Tipo… sugli straordinari? No, eh?

    c’è chi crede alle favole per ignoranza, e chi perchè facendolo si sente meglio. Lector, non rovinarle a questi ultimi: “pagare tutti per pagare meno”, suona troppo bene per non essere una formula magica che fa vincere i Buoni per il Bene.

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  9. P.S. La mia proposta è questa: cominciamo a liberarci da tutte quelle sovrastrutture ipocrite che puzzano tanto di sacrestia, per le quali dovremmo essere tutti buoni, volerci tutti bene, pensare al prossimo nostro come fosse noi stessi e iniziamo piuttosto ad agire secondo un sano ed onesto utilitarismo benthamiano; un po’ alla maniera dell’etica protestante di weberiana memoria, per capirci. Con loro ha funzionato. Le popolazioni del Nord Europa sono indubbiamente dotate d’un senso dello Stato e d’uno spirito civico assai migliore del nostro, ammesso che noi ne possediamo uno.
    Iniziamo ad essere onesti, innanzitutto con noi stessi, ad ammettere le nostre voluttà e i nostri autentici desideri nonché a considerarli leciti sin tanto che non confliggono con quelli degli altri, senza pregiudizi di derivazione politica, religiosa, sociale. Ribadisco: se non si è sinceri neppure nei propri confronti, come si può esserlo verso gli altri? E se non si è persone sincere, come si fa ad essere politici affidabili?

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  10. @Lector. Il tuo aneddoto è interessante e racconta di una realtà non certo infrequente. Ovviamente una morale che se ne può trarre è quella che l’amministratore onesto era un fesso, e quello disonesto era un furbo: E’ questo che pensi anche tu?
    @nomedelblog. Non mi pareva di aver detto che godo nel pagare tasse elevate… Pensavo di aver solo detto che sarebbe più giusto se non si considerassero eroi e furbi quelli che trovano il modo per non pagarle. Non sono assolutamente entrato nel merito di come gestire la politica fiscale (fra l’altro, l’idea di detassare gli straordinari a cui tu accenni è sicuramente condivisibile), ma pensavo soltanto al fatto che questa politica dovrebbe poter agire allo stesso modo su tutti.
    Evidentemente credo alle favole, ma siccome non mi sento meglio, sarà perché sono ignorante.

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  11. @–>Nome del blog
    “Pagare tutti per pagare meno”, chissà per che, mi ricorda tanto il mito algonchino del Windigo che è un po’ una parabola sulla ingordigia umana: solo gli uomini insaziabili possono tramutarsi nel mostro, e più mangeranno più le loro dimensioni cresceranno, più la loro fame aumenterà. Gli ingordi, gli avidi, i voraci ( ossia i nostri politici) non estingueranno mai la loro fame e, intanto, per illuderci ed attirarci nella loro trappola, ci raccontano la favoletta dell’equità fiscale.

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  12. @Lector: leggo ora l’ultimo commento. Non posso che essere d’accordo.
    Però quando dici “…nonché a considerarli leciti sin tanto che non confliggono con quelli degli altri”, sarò un ignorante che crede alle favole, ma non mi pare che il comportamento di uno che si arricchisce perché froda o perché non paga le tasse sia qualcosa che “non confligge con i desideri degli altri”

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  13. @–>paperi si nasce
    “l’amministratore onesto era un fesso, e quello disonesto era un furbo”.
    Pur trattandosi di mio padre, col senno del poi, è così. Trovami un motivo, che non sia d’ispirazione sovrannaturale, per il quale non dovrebbe essere così, purtroppo. Ti prego solo di non essere retorico, ma di analizzare la cosa da un punto di vista esclusivamente pragmatico.

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  14. @—>Paperi si nasce
    “non mi pare che il comportamento di uno che si arricchisce perché froda o perché non paga le tasse sia qualcosa che “non confligge con i desideri degli altri”
    Non sto dicendo questo. Sto solo affermando che è un comportamento tanto deprecabile quanto quello del politico che spreca il “tuo” danaro, distribuendolo al proprio sottobosco di clientele. Io parto dal presupposto che, chiunque pretenda di disporre dei miei soldi, deve rendermene conto e che evasione fiscale e spreco di danaro pubblico sono identicamente sullo stesso piano. Se tu pretendi la contribuzione di tutti, devi anche garantire che quei soldi siano effettivamente utilizzati per gli scopi collettivamente convenuti. Non c’è prima un uovo o una gallina; le due cose sono sullo stesso identico ordine di priorità. Solo così non si forniscono alibi all’evasione e si ottiene un consenso generalizzato alla sua lotta. Ed anche la speranza di vincere effettivamente questa battaglia.

