Ciao, sono quella che è in piena zona rossa.
Ci sono molte cose che mi verrebbero da dire, e scusate se lo faccio così, ma lo sfogo ci vuole.
Da quando è cominciata questa epidemia, ho evitato tutta una serie di cose, tipo gli aperitivi in giro, i centri commerciali, gli assembramenti di ogni tipo, le uscite non necessarie, i baci gli abbracci, i caffè al bar.
Non è stata solo fifa per me, ma un banalissimo senso di responsabilità personale. Leggendo era chiaro che alcune persone possono risultare infettive pur non presentando alcun sintomo. Bene, io potrei essere una di loro e non rendermene conto. Quindi, per rispetto verso gli altri che incontro per caso, cerco di comportarmi nel modo più cauto e sicuro per tutti. Perché, come essere umano (e vi giuro, io sono terrorizzata dalle malattie e fifona come poche) posso accettare l’idea di prendermi il virus e andare al creatore, ma non riuscirei a sopportare quella di averci mandato qualcun altro solo perché me ne sono fregata delle più elementari regole di igiene e buon senso.
Vi capisco: è un virus, non ci sono vaccini e fa paura. Siamo tutti umani e la paura è una delle reazioni tipiche della nostra specie.
Ma siamo umani, appunto, e siamo animali sociali. Il che presuppone che siamo anche in grado di capire che alle volte bisogna imparare a tenere sotto controllo le reazioni istintive e mettere in atto quelle che permettono di aiutare l’intera comunità a superare meglio l’emergenza.
Posso fare poco ma quel poco posso farlo bene. Starmene a casa, il più tranquilla possibile. Rispettare le norme igieniche, non muovermi se non è necessario, non condividere fake news a casaccio, se per caso mi dovessero venire fuori i sintomi non andare in pronto soccorso ma contattare il mio medico e i numeri dedicati. Non intralciare o rendere difficoltoso il lavoro di quanti, medici, infermieri, personale di supporto, sta cercando di fronteggiare questa cosa.
Quello che ci viene richiesto in fondo non è nulla di eroico o di complicato. I nostri antenati nel corso di altre epidemie o guerre hanno sopportato ben di peggio, quindi smettiamola di frignare.
Poi, quando tutto questo sarà finito, ci sarà da fare una seria riflessione da parte di tutti, politici, mass media, persone comuni, su come cazzo abbiamo gestito male questa faccenda e su tutta la meschinità, l’incoscienza e il pressappochismo che abbiamo messo in campo.
Ma dopo, quando appunto sarà tutto finito.
Adesso è il momento di mantenere la calma e comportarsi con un minimo di buon senso.
Un minimo di buon senso, nessuno richiede atti di eroismo.
Ce la possiamo fare tutti a comportarci in modo decentemente, su.
La zona rossa e la responsabilità personale ai tempi del coronavirus

🤝💪
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Ciao Galatea, sono anch’io in piena zona rossa… e ance se personalmente penso si sia esagerato (non solo in Italia) nel classificare questo virus in maniera tale da farlo passare per la peste polmonare rediviva, concordo con te: ora è il momento di essere responsabili e fronteggiare le conseguenze. Evitiamo comportamenti a rischio e facciamo in modo che il picco epidemico passi per poter riportare sotto controllo la situazione. Io lavoro all’estero e come potrai immaginare sono costretto a rimanermene a casa perché essendo Italiano e residente in Lomanrdia sono considerato un untore quasi ovunque…
Ancora di più sottoscrivo la seconda parte del tuo post: se io nel mio piccolo (gestisco un grosso gruppo di lavoro formato da oltre 30 nazionalità) fossi stato così pressapochista nella gestione della situazione non avrei superato la prima settimana e sarei stato licenziato. Quando l’allarme sarà rientrato chi ha incasinato la situazione con un a gestione “ad minchiam” dovrà risponderne.
Come dici tu… dopo, quando avremo superato anche questa e saranno palesi le conseguenze economiche, oltre che sociali e sanitarie.
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Sì. Aggiungo solo la precisazione di “atti di -quotidiano- eroismo”, quello più difficile, riflessivo e continuativo.
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Ho la sensazione della “quaresima” laica. un tempo di pensamento, un tempo di ritrovare il tempo “antico” del non tutto ora e subito e del non perpetuo mioversi. Riscoprire che non siamo onnipotenti e forse nemmeno potenti. La semplificazione della comunicazione e la non ricerca dell’INFORMAZIONE che ha colpito tutti inclusi i rappresentanti delle istituzioni (tutte incluse) ha reso difficile comprendere cosa si muoveva intorno e dentro di noi. La paura è sana il panico è umano ma l’incapacità della gestione del propio panico e’incremento di quello dell’altro è demoniaco. Sono decenni che non ci confrontiamo (in Italia e in generale nei paesi cosi detti “sviluppati” ) con una emergenza, di lungo periodo, implacabile ma vera che obbliga all’applicazione di limiti. Limiti individuali e sociali. Presa di coscienza che siamo “gruppo” e che prima io e poi “tu” non è certo dato che io no sopravvivo senza il tu, esempio tu persona esperta della respirazione assistita, tu persona che lavora alla mensa ospedaliera, tu persona che stai sperimentando il nuovo farmaco ecc. Spero che questo tempo si consideri anche “sperimentazione e valutazione” della nostra impreparazione di cui i nostri governanti sono l’espressione più evidente. Spero che da questa esperienza si possa uscire con una presa di coscienza che il “contratto sociale” di mutuo soccorso è la nostra salvezza. e forse rivedremo la possibilità di un diverso o altro sviluppo, forse.
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non sono in zona rossa ma lo stesso cerco di comportarmi come se lo fossi. Le norme igieniche le pratico da sempre. Non mi costa nulla. Lo faccio in modo automatico.
A emergenza finita facciamo il punto. Di certo sembra di ballare sul Titanic ma spero nel lieto fine.
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