Diciamolo: i diritti dei conviventi costano troppo.

Un francese, al Lido, viene investito e muore. L’assicurazione (italiana) dell’uomo che guidava la macchina risarcisce, come è giusto, il danno provocato dall’assicurato al parente più prossimo. Dov’è lo scandalo? Che il “parente più prossimo” è, in questo caso, da considerarsi il compagno dell’uomo. Siamo di fronte, infatti, ad una coppia omosessuale, che conviveva da 40 anni e si era regolarmente ufficializzata con un Pacs, possibile in Francia, paese di cui i due erano originari.

Solo in Italia tale risarcimento può generare meraviglia; solo in Italia, e me ne sfugge un motivo, una persona che convive con un’altra per 40 anni e costituisce una coppia stabile, stabilissima, può venire considerata un estraneo dalla legge, immeritevole non solo di un risarcimento se il compagno muore, ma persino, verrebbe da dire, di una pacchettina sulla spalla a mo’ di conforto generico. In un paese che della legge se ne strafrega alla grande in tutte le sue forme, quando si tratta di famiglia e matrimonio tutti pretendono che le forme della legge siano rispettate alla lettera e che non ve ne possano essere di alternative affiancate a quelle già esistenti: hai un pezzo di carta controfirmato dal sindaco o benedetto dal prete? Sei una famiglia, una coppia, sennò sei niente, un fantasma senza diritti. Siamo un paese in cui il danno e il dolore per la perdita un compagno sono valutabili solo se il compagno in questione era il marito o la moglie del deceduto, così come il reato dello straniero è valutato in maniera più grave se l’immigrato è irregolare: l’essere o meno in possesso di un certificato (di matrimonio o di regolare residenza) influiscono in maniera determinante sulla valutazione delle tue azioni, a prescindere da come ti sei comportato realmente. Se le carte non ti riconoscono una identità non esisti, e su di te è possibile ogni prevaricazione.

Per fortuna, viene da dire, siamo in Europa, e la compagnia assicuratrice ha ammesso che il risarcimento era dovuto, in quanto non si può sostenere di poter risarcire un compagno in Francia, dove i Pacs ci sono, e non se l’incidente avviene in Italia, dove i Pacs non ci sono, ma le coppie non sposate sì. Il diritto, insomma, si adegua, come è sempre avvenuto, agli usi della società, dato che della società è un prodotto. Faticano invece a seguire i tempi gli ameni lettori di certe testate giornalistiche, che sono sconvolti da tanto scandalo. Leggere i commenti lasciati in margine all’articolo del Giornale sulla vicenda è infatti un bell’esercizio:

Non c’ é fine al peggio… Ormai viviamo in una società profondamente ammalata che si é abituata a tutto. Siamo in piena dittatura gay.

e ancora:

…e magari adesso (visto il precedente giuridico) le assicurazioni ci aumentano pure la RC-auto per ammortizzare i maggiori costi di esercizio…

A dire il vero sfugge, in questi commenti, se il problema sia la morale pubblica o il portafoglio privato, insidiato dal fatto che, per pagare i risarcimenti a gay investiti, le Rc auto potrebbero aumentare i premi. La dittatura gay spaventa meno, si evince, di un premio assicurativo che lievita, o meglio, la dittatura gay terrorizza in quanto rischia di trasformarsi in un salasso per le tasche di questi ligi padri di famiglia, già tanto provati nel far quadrare i conti.

Mi aspetto a breve che qualcuno proponga di far girare gli omosessuali, e anche i conviventi etero, a questo punto, con un bel segno di riconoscimento sulla giacca, magari una stellina rosa, che li renda immediatamente identificabili agli automobilisti, ai moticiclisti, ai guidatori di veicoli in genere. Mica per una forma di discriminazione, per carità, solo affinché questi possano fare attenzione a non tirarli sotto. Prima si poteva anche rischiare, ma adesso costerebbe troppo. Dove andremo a finire, signora mia! Tra un po’ si potranno investire in tutta tranquillità solo i single, possibilmente orfani.

13 Comments

  1. Sarebbe bello se certe persone si ritrovassero nei panni di tutti quelli che, qui in Italia, subiscono continue discriminazioni solo a causa delle loro preferenze sessuali, della loro vita privata o della loro provenienza.
    Mi verrebbe voglia di stampare ciò che Lei ha scritto per poi infilarlo in tutte le cassette della posta.

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  2. Una bella badilata nei denti al più comune buon senso, ecco cos’è diventata l’opinione pubblica. Si scandalizzano che il compagno gay venga risarcito? Mi scandalizza che da noi non sia ancora possibile, altroché. Siamo… non so cosa siamo, ma sarà meglio levare quella vecchia definizione di Bel Paese alla nostra nazione, siamo solo un paese, questo almeno finché esibiremo una mentalità da piazzetta.

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  3. Io non mi riconosco più in questo paese, dico sul serio. Senza speranza, tristi ma arroganti, spaventati, incolti. Ecco cosa sono diventati gli italiani. Ho passato un paio di settimane in Spagna, ospite di un’amica. Lì si sente un’energia, un entusiasmo, una partecipazione che in Italia ciao.

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  4. Salve Galatea.
    Se seguire i commenti è un bell’esercizio per trarre eventualmente delle conclusioni, a mo’ di aggiornamento va detto che, almeno ad ora, i commenti positivi compensano quelli negativi (a me consola un po’ che il tenore dei primi surclassi decisamente quello dei secondi – poco più che sputacchi).

    Inoltre – ma sarà sicuramente una svista – il primo commento da te riportato in realtà critica rispettivamente il n.12 e il n.10, entrambi precedenti, ed è tra i positivi. 😉

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  5. Non credo ci si possa stupire. Usciamo da tre decenni in cui si è progressivamente affermato un pensiero unico che vede nel mercato l’unico sistema accettabile di allocazione delle risorse e ipotizza che il bene comune possa venire da una società fondata su una competizione tra cittadini ridotti ad entità economiche che perseguono il proprio interesse personale. Quanto descritto da Galatea ne è una naturale conseguenza. Sia nel rifiutarsi di prendere in considerazione i problemi e le necessità di chi è diverso da noi per cultura, tradizioni, bisogni o, appunto, orientamento sessuale. Ma ancor di più nel prendere come unico riferimento quello monetario, e far discendere da lì anche questioni che sarebbero in realtà di pertinenza della sfera etica. E’ questa forse la cosa più triste, che le persone, i loro sentimenti, i loro problemi, vengano comunque subordinate alla questione economica, e che questa sia presa come dirimente per qualunque problema. Questo è forse ancora più angosciante dell’omofobia in sè e per sè, perché costituisce un restringimento dell’orizzonte mentale a trecentosessanta gradi.

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  6. @->Callisto: grazie per la segnalazione: copiando e incollando, in effetti, avevo preso il commento sbagliato; ora l’ho sostituito con quello esatto. Sì ho visto che poi, per fortuna, il tono è cambiato. Non del tutto, ma insomma, almeno qualche sprazzo di civiltà si è affacciato. Sempre troppo poca, a mio avviso. Ma forse sono io che in questo periodo vedo tutto nero.

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  7. Lo penso assolutamente: il problema dei matrimoni gay (non dei Pacs che considero una inutile via di mezzo, criticando genericamente), è un problema di soldi. Del resto non frega niente a nessuno.

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  8. Ho apprezzato molto il concetto che il diritto è un prodotto della società. A sinistra é un concetto che molti non vogliono capire. A livello filosofico intendo.

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  9. @->Ale: non per dire, ma mi pare che pure a destra non è che sia proprio così accettato, come concetto, neh???? 🙂

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  10. I diritti dei conviventi costano troppo e, a quanto sembra, anche i diritti dei lavoratori costano troppo.
    Di quanto costa mantenere lo stato vaticano, però, guai a parlarne…

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  11. dios che nervi, ma come fate a vivere in Italia, come fate come fate come fate! (un mantra praticamente)
    Il tuo blog e’ indispensabile.

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