Il treno tedesco (Galatea viaggia)

Il viaggio su un treno tedesco ha qualcosa di straniante, perché, pur essendo in Italia, è chiaro fin da subito che stai da un’altra parte. È una sorta di extraterritorialità mobile, per cui già a a Venezia alla stazione hai il cartello di un altro colore e la voce che annuncia in tedesco, e poi sotto la pensilina un diluvio di famiglie tedesche che aspettano, parlottando, tanto che ti sembra di essere a Berlino.Salendo sul vagone, capire quale sia il proprio posto è un rebus, perché i numeri sono diversi da quelli delle carrozze italiane. Noi abbiamo 1,2,3, loro 263, 258, 246, però messi non in sequenza, tanto che sospetti sia un test per capire se il treno tedesco te lo meriti. Il controllore non c’è e quando passa parla solo tedesco, manifestando per giunta una certa riprovazione verso chi gli chiede chiarimenti. Per fortuna una fraulein molto gentile decide di aiutare gli altri e segnala un po’ a gesti, un po’ inventandosi qualche parola, come raggiungere i sedili o le carrozze assegnate. È simpaticissima. Tenterebbe anche di attaccare bottone, ma si scontra con il destino avverso: io non parlo tedesco, lei non parla italiano e tutte e due parliamo da schifo l’inglese. Per cui ci sorridiamo, rimandando la conoscenza ad un’altra vita in cui impareremo le lingue.

Nel vagone sono l’unica italiana. O meglio, no, c’è anche un altro connazionale. Si fa subito riconoscere perché quando la signora tedesca con tre bimbi gli chiede se possono scambiarsi i posti perché lei preferisce stare vicino ai piccoli, pianta rogne, perché vuole il posto accanto al finestrino e alla presa per il cellulare. Per fortuna a me non importa di essere attaccata al finestrino, e anzi mi va benissimo cambiare, perché odio viaggiare in senso contrario alla marcia, quindi a gesti mi accordo con la mamma tedesca, e tutti sono contenti. O meglio, credo, perché l’altro Italiano in realtà guarda me e la mamma tedesca con aria di grande disapprovazione, come se scambiarsi i posti su un treno tedesco fosse una sorta di lesa maestà verso la teutonica efficienza. Comunque dura poco: appena il treno si muove, attacca a guardare sul cellulare le foto della morosa in bikini, e si scorda felicemente di noi. 

La prima cosa che noti è che i Tedeschi hanno tanti figli. Ma tanti tanti. Attorno a me ci sono cinque o sei famiglie con tre bambini per ciascuna e una anche con quattro. 

La seconda cosa che noti è che i bambini tedeschi sono più silenziosi ed educati dei nostri. O forse no, sembrano tali perché non frignano e urlano in continuazione. I bambini tedeschi sono bambini italiani che usano un livello di decibel umano, insomma. 

Però magnano. Ammazza, quanto magnano, i Tedeschi. Il treno non è ancora uscito da Mestre, che dalle sporte e dalle borse esce fuori di tutto. La famiglia accanto a me mangia würstel crudi con le patatine fritte, poi la madre distribuisce dei bastoncini rossi e bianchi che sembrano caramelle, ma dalla puzza di pesce evinco che siano invece imitazioni di granchio. I due bimbi si dividono quindi un sacchetto di caramelle gommose. Ad un certo punto Ciccio (no, ovviamente non si chiama Ciccio, ma è un ragazzino biondiccio e paffuto, e Ciccio gli sta benissimo) cerca di fregare al fratello Franz (che non si chiama Franz, ma è un bimbo bello, magro, biondo e con gli occhi azzurro ghiaccio, per cui Franz fa per lui) un orsetto gommoso. Il padre lo riprende, educatamente, sottovoce, e Ciccio molla l’orsetto senza un fiato o un tentativo di lagna.  

L’italiano riemerge un attimo dal suo splendido isolamento, squadra con riprovazione tutto quel cibo spazzatura e tira fuori dalla borsa il suo, ovvero biscotti alla crusca senza grassi aggiunti.

