Odio le malinconie, quelle che ti prendono a tradimento, alle spalle, quando non avresti altro da fare che stare tranquilla, e invece arrivano loro e pàffete, si piazzano là, come ospiti importuni cui devi offrire il caffè, sederti a fare salamelecchi, e ascoltare i loro discorsi infiniti, che girano attorno sempre alle stesse cose, al medesimo punto di partenza, e non si concludono mai.
Odio le malinconie, perché richiedono in chi se le ritrova addosso un certo grado di complicità, di condiscendenza, perché c’è sempre una parte di te che le adora, ci si crogiola. La jella ti capita addosso dall’esterno, la malinconia la coltivi tu, ti ci abbandoni e ti ci snanari dentro, come l’ippopotamo nella sua fanghiglia. Sono come i vampiri, perché ti ciucciano il sangue, l’energia, il buonumore, ma come i vampiri non possono entrare in casa se non li inviti tu. E tu le inviti, perché la malinconia ha questo, di stronzo: che è bella. Ha un che di letterario, di sfumato, come le foto in bianco e nero, o i film francesi che fanno tanto artista: con la malinconia qualsiasi idiota si può sentire Truffaut. Il mondo è là fuori, brutto, e cattivo, e pronto a mangiarti, ma tu sei dentro, avvolto nella tua copertina di Linus, a pensare a tutte le cose che potevano essere, ma non sono state mai. E’ un modo di ritirarsi con stile della vita, la malinconia: un sentirsi superiore a tutti gli altri che si sbattono e tribolano, al solo prezzo di un po’ si tristezza, una lacrimuccia trattenuta qua e là, un cumulo di “Non ho voglia, non ne vale la pena, ci ho già provato e non funziona”, che detti tutti in fila con sincerità ti guadagnerebbero dagli altri un meritato vaffanculo, ma così no, perché sembrano riflessivi, e meditati, e filosofico frutto di una sapienza più profonda e dolorosa.
Li spendi poco a poco per guadagnarti una pausa, acquistare un po’ di respiro senza sentirti in colpa, e facendo sentire invece in colpa gli altri, perché loro non hanno la sensibilità per essere malinconici, o almeno non tanto malinconici quanto te, e tu sì. E’ una sottile, astuta ricattatrice, la malinconia, capace di tenere in scacco individui, intere civiltà, se ci si mette, ricoprendo di fascino l’egoismo più basso, vellicando l’istintiva pigrizia di chi non vuole più muoversi, rischiare, ma solo stare fermo e sentirsi dire che non si può far altro che stare così.
E’ questo che odio della malinconia, il suo essere simbiotica e necessaria, un voler star male che fa parte di te e non te ne liberi, perché la vita è questo continuo equilibrismo fra non soffrire mai di malinconia e provarne troppa, e cedere da una parte o dall’altra vuol dire trasformarsi in un mostro o in un fantasma.
Odio la malinconia perché non so farne a meno.
Non mi ricordavo di averti raccontato con così tanti dettagli il mio modo di pensare o di sentire. Io sono uno che ride e scherza su tutti e tutto e quindi sono di base uno tendente alla tristezza e all’introspezione. Poi anagraficamente sono ormai portato a vedere sempre più il bicchiere mezzo vuoto e a pensare alle occasioni mancate e non a tutte le cose belle che mi sono successe. L’altro giorno mentre giravo da solo tra boschi e monti, sono passato di fianco ad un torrente dove anni fa avevamo fatto un picnic con i bimbi e altri amici coi bimbi. Ho pensato che ero appena stato al matrimonio di uno di quei bimbi. Il primo ex-alunno di Patrizia al cui matrimonio lei aveva presenziato. Mi è venuto voglia di piangere. Accecato dalle lacrime mi sono “sparato” altre 6 ore di camminata e più di 1000 foto. Mi sono riconciliato con la vita 6 ore dopo davanti ad un bel tagliere di formaggi e salumi. Triste si ma per fortuna senza problemi alimentari. Brutta cosa invecchiare.. Bella cosa avere vissuto tantissimi momenti felici. Nessun rimpianto.
Bel post. Grazie.
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Malinconia, ninfa gentile,
la vita mia consacro a te.
I tuoi piaceri chi tiene a vile,
ai piacer veri nato non è
(Ippolito Pindemonte – musicata da Vincenzo Bellini)
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La malinconia è mia compagna di vita , non oso nemmno pensare
ad un attimo senza Lei.
Si cammina insieme, un giorno vince Lei, l’altro io.
Buona domenica
Ombre
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Abbiamo amici in comune, eh?
(grazie per avermi fatto conoscere il verbo snanarare…)
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A tutti quelli che hanno commentato il post “La scuola non è abbastanza pop”: da questi compagni di merende si parla di voi.
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interessante la personificazione della malinconia, forse dovuta alla buona conoscenza dell’autrice della cultura dell’antica roma, ove ogni moto dell’anima veniva attribuito ad una piccola divinità ad hoc, come una forza «esterna», in una concezione dell’io individuale ben più «aperta» di quella novecentesca
del resto quel a me piace nel leggere galatea è la sua introspezione svolta da un’angolazione quasi esterna, quasi un «vedersi» da fuori; in uno scrivere ben poco adolescenziale, quasi antico
chi non è sentimentale, descrive sempre meglio i sentimenti
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Magari ascoltando pure le canzoni di Luigi Tenco,
tanto per croggiolarsi al meglio:-)
Un saluto a Te Simpatica
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ora ricordo perché avevo sottoscritto il tuo feed
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