L’orrore

Ieri sera in autobus ho assistito ad una scena che mi ha fatto capire cosa sia l’orrore, quello vero.
Seduta accanto a me c’era una donna mia coetanea ben vestita, scarpa in pendant con la borsa, tubino nero, capelli da parrucchiere, unghie orribili con ghirigori nail art, cellulare ultimo modello, modi e fare dell’impiegata che è appena uscita dall’ufficio e si dirige verso casa per una serata in famiglia.
Al telefono con una amica, dopo aver parlato di aperitivi e locali, discettava sui migranti dicendo: «Sono stata in Grecia anni fa e sai perché non venivano da loro gli Albanesi? perché gli sparavano con i razzi sulle barche. Ogni tanto trovavano in spiaggia un braccio o una mano di quelli che erano saltati per aria ma non arrivavano sulle spiagge a rompere a te che facevi le vacanze. Così bisogna fare. Bisogna sparargli.»
Giuro, ho sentito un brivido, li fastidio di un conato di nausea che mi ha preso lo stomaco.
Ma non per la violenza in sé di quel “bisogna sparargli”.
È che davvero non riesco a concepire che qualcuno possa considerare una prospettiva allettante andare in vacanza in un luogo dove sai che sulla spiaggia rischi di trovare la mano o il braccio di un cadavere. Una scena che pare uscita da un film horror o da una puntata di CSI.
Esattamente quando siamo caduti così in basso da giudicare appetibile fare il bagno fra i pezzi di cadavere per evitare che dei poveracci possano romperci le scatole? Quando? E perché?

11 Comments

  1. La banalità del male, cara Galatea. Siamo talmente assuefatti che un fatto del genere è considerato normale. Nomale era per Eichman raccontare il suo orrendo lavoro, normale è per costei dire queste cose che ti hanno fatto inorridire e stare male.

    Poi, ci stupiamo per quello che è accaduto in passato, per quello che abbiamo fatto in passato, per l’orrore etc. etc. etc. La banalità del male e l’ipocrisia del ricordo del passato, quando non siamo capaci di avere imparato dagli errori e dagli orrori della storia.

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  2. La banalità del male quando sono ALTRI a farlo. Perché a tutti quelli che auspicano massacri sarebbe da far provare ad essere coloro che spingono il pulsante dell’iniezione letale, del lancio dei missili, o anche solo premere il grilletto. Ma con la vittima lì davanti, che ti guarda. Quelli che invocano stermini, il dolore non lo hanno mai visto neanche da lontano.

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  3. Non so quando questa mancanza di empatia per il prossimo si è impossessata di noi. Forse, da quando usiamo talmente tanti filtri per fotografare la realtà che, non la riconosciamo più e l altro diverso da noi è inaccettabile.

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  4. Gentile Galatea, è come se mancasse un contatto diretto con la realtà e un braccio e una gamba in spiaggia sono un impiccio temporaneo, non la spia di un orrore vero successo in mare. Quindi ci si può sentire autorizzati a sentirsi tranquilli perchè gli sparano, così come molti sono angosciati e violenti per un’invasione che non c’è

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  5. La brava gggente che posta le sue ossessioni (via i migranti dagli hotel, dalle strade, dalle piazze, dalle stazioni, dai quartieri…quindi mettiamoli direttamente nei campi di concentramento, magari facendoli uscire solo sotto scorta armata per farli andare a lavorare) è quella specie di plebe che ha fornito nei secoli gli ufficiali delle milizie e gli esecutori materiali degli atti peggiori commessi durante la storia dell’ umanità. Bisognerebbe stare attenti ai loro “rutti”. Sono sismografi del marciume morale.

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  6. Avrebbe potuto chiedere alla sua vicina di torpedone perché mai gli albanesi avrebbero dovuto montare su un periclitante barcone per andare in Grecia, avendo a disposizione un comodo confine terrestre.

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