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  15. @Lector: Relativamente al tuo primo commento, non ho motivi di ordine sovrannaturale che me lo suggeriscano, e nemmeno di ordine ideologico, ma non credo proprio che mi sentirei fiero di una mia posizione economica o sociale se sapessi che deriva dall’aver rubato a qualcuno (nel caso del tuo aneddoto, la cosa è ancora più evidente che nel caso dell’evasione o elusione fiscale… quell’amministratore aveva proprio RUBATO soldi non suoi…).
    Relativamente al tuo secondo commento, il tuo ragionamento fila e lo condivido se visto in positivo: pagare le tasse e gestire bene i proventi che ne derivano sono due cose che devono marciare in parallelo.
    Ma visto in negativo è pericoloso: non pago le tasse perché tanto so che non le utilizzano per gli scopi giusti. Mi sembra un po’ troppo comodo.

    E con questo chiudo la mia personale saga dell’ovvio, chiedendo scusa alla nostra Ospite, che forse non si aspettava e non desiderava tale “dibattito” come conseguenza delle sue dodici parole di post!

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  16. mettiamola così, se c’è da prendere due mazzate sulle balle e siamo in due, è certamente più equo prenderne una a testa. ma è giusto, prendere mazzate sulle balle?

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  17. per seguire il consiglio di lector, non chiediamoci neanche se è giusto, prendere mazzate sulle balle. facciamoci una domanda e diamoci una riposta ^__^ : ci piace? ci conviene?

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  18. E siamo sempre lì, caro mio… Per evitare le (ingiuste e spiacevoli) mazzate sulle balle, dobbiamo per forza cercare di scaricare la mazzata che ci è stata (ingiustamente e spiacevolmente) sulle balle di un altro?
    Convengo che è la soluzione più facile da praticare, tuttavia…

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  19. Paperi, tuttavia, se si discute di chi sia più o meno furbo o buono o giusto eccetera, oltre al rischio di cadere nelle indebite generalizzazioni, si fa dell’antropologia da bar, e non si va mai al cuore del problema, che ovviamente i politici si guardano bene dall’affrontare.
    e per come la vedo io, sul tema fiscale la destra del “meno tasse” (e poi… giù sulle spalle dei piccoli, dipendenti e no) ad ogni elezione non è peggio della sinistra del “pagare tutti per pagare di meno” (e giù sulle spalle dei piccoli).
    (va beh, poi ci sono quelli che sostengono di poter fare qualcosa per un milione di persone pigliando da un Briatore solo, ma quelli non si considerano nemmeno…)

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  20. @–>Paperi si nasce
    “non credo proprio che mi sentirei fiero di una mia posizione economica o sociale se sapessi che deriva dall’aver rubato a qualcuno”

    Questo è quello che t’insegna il condizionamento mentale cui probabilmente sei stato sottoposto fin da piccolo (come lo sono stato io e quasi tutti noi, del resto). In realtà, ed era tale aspetto cruciale quello che volevo sottolineare con l’aneddoto raccontato, il fatto d’aver conseguito quel danaro in maniera illecita, non solo non ha determinato alcuna riprovazione da parte della comunità, né degli stessi danneggiati (e ciò è semplicemente grottesco), ma ha addirittura consentito un’elevazione e un credito sociale che senza un consistente patrimonio sarebbe stato impensabile.
    L’aver ottenuto i soldi è l’unica cosa che conta, non importa affatto come.
    Il denaro si autolegittima, alla faccia di tutte le convenzioni e di tutti i dettami morali, i quali – alla luce dei fatti – si rivelano essere solo delle emerite ipocrisie, degli astuti deterrenti affinché i poveri siano dissuasi dall’impossessarsi sic et simplciter di ciò che appartiene ai ricchi.

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  21. @Nomedelblog: ma come la vedi tu, allora, meno tasse non va bene, tasse per tutti non va bene, briatore non va bene… Mi dici qual è la soluzione? Perché a dire che non va bene sono buoni tutti.
    @Lector: chiamalo pure condizionamento mentale… Diciamo che adesso so che se Lector ha o avrà dei figli, sicuramente si guarderà bene dal condizionarli in quel senso, così che potranno presto essere inseriti a pieno merito fra gli “veri italiani nuovi”. Tempo una o due generazioni, e anche la famiglia Lector avrà i suoi membri nella collocazione sociale giusta. Con buona pace del nonno (o bisnonno).

