Che poi, povero Francesco, la sua storia è quella di un rivoluzionario di successo che alla fine è stato tradito dai suoi, come tutti i rivoluzionari veri.
C’è infatti questo giovanotto, figlio della buona borghesia commerciale di Assisi, papà mercante che ha fatto un botto di soldi imbonendo e vendendo di tutto e si sente un po’ Jeff Bezos, e madre francese, con la puzza sotto il naso, che alle sue origini ci tiene così tanto da mettere per soprannome al figlio Francesco, cioè “il Francese”.
Lo allevano come un principino, il nostro Francesco: bella vita, cavalli, feste e amici. Viene su sbruffone, come tutti i ragazzi che hanno troppi soldi e pochi freni. Facile che sia anche un po’ estremista, convinto di poter spaccare il mondo. E infatti alla prima guerra contro i Perugini si butta a capofitto, convinto come Putin di vincere in due giorni.
Invece lo feriscono di brutto, e papà e mamma lo riportano a casa per la convalescenza. Ma quando si ripiglia non è più lui. Allora la chiamavano crisi mistica, oggi forse diremmo disturbo post traumatico da stress: fatto sta che Francesco cambia vita, rinuncia ai soldi, si mette il saio e va a restaurare una vecchia chiesetta abbandonata. Lo pigliano per matto e all’inizio lo ascoltano solo gli animali del bosco, che comunque sono più comprensivi con chi ha problemi psichici dei concorrenti del Grande Fratello VIP. Padre e madre sono disperati, minacciano di farlo interdire, ma piano piano arrivano gli amici e poi gli estranei, e gli danno ragione, come a Greta Thumberg.
Francesco convince tutti, anche chi pensa che forse qualche piccolo problema psicologico alla base ci sia: grandi masse si convertono e vogliono seguire il cristianesimo come lo intende lui, cioè povertà, servizio, semplicità estrema, lotta al consumismo. Che a noi pensare che nel Medioevo ci fosse il consumismo fa ridere, ma la ricca Italia del 1200 in confronto ai secoli precedenti era tipo il paradiso dello shopping o l’anticamera dell’inferno, fate voi.
Perfino il Papa, che all’inizio sospettava di questi quattro scalcagnati un po’ hippy antesignani della decrescita felice e del veganesimo, li riconosce come ordine. Ma come tutti i movimenti di successo, cominciano a girare i soldi, persino in un movimento che dice di non volerli per principio. E infatti i francescani fanno incetta di donazioni, si fanno ricchi, si ritrovano con migliaia di frati e conventi ricchi come quelli dei benedettini.
Francesco non è che ami questa svolta, ma non è mai stato un organizzatore o un politico: lui è il ragazzo che si butta, un idealista, un Che Guevara, non un Fidel Castro. Per cui in pratica diventa minoritario nel suo stesso ordine, che lo venera purché faccia da ragazzo immagine e non dia fastidio mentre gli altri si smistano soldi, donazioni che piovono da ogni parte. Gli cuciono addosso leggende buoniste in cui parla e converte i lupi, lo mandano in missione presso il Sultano forse sperando che questi lo faccia martire e tanti saluti, perché un santo morto fa comodo, un santo vivo che può mettere bocca sui bilanci rompe e basta.
Muore, povero, forse felice, di certo isolato, quando ormai il suo ordine ha conquistato il mondo, e si sta spaccando fra chi vorrebbe seguire le sue orme e restare povero e chi da frate ricco ci sta bene. I primi verranno perseguitati e considerati persino eretici. Gli altri si prenderanno soldi, le prebende e gestiranno anche l’Inquisizione. Sempre presentandosi come i più seguaci di Francesco, che credo li avrebbe schifati un po’.
gli inquisitori sono i domenicani, non i francescani 🙂
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In realtà no, i francescani furono a capo di moltissimi tribunali dell’ inquisizione
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i soldi sono una brutta bestia a cui non si sa rinunciare. Quindi niente di nuovo sotto il sole d’Italia. A chi fanno schifo dicono che è ujn santo ma in realtà pensano che sia uno stupido.
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