La felicità, comunque, è una cosa strana. Dura un attimo, dicono. Ed è vero.
Quello che non dicono è che arriva all’improvviso, quando meno te lo aspetti. Alle volte, senza neppure un perché. Ti prende a tradimento, persino in un periodo in cui sei triste, senza avvisi ed annunci. È lì, la senti, come un colpo di vento che ti piglia in faccia.
Non dipende da te, non dipende dagli altri, non capisci da dove proviene. Semplicemente c’è e non puoi far altro che registrarla finché la vivi, se cogli giusto giusto il momento in cui te ne accorgi.
È inafferrabile, la felicità, per questo è tanto difficile parlarne: la tristezza ha tempi letterari, ti permette di rimuginare. La felicità no, compare e sparisce, come un commando ben addestrato. Per questo forse l’unico che ha saputo descriverla in una frase è stato chi l’ha racchiusa in quell'”attimo, fermati, sei bello!”.
Ma non l’ha fermata, nemmeno lui: mentre lo scriveva, lei, veloce e leggera, era già fuggita via.
7 Comments
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La felicità fugge ma lascia ricordi di serenità. Quelli, sì, sono ripetibili, reiterabili.
Il dolore è il mezzo di contrasto, serve a fare apprezzare la normalità.
Solo che ci si dimentica troppo velocemente.
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🙂 mica dobbiamo per forza intrappolarla…
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E’ una consapevolezza importante: inutile sforzarsi tentando di fermarla, meglio godersela e respirarla a pieni polmoni.
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Uno stato di non subitanea “felicità” è solitamente legato a una presenza sufficiente ed equilibrata di sali minerali e oligoelementi nell’organismo (fosforo, potassio, ecc.). La loro carenza, all’incontro e ovviamente, determina quello che siamo usi avvertire come “stato d’infelicità”.
Quando vi sentite particolarmente giù, mangiate una banana (contiene molto potassio) o, se non avete nulla contro le multinazionali, bevetevi un bel bicchierone di Gatorade o di Polase.
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credo anch’io nella natura «biologica» della sensazione di felicità;
essendo però il nostro cervello il principale stimolatore dei processi ad essa concomitanti, esso agisce anche in correlazione con la mente che in esso è innestata, ed il processo mentale utilizza anche i giudizi, i ragionamenti, le ipotesi che trovano riscontro nell’esperienza del vivere e dell’interagire con l’esterno; quindi la sensazione della felicità è certamente fisiologica ma non scevra dal processo mentale, insomma dalle idee che ci danzano nelle sinapsi;
è vero, verissimo comunque, che la sensazione in sè è indescrivibile, tanto è vero che per alcuni sfocia in percezioni di carattere mistico
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… poi finisce l’effetto della dose, e desideri averne solo un altro po.
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Complimenti,
hai un animo poetico …
dovresti provare a buttar giù
qualche verso.
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