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  22. @–>Paperi si nasce
    In realtà non sai come rispondermi e la mandi in vacca. E’ comprensibile, poiché si tratta d’un problema tutt’altro che banale e costituisce un serio punto d’empasse della filosofia morale contemporanea. Kant aveva tentato di fornire una soluzione con il suo “imperativo categorico”, che è stato però smontato dai filosofi posteriori. Letta in altra maniera si tratta della nota questione se può esistere un’etica deontologica senza dio, quaestione oggetto d’innumerevoli e sistematici convegni e incontri di studio tra filosofi, teologi e sociologhi.
    Io l’ho semplicemente calato dall’ambito della teoretica a quello della prassi, per dimostrare come non si tratti d’un puro espediente speculativo, bensì rivesta una preganza fondamentale per la società contemporanea. Fin tanto che ci affidavamo all’autorità della chiesa, essa ci forniva una soluzione “pret a porter” che si rifaceva al sovrannaturale e al trascendente e non implicava alcuno sforzo di ragionamento da parte nostra. Abbandonando questa visione “mistica” – il cui smascheramento, i.m.h.o., è anche la causa prima delle antinomie e delle contraddizioni che ci troviamo sistematicamente ad affrontare tra il proverbiale “predicare bene e razzolare male” tipico della nostra società – non l’abbiamo sostituita nell’immanente con alcun succedaneo condiviso di carattere razionale, che resistesse fino in fondo alle spallate del confronto dialettico.
    Si tratta del motivo per il quale i c.d. “atei devoti”, pur non credendoci, continuano utilitaristicamente a caldeggiare il ricorso “alla” e il rispetto “della” religione, dei suoi ministri e dei suoi rituali, quale presunti depositari della moralità tuttora indispensabile per una convivenza civile. Questo discutibile approccio, ovviamente, rappresenta un’apoteosi dell’ipocrisia e una visione classista della società, per cui solo chi è ricco, colto, intelligente può comprendere e conoscere le cose, mentre – proprio per assicurare la tranquillità sociale a chi è ricco, colto e intelligente (ed ateo) – la gran massa è bene che continui a comportarsi come un insieme di creduloni.
    Se non riusciremo a trovare una soluzione accettata ed accettabile a questo problema, sinora insoluto e ancora apparentemente insolubile, non saremo in grado di fornire una spiegazione logica, razionale, materialistica, relativista del perché un individuo debba comportarsi in maniera cooperativistica (cioé socialmente corretta e “altruistica”) piuttosto che individualistica (cioè agendo a suo unico ed esclusivo vantaggio, anche a discapito degli altri). E’ una grande sfida a cui il pensiero non può assolutamente voltare le spalle.
    A mio figlio, ho sempre cercato d’insegnare a ragionare sulle cose, mettendole sempre e comunque in discussione criticamente, senza adagiarsi sull’apparente comodità dei luoghi comuni. Non so se ci sono riuscito, comunque lo sforzo da parte mia c’è stato.

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  23. @Lector. Concedimi prima di tutto una piccola e ultima precisazione: non mi pare di non sapere come rispondere. Peraltro non avevo nulla a cui rispondere. Ti ho detto semplicemente come la penso io e quali sono le mie elementarissime regole di vita. Se poi tu non la ritieni una posizione accettabile o realistica o sufficientemente articolata, io non so cosa farci. Allo stesso modo, io da quello che tu avevi scritto avevo tratto delle semplici e (a mio modo di vedere) logiche conclusioni. Non mi pare di aver in nessun modo voluto mandarla in vacca.

    Venendo al tuo ultimo intervento, ti chiedo di accettare la mia resa senza condizioni. Mi costerebbe troppa energia anche solo cercare di inseguire il tuo percorso di pensiero, da Kant (che mi pare vada molto di moda nei blog ultimamente, sebbene citato talvolta a sproposito…) agli atei devoti, quindi preferisco fermarmi qui.

    Mi viene solo da sorridere pensando al signor Mastrotto, che pensava banalmente di aver trovato un trucco per risparmiare qualche milione di tasse, e invece si è trovato a riportare alla ribalta la “nota questione se può esistere un’etica deontologica senza dio”, seppure calandola “dall’ambito della teoretica a quello della prassi”.
    Mi sa che il suo avvocato ti contatterà per qualche suggerimento, se e quando andrà a processo.

