Riceviamo e pubblichiamo un sonetto che Pasquino ci invia dalla tomba, non posta, a quanto ci è dato sapere, in nessuna basilica romana, al contrario di quella di De Pedis
E fateme capi’: dentr’a ‘na chiesa
in un sacello tutto colorato
cor nome in vista e ‘r marmo luccicato
e ‘na madonna che te guarda, appesa
ce stava un tizio, morto ammazzato
ché la sua vita l’avea tutta spesa
a fa’ er ladro, spaccià robba pesa,
sparà, rapinà, ammazzà tutto’r creato.
E tutti i preti ed i cardinali attenti
chè a li poracci contano i peccati
ad uno ad uno, come dei sergenti,
l’han sepolto, perchè dicheno, nei fatti
che lui era tanto bbono, e tanto pio,
e chi tutto sa nun so’ loro, è Dio.
Galattica!
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Che bella che è l’Italia e la sua (in)coerenza!
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stile G. Belli! Mi piace!
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Pasquinata sulla Lega
Han rubato, li ho visti in Pontida
convenuti dal monte e dal piano.
Han rubato e si strinser la mano
grassatori di venti città.
Oh spettacol di gioia! I Lombardi
son concordi, serrati a una Lega.
Il bovaro al pennon ch’ella spiega
coi verdoni la tinta darà.
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