Siamo donne o siamo veline? Riflessioni in risposta alle domande di Ghino la Ganga sulla condizione femminile in Italia

Non appena Anskij è ritornato on line dopo le ferie estive, da brava sua lettrice compulsiva sono andata di corsa a leggermi l’ultimo post di Ghino La Ganga, che del blog è simpatica ed irrinunciabile guest star (io provo a fregarglielo, ma non c’è verso, mannaggia!).

Il buon Ghino racconta la sua esilarante esperienza come spettatore nelle piazze romagnole, dove si tengono le selezioni per Miss Italia e Veline, e analizza, spietato, come dette selezioni non siano solo pittoreschi caravanserragli estivi per rianimare economie turistiche al lumicino, ma veri e propri riti fondanti del costume italico. C’è tutto l’ambaradan che serve, su quei palchi, a mandare in solluchero l’italiano medio cresciuto fra la festa di piazza organizzata dalla parrocchia e il tinello con al centro la tv: il plotone di fanciulle italiane, con la faccia un po’ scipita e la coscia rivelante già a vent’anni una pericolosa inclinazione cellulitica; quelle ragazze che incontri fin da piccine sulle scale e poi ti ritrovi cresciute di botto, con tacco da dodici e minigonna inguinale (“Gigi, te la ricordi la Carmela? Ma sì, pensa, è andata a Miss Italia, neh!”); la selezione di ragazze estere, con facce altrettanto anonimamente bellocce, ma ammantate di fascino esotico perché provenienti da oltreconfine, e quindi, in quanto straniere, sempre più peccaminose; il presentatore venuto su dalle tombole per il Santo Patrono, e pertanto bravissimo a lasciar intendere doppi sensi e a scandalizzarsene subito dopo (“Ecco, adesso Veruska, che ce la dà… ma nooo! Che avete capito??? Che ce la dà… la cartellina con scritti i nomi delle vincitrici!”).

É lo strapaese declinato in tutta la sua grezza e sfavillante bonomia, immutato ed immutabile dai tempi dell’avanspettacolo nei cinema di seconda visione, anche se si è dato negli anni qualche aggiustatina di facciata, e l’aspirante miss, che studia economia e commercio, può presentarsi scortata da mamma, papà e moroso tatuato e palestrato – con cui di certo la sera non recita avemmarie – senza che i parenti o il pubblico si scandalizzino.

Dopo aver lumato ed essersi beato per le grazie delle fanciulle, Ghino però, dato che è tipo di buone letture, si domanda che razza di idea delle donne abbia l’uomo di questo nostro Belpaese, superata ormai la soglia del fatidico Terzo Millennio; e, ancor più si chiede che razza di idea abbiano, delle donne e del loro ruolo, queste donne e queste ragazze, che, pur se tutte laureate o laureande, per un posto sul palco di Miss Italia o una inquadratura in un sottoprodotto di Striscia la notizia, sono disposte a cadere con perizoma all’aria, trangugiare latte con aria finto lussuriosa, scosciarsi e strusciarsi in scimmiotamenti di lap dance modello gita in famiglia. Si interroga, rigira il quesito ai suoi lettori, di conseguenza anche a me; e io, da donna, confesso che non so rispondergli. Sparar loro addosso sarebbe molto facile, ma a me le cose facili non piacciono, e poi rischierei di passare per una zia aciduzza, che fa del moralismo perché, data l’età e l’altezza, non può partecipare lei pure allo show.

Secondo me la chiave di interpretazione non sta nel comportamento delle ragazze, ma in quello che sta loro attorno, non solo sul palco, ma nella vita. Lo Strapaese immobile in cui sguazziamo tutti, e di cui, nonostante i mugugni, siamo in fondo in fondo soddisfatti. L’Italia non è un paese moderno, e non è nemmeno un paese avanzato: può essersi ingolfata di telefonini, riprendere la sagra di paese con la fotocamera digitale, ma alla sagra di paese degli anni ’50 è rimasta come mentalità di fondo. C’è la famiglia, il campanile, il parroco che è bