Allora, Ifigenia, parliamoci chiaro: non è colpa tua. Però, figliola bella, che pure tu ci abbia messo del tuo nella valanga di disgrazie che ti sono capitate nella vita, bisogna ammetterlo.
Ora, Ifigenia mia, nessuno ti può fare una colpa per essere nata nella famiglia degli Atridi. Che già di per sé era una red flag immensa: fra bisnonni che cucinavano i figli, nonni e prozii che si odiavano ferocemente, cugini assetati di vendetta, già si capiva che nascere in mezzo a quella banda di matti era un rischio. Ma tu, come tutti gli umani, non ti sei potuta scegliere i parenti, te li sei dovuta subire.
E infatti ti sei subita quel narcisista patologico di tuo padre Agamennone. Che da Greco e mortale avrebbe dovuto conoscere bene quella faccenda dell’hybris, e cioè del fatto che non bisogna mai sfidare o infastidire gli dei. E invece sto mona, quando va a caccia e colpisce una cerva con un freccia, cosa esclama? “Eh manco Artemide avrebbe potuto fare di meglio!”, tutto tronfio e soddisfatto, peggio di quando Trump annuncia nuovi dazi alla Cina.
E quindi va da sé che Artemide s’incazza,
e siccome è dea, non appena lo vede con tutta la flotta achea pronta a partire per Troia, zacchete, blocca tutti i venti e lo imprigiona in una bonaccia senza fine.
Ed è lì che ci vai di mezzo tu, povera Ifigenia. Perché quel gran genio di tuo padre pensa bene, per avere il vento e farsi bello con gli Achei, di sacrificarti.
Ma siccome sa che tua mamma Clitemnestra, se solo avesse il sentore di quello che sta per accadere, col cavolo che ti porterebbe ad Aulide a farti sgozzare, ecco il colpo di genio: dice a te e a mamma che ti vuole lì per farti sposare Achille. Tu arrivi, bella e ingenua, entusiasta come qualsiasi fanciulla abbiano promesso di sposare Brad Pitt. Ma mamma Clitemnestra non ci mette granché a sgamare il marito e scoprire che quello che ti attende non è un talamo nuziale, ma una tomba.
E qui, Ifigenia mia bella, tu commetti il tuo primo errore. Perché sei giovane, e entusiasta, e troppo abituata a farti manipolare da quel narcisista maligno di tuo padre. Invece di mandarlo a stendere e tornare con mammà a Micene a trovarti un fidanzato vero, no, dici che capisci la posizione di papà, che insomma è in difficoltà, non ci può perdere la faccia, e quindi pazienza, farai la vittima sacrificale consenziente, per il bene degli Achei: che ti sgozzino pure.
Cioè, fammi capire, Ifigenia mia: questo idiota di tuo padre è l’unico responsabile del disastro perché ha offeso Artemide, e tu, povera ciccina, ti senti in dovere di sacrificare la tua vita per lui? Per non fargli fare brutta figura davanti una torma di Achei giustamente incazzati, e dopo che ti ha mentito, tu sei lì disposta non solo a salvarlo, ma pure a farti ammazzare.
Amore, parliamone un attimo, perché qui siamo oltre al famoso complesso di Elettra (non a caso, tua sorella): tu hai un complesso della crocerossina così enorme che in confronto Florence Nightingale era una dilettante.
Visto che siamo nella antica Grecia però a risolvere la questione non ci può pensare uno psicanalista. E allora è la stessa Artemide che si mette in mezzo. E quando Agamennone, senza un tremito, sta lì per ammazzarti, lei ti sostituisce con una cerva e ti rapisce, portandoti in Tauride a fare la sacerdotessa per il suo tempio.
Che non sarà la soluzione migliore del mondo, Ifigenia mia, ma è pur sempre una soluzione.
E difatti per te le cose sarebbero risolte. Nessun contatto con la tua famiglia disfunzionale, e neppure con i Greci. Quelli passano dieci anni a sgozzare e farsi sgozzare a Troia, poi altri dieci durante i quali metà degli eroi periscono male in mare, si perdono, combattono per riprendere il potere.
Quel gran grullo di tuo padre, torna a casa con l’amante e si fanno sgozzare da mamma tua. Al che quell’altro grullo di tuo fratello Oreste decide di ammazzare mamma, con la complicità della tua altra sorella Elettra, e alla fine di questa mattanza, tutti impazziscono per i sensi di colpa generati dalle furie.
Ma tu, Ifigenia mia, da tutto questo ti saresti salvata. Tu stai nella Tauride, ad occuparti del tempio della dea, che detto fra noi è quasi una vacanza. Ogni tanto porti la statua fuori dal tempio a fare un bagnetto, sovrintendi ai riti, e poi niente. Sei felicemente single e felicemente sola, perché se c’è una cosa che Artemide insegna alle sue adepte è che senza mariti e familiari rompiballe la vita di noi donne è un paradiso.
Ma il tuo complesso della
Crocerossina è dietro l’angolo, che ti aspetta. E così quando quel gran grullo di tuo fratello Oreste arriva per caso in Tauride pure con l’amico suo scemo, tu, invece di fare l’unica cosa sensata, cioè far finta di non conoscerli e mollarli al loro destino di sfigati, no, ti devi incaponire a salvarli. Così organizzi tutto un escamotage per scappare con loro, in nave, alla volta della Grecia.ora, Ifigenia mia, spiegami una cosa: ma perché?
Cioè, ragioniamo un attimo, santa pazienza. Questo grullo qui ha ammazzato Clitemnestra, tua mamma, l’unica creatura che ti ha voluto davvero bene. Per te non ha mai mosso un dito, anzi si è dato da fare per vendicare la morte di quel narcisista patologico maligno che era tuo padre Agamennone, e non pago di tutto ciò è riuscito pure a farsi venire un tracollo nervoso e farsi cacciare persino dai suoi concittadini.
Perché lo vuoi aiutare? ma fregatene, per tutti gli dei! Via, via, che cuocia nel suo brodo! E invece tu no, per questo broccolo senza carattere, lagnoso e indeciso, tu butti alle ortiche un posto fisso come sacerdotessa, il tuo prestigio sociale, la tua vita. Per questa bizzarra e patriarcale idea che noi donne dobbiamo essere sempre quelle che sacrificano il loro benessere perché altri, di solito maschi, possano essere felici. Quasi che per gli uomini avere successo ed essere felici sia un diritto, e per noi no.
Ifigenia, svegliati. Lascia stare.Non farti fregare di nuovo, no. Nessun senso di colpa, nessun rimpianto. Io sogno una Ifigenia in Tauride in cui quando fingi di non riconoscerli, poi davvero vai via dal tempio e li lasci lì, quei due mona di tuo fratello e dell’amico Pilade. Che se la sbrighino da soli a salvarsi la vita, se vogliono. Oppure
Che decidano, come avevo fatto tu in passato, che forse il loro destino è quello di morire sacrificati e senza fare tante storie,
Che in fondo, santi numi, se potevi morire tu per ottenere il vento per gli Achei, possono ben morire loro per garantirti un po’ di pace, Ifigenia, su.