Io me la voglio ricordare così: bellissima, di quella bellezza che hanno solo le regine, la gonna lunga eppure sensuale, la sigaretta fra le dita, lo sguardo obliquo a fissare non tanto il suo interlocutore, ma qualcosa che è sempre un po’ più in là. Io me la voglio ricordare così, Laureen Bacall, quella che per me resta in assoluto la più bella, la più fascinosa, la più donna fra tutte le dive di Hollywood.
Ci sono attrici che incarnano sogni, e sono l’emblema dell’innocente eterna giovinezza, come Audrey Hepburn, o di una burrosa ma tragica sventatezza, come la Monroe, ma solo una riusciva ad incarnare l’idea di Donna con la D maiuscola, o meglio della Beltà, detta così, all’antica, perché in lei, che pure era modernissima, c’era qualcosa di archetipo, e perciò di senza tempo.
Era altera ma non algida, perfetta ma mai distaccata, sensuale ma non volgare, elegante ma non fredda. Nello scintillio del suo sguardo ironico ci indovinavi una intelligenza così tagliente da non aver neppure bisogno di venire esibita, e che nessuno, nemmeno nei maschilisti anni della Hollywood rampante, osò mai mettere in dubbio.
Fu la moglie di un mito, senza però mai farsi mettere in ombra da lui. E anche quel ruolo di moglie, seppure tanto più giovane, lo visse in maniera atipica, da pari a pari, senza farsi risucchiare nell’archetipo del trofeo, o poi in quello di vedova custode.
Aveva carattere, aveva stile: anzi, non “aveva” qualcosa, ma “era” qualcuno. Al di là persino della sua bellezza, a farne una leggenda sarebbe bastato il barluginare del suo sorriso beffardo sulle labbra, o la voce roca. Perché era talmente perfetta da potersi permettere quello che poche belle donne si concedono, ovvero di prendere il giro il mondo intero ed uscirne vincitrice, con tocco di classe leggera e malignamente sopraffina. Era ironica, Laureen Bacall, e spiazzante per questo, come una svisatura in una melodia che pensi di conoscere, e invece no. La sua suprema ironia, unita alla classe, le consentì di essere, per altro, anche una bravissima attrice, in grado di spaziare, come poche altre, dal ruolo di dark lady a quello di protagonista di drammi e commedie leggere, dai set di Hollywood ai palcoscenici dei teatri, sempre con la stessa invidiabile misura, sempre con lo stesso inarrivabile stile. Le consentì anche di rimanere, senza un filo di lifting o una puntura di botulino, bellissima, fino alla vecchiaia, che portò con la classe con cui aveva sempre indossato i suoi completi eleganti ed i suoi paltò da gran signora.
E io me la voglio ricordare così, Laureen Bacall, in quella scena di Come sposare un milionario, in cui lei, per pagare i costi di vestiti e gioielli che non si può permettere, vende un mobile della casa che ha affittato, assieme alle sue due amiche, pur sapendo che non è suo. Me la voglio ricordare così, perché in quella scena è così magnificamente a suo agio da poter recitare senza una sbavatura e con tempi comici perfetti la parte di una piccola truffatrice ed arrampicatrice sociale, ed essere al tempo stesso regale come mai nessuna regina vera fu.
L’ha ribloggato su L'arme, gli amori.
"Mi piace""Mi piace"
Non sono particolarmente attratto dalle donne bionde ….ma per lei avrei fatto un’eccezione 😉
"Mi piace""Mi piace"
anche io la adoravo…. e non avrei saputo esprimere la mia ammirazione con parole migliori! devo recuperare il film che citi, non l’ho mai visto
"Mi piace""Mi piace"