Uomini che spiegano alle donne

Si chiama mansplaining ed è la tendenza che hanno alcuni uomini – a dir la verità molti – di spiegare sempre e immancabilmente alle donne come debbano comportarsi nella vita. Puoi essere un premio Nobel per la letteratura, una scienziata della Nasa o una casalinga, ma troverai sempre un uomo, spesso meno qualificato di te, che si sente in grado di spiegarti come dovresti fare a scrivere romanzi immortali, o mandare in orbita satelliti o stirare perfettamente le federe dei cuscini. Perché lui è un uomo, e sa fare le cose meglio. Di default.

Non c’è maniera di far capire a questi spiegatori professionisti quanto siano ridicoli e fastidiosi. Loro sono uomini, e spiegare le cose alle donne è il loro compito sociale. Lo fanno da secoli, lo considerano una sorta di missione assegnata forse da Dio e certamente dalla Natura. Nel fare ciò si sentono incredibilmente machi. 

Cercare di far capire loro quanto siano irritanti è inutile. Forse noi donne dovremmo usare una tecnica diversa. E cioè far notare loro che quando fanno così tutto sono fuorché machi.

A dire la verità sono molto più simili alla tremenda vecchietta della candeggina, quella suprema rompiballe che nella pubblicità tormentava nuore, vicine, parenti, nipoti e passanti spiegando loro con voce querula: “Ma cara, sbagli candeggio!” 

Ecco, uomini, chiariamoci: quando ci spiegate le cose siete simili a quella tizia lì. 

Siete proprio sicuri sicuri che volete continuare a spiegarci le cose? 

PS. L’idea della vecchietta della candeggina non è mia, è di Giuliana Maria Dea, che ringrazio. 

20 Comments

  1. @luigi bastonliegi: io ho sogghignato, perché ho pensato fosse un commento pertinente e ironico, ma forse mi sbagliavo.
    Il medium scritto ostacola l’ironia sottile.
    Certo, se era davvero una facezia ironica sarei curioso di leggere come lo spiegheresti all’autrice di un post sul mansplaining 🙂
    Su, spiegalo adesso che avevi ragione tu, avanti 🙂

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  2. Aggiungerei la sottocategoria degli uomini che ti spiegano come usare il computer. No, non quelli che ti vedono in difficoltà o a cui chiedi un consiglio – quelli sono gentiluomini e meritano ogni lode e ringraziamento. No. Quelli che ti vedono paciosa a farti i cavoli tuoi su un qualche programma e che ti spiegano che lo schermo è troppo luminoso, le finestre disposte male, le icone sistemate in modo non congruo… e che si offendono molto se gli impedisci di risistemarti lo schermo a modo loro. QUELLI. Sono l’unica che li incrocia?

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  3. @Andrea Taglio: hai ragione, era ironico: non conosco Giuliana Maria Dea e francamente, se uno vuole usare le idee sue o di chiunque altro, sia autorizzato o meno, faccia pure. Ma mi viene un dubbio: forse che le donne non capiscono l’ironia? Dobbiamo imparare ad avvertire prima, tipo “Adesso dirò una cosa ironica, stai attenta e cerca di apprezzare”.

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  4. @ildiariodimurasaki Quelli che dici tu non ce l’hanno solo con le donne, ma con chiunque abbia un computer. Certo, se una è una donna, magari pensano che sia tra le altre cose un buon pretesto per attaccare bottone, ma quelli sono i migliori, perché almeno hanno un secondo fine. La maggior parte dispenserebbe consigli anche al mostro della laguna nera maschio con le mestruazioni.

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  5. Il rapporto fra il “capito” e il “detto” (non lo “spiegato”, che in questo caso non c’entra) è quanto di più aleatorio esista nella comunicazione a scopo ludico comprendente ironia e doppi sensi volti a stimolare la sagacia, ahimè, talvolta assente, dell’interlocutore.