Nel frattempo, scoppia un caos, teutonicamente organizzato. Nessuno infatti riesce a capire con che logica siano distribuiti i posti nel vagone, o come si debba farli corrispondere ai numeri segnati sul biglietto. Quindi la gente vaga cercando di capire. A Mestre e Padova siamo in pochi, e quindi ci si arrangia, ma a Verona è l’Apocalisse.  

Salgono una comitiva di spagnoli e una credo di Somali, tutti dotati di valige maxi. Nessuno capisce una cippa, e il controllore, che sarà anche tedesco, è scomparso come il più panciafichista dei controllori italiani. Persino la gentilezza della fraulein si rivela inefficace: sono troppi. 

Dopo circa mezz’ora di peregrinazioni, gli Spagnoli capiscono di aver sbagliato vagone, tutti, tranne una famiglia composta da madre spagnola e padre tedesco, che si piazza vicino alla porta. A lato si infila uno dei Somali, mentre gli altri continuano ad andare su e giù, non si capisce se alla ricerca dei posti o del controllore. La solidarietà fa breccia negli animi nordici. La famiglia italo-spagnola adotta il Somalo: padre e i due figli si mettono a giocare a carte e cercano di insegnare al Somalo, a motti, le regole del gioco. Gli altri tedeschi si sono tolti quasi tutti le scarpe e stanno in calzini.

Intanto i bimbi del vagone hanno continuato a scofanarsi allegramente qualsiasi cosa, mentre madri e ladri tirano fuori vettovaglie dagli zaini. Sono pozzi di San Patrizio da cui emerge ogni tipo di cibo. E poi dicevano tanto dei pugliesi in treno. 

Sfiancati dal peregrinaggio, i Somali alla fine si piazzano in corridoio e si accampano lì di fronte ad un ragazzo nordica mente biondo che ha deciso che il posto più comodo per guardarsi un film da pc è seduto a terra vicino alla porta del vagone. 

Arriviamo a Rovereto. Smonto scavalcando i somali ed il Nerd. Del controllore tedesco nessuna traccia. Il treno e in perfetto orario, però in fondo Trenitalia non mi pare più così terzo mondo, ecco. 

9 Comments

  1. Ahahahah fantastica ! Anche io resto colpita dall’educazione dei bambini d’Oltralpe, ma credo che la spiegazione più plausibile sia la più banale, e cioè che i bambini sono noi in miniatura. Adesso però sono curiosa di chiederti: il refuso “madri e ladri” è voluto? 🙂

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  2. Verissimoooo…ho fatto anche io un’esperienza simile lo scorso anno su un treno tedesco diretto a Gent…anche a noi ci ha salvato una gentilissima fraulein e ci ha aiutato a capire traducendoci il biglietto che l’agenzia ci aveva fregato visto che aveva fatto la prenotazione senza posti a sedere!persino peggio di Trenitalia direi!!! Comunque è un piacere averti scoperta Galatea…grazie ad Aliceinmusical che mi ha segnalato tuo blog 😊

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  3. A dire la verità quell’Eurocity è della ÖBB, quindi casomai è un treno austriaco. L’ho preso un paio di volte e ho fatto tutta la percorrenza in entrambi i sensi, comunque abbastanza per verificare che il personale, così come gli annunci a bordo, sono multilingue: tedesco, inglese e italiano. Quando transita su territorio italiano ho sempre incontrato personale di nazionalità italiana. Non ho mai prenotato il posto e non ne ho avuto neanche bisogno, il treno era sempre semi-vuoto. Sulla puntualità non ci giurerei, visto che in direzione nord il treno sta fermo anche mezz’ora nelle stazioni di Bolzano e Brennero a causa dei controlli extra da parte della polizia contro chi cerca di passare la frontiera (spesso senza biglietto). A dire la verità ho notato una discreta differenza con Trenitalia, ma i miei erano tutti regionali stracolmi, ci può anche stare.

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  4. L’ebbrezza del treno tedesco! Divertente ed edificante.
    Letto e riso più volte. Saresti una scrittrice di libri , anzi lo sei 😀 , fantastica dedicandoti all’ironia graffiante dei costumi, nazionali e esteri

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