Il tempo corre e non s’arresta un’ora

Ci sono momenti nella vita in cui le circostanze ti portano a riflettere sulla fugacità del tempo su come tutti passi velocemente e torni poi eguale, su quanto sia fuggevole questa nostra esistenza, e su come i mesi scorrano veloci, veloci, veloci e non vi sia modo di fermali.
Di solito accadono quando sei al supermercato e ti accorgi che stanno mettendo in vendita i panettoni.

6 Comments

  1. oggi ho avuto la stessa sensazione in un’occasione analoga e l’ultima frase mi ha regalato un sorriso per la sottile divertita ironia; grazie! 🙂 (magari invece si trattava di uno sfogo, nel qual caso me ne scuso!)

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  2. Avrei 2 commenti:

    – Prova con una figlia di 3 anni, anzi no 3 anni e mezzo…
    – “L’ora e’ fuggita…” ma io non moriro’ disperato!!!!

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  3. Gli antichi abitanti della Lomellina si resero conto che per estendere la percezione del tempo e quindi avere almeno l’illusione di vivere più a lungo, bisognava accumulare di continuo ricordi emotivamente significativi, che facessero da pietre miliari nella linea temporale della memoria. Una linea temporale vuota, senza riferimenti intermedi, appare schiacciata quando la si guarda a ritroso, accade il contrario con una linea costellata di riferimenti. I lomellini furono anche i primi a rendersi conto dell’importanza dell’olfatto nel cementare i ricordi e sfruttarano la sinestesia (che però loro chiamavano “burrù”) in modo sistematico per costruire la loro memoria. I paleoantropologi ritengono che i lomellini usassero spalmarsi i volti a vicenda con le secrezioni dei loro corpi, tutte le secrezioni, al fine di imprimere i ricordi nelle loro menti e illudersi di vivere più a lungo.

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