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  6. Poi, il tema mi interessa, perché ovviamente non ne sono immune e riconosco l’esistenza del problema – ma ne vedo anche un altro (ben esemplificato qui dal rancore evidente dell’articolo iniziale e dal magnifico siparietto inscenato grazie all’ironia sottilissima di @luigibastonliegi): dall’articolo sembra che etichettare ogni spiegazione come “mansplaining” sia un argomento a priori.
    Il professore in classe spiega matematica? È “mansplaining” (e il professore un’acida, esecrabile vecchina).

    Il bello della questione sarebbe capire come e quando avviene il mansplaining (perché avviene! Oh, se avviene!), ma anche quando si parla semplicemente tra esseri umani, senza paternalismi ‘a priori’, da una parte e dall’altra.
    Io credo esista questa possibilità, di discorsi razionali tra pari, indipendentemente dal sesso. È una mia fissa, lo so.

    Ricordo alcuni buoni articoli sull’argomento, principalmente da fonti straniere, ma forse anche nella blogosfera italiana ci sono degli articoli di ottime divulgatrici che meriterebbero di essere ripresi per spiegare meglio il fenomeno. Vorrei ricordarmi anche dove li ho letti…

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  7. Sai che conosco un’infinità di uomini che la pensano esattamente a rovescia? Stufi, a loro dire, che ogni donna a partire dalla loro madre, debba sentirsi in dovere di insegnar loro come stare al mondo.

    Ma a mio parere, credere di avere da insegnare a tutto il mondo è semplicemente una caratteristica ineludibile dell’ignoranza (effetto Dunning-Kruger) perciò che l’ignorante faccia la predica a una persona competente è (purtroppo) semplicemente normale e sempre lo sarà.
    Uomo o donna che sia.

    Quel che non capisco è perché, quando si tocca la corda “uomo contro donna”, ogni altra considerazione (compreso il molto più ovvio “competente contro ignorante”) passa in secondo piano.

    Ha senso? Secondo me no. Mi pare più una mania di persecuzione.

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  8. Io da anni evito di spiegare agli altri come si usa un computer o le basi della programmazione. Lavorando nell’informatica poi se posso cerco pure di svicolare se mi chiedono un aiuto, a meno che ci sia qualcuno che vuole che ne so imparare a programmare in assembler.

    Sono anche d’accordo con quanto dice @hacksaw chiaramente uomini e donne tendono a fare le prediche a diverse persone di solito le donne le fanno in famiglia mentre gli uomini lo fanno in ambito lavorativo.

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  9. Io mi annoio a spiegare, trovò difficile ripetere quello che so, mi sa di mantra, rito o preghiera e lo faccio solo perché mi pagano. Mi diverto di più a vedere le persone che sbagliano (maschi o femmine non mi frega niente) e credo che la selezione naturale sia una gran cosa.

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  10. Come sempre grazie per il tuo articolo, così denso di stimoli alla riflessione. Sono convinto che negli esseri umani di sesso maschile si manifestino spinte ancestrali, se non addirittura epigenetiche, nel rapporto con gli esseri umani di sesso femminile. Le donne (usiamo ora i termini accorciati) solitamente hanno tratti somatici vagamente infantili, occhi che appaiono più grandi, peluria del viso molto più attenuata, quindi suscitano istinto protettivo. Questo è fuori dall’ambito razionale/produttivo. Ho avuto donne a dirigere il mio lavoro, so benissimo che una donna è, spesso, molto più capace d’un uomo anche in lavori tradizionalmente maschili. Ma il rapporto fra due persone, il rapporto che si incardina comunque fra corpi, ha dei nessi, delle tensioni, delle dinamiche che sono molto più antiche dell’odierno vivere e organizzarsi. Allora, è chiaro che un istinto protettivo porta ad essere, talvolta, noiosi spiegatori, paterni raccomandoni. Del resto, perchè quando affonda la nave s”usa dire «prima le donne e i bambini»? È inconsapevole ma presente il ricordo che la donna è la principale generatrice della vita umana. Ci sarebbe da fare una bella digressione sul dna mitocondriale e la «eva africana», m a chiudiamo qui. Grazie Galatea per la gentilezza con cui accetti ogni contributo al tuo interessante blog.

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