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  24. @lector: del tuo discorso non mi torna una cosa: perché te la prendi tanto con i politici “ladri”?
    Stando alle tue premesse non fanno altro che quello che vogliono, senza impedimenti moralistici. Non si capisce da dove nasca questa differenziazione politico ladro = cattivo, imprenditore evasore = buono.
    Anche perché il più delle volte le due entità concludono accordi fruttuosi.
    Nel tuo mondo regolato dalla mano invisibile dell’avidità dovrebbero essere entrambi eroi a parimerito.

    Poi ci sarebbe il discorso che chi prende mille euro al mese e ci paga sopra tutte le tasse avrebbe una voglia matta di far pagare entrambi. Così magari riesce di nuovo a far studiare suo figlio, a farsi curare se gli viene una malattia ad andare in pensione sereno.
    E non credo di dover scomodare Dio per trovare fruttuoso vivere in una società più giusta.

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  25. @—>Paperi si nasce
    “Mi sa che il suo avvocato ti contatterà per qualche suggerimento, se e quando andrà a processo.”
    Non sarebbe una cosa poi così improbabile come forse sei portato a pensare tu … 😉

    @–>vegetarian
    “Non si capisce da dove nasca questa differenziazione politico ladro = cattivo, imprenditore evasore = buono.
    Mai fatta una simile equazione. Sei tu che la dai per scontata, forse perché non hai letto con attenzione ciò che ho scritto.
    Questo è almeno ciò che percepisco, anche in virtù della tua ultima frase. In ogni caso, il mio discorso parte da molto più lontano, quando m’affacciavo vergine al mondo dei blog e li avevo giudicati una cosa seria.

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  26. “Rosa Abelli” una distinzione fra la merda e il cioccolato la faceva e tu, Lector, le davi ragione.Il cioccolato per “Rosa”era il Nord, con i buoni evasori, e la merda per “Abelli” era il Sud, con i cattivi evasori.Tu parli del “senso dello Stato e lo spirito civico delle popolazioni del Nord Europa”(cioccolato?) e poi scrivi” l’aver ottenuto i soldi è l’unica cosa che conta, non importa come. Il denaro si autolegittima alla faccia di tutte le convenzioni e di tutti i dettami morali, i quali-alla luce dei fatti-si rivelano essere solo delle ipocrisie, degli astuti deterrenti affinché i poveri siano dissuasi dall’impossessarsi sic et simpliciter di ciò che appartiene ai ricchi”(cioccolato?).Perché quello che per “Rosa Abelli”è merda, alla luce di quello che tu sostieni sul denaro, non sia puro e meraviglioso cioccolato e perché le dai ragione? Grazie.

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  27. @–>Rogra
    Chiedo scusa: era mio dovere il precisare che davo ragione a Rosa Abelli limitatamente alla prima frase, dove si sottolinea come l’addebito da parte della GdF per mancata regolarizzazione contributiva fosse limitato alle sole ore di straordinario, il che cambia molto i termini della questione dei “dipendenti in nero”. Per quanto riguarda la dialettica tra Sud e Nord, non era assolutamente mia intenzione toccare l’argomento, che è d’una complessità estrema e abbisogna d’un approccio libero da pregiudizi sia da una parte che dall’altra. Fin tanto che questa “serenità di giudizio” non sarà divenuta patrimonio del nostro paese, rifiuterò sempre di impelagarmi in qualsiasi discussione in merito, poiché sono certo che verrei frainteso.
    Per inciso – forse i lettori di questo blog non sono avezzi a tale genere di problematiche – ma la faccenda si svilupperà, senza dubbio, in un recupero, sia contributivo che fiscale, anche a carico dei lavoratori dipendenti, per concorso in evasione fiscale e contributiva . Per cui, vista l’entità degli importi in gioco che verrano ripresi a danno dei lavoratori, è probabile che si traduca in un casino con le organizzazioni sindacali, che faranno la solita levata di scudi in difesa dei dipendenti della Mastrotto.
    In ogni caso, il senso autentico e compiuto dei miei discorsi può comprendersi solo se si accede al link che ho indicato nel commento indirizzato a Vegetarian, al quale rinvio anche te, se ne avrai voglia ed interesse.

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  28. Rileggendo: “avvezzi”.
    Bisognerebbe sempre rileggere, lo diceva sempre anche la mia maestra, soprattutto noi veneti, che con le doppie proprio non andiamo d’accordo 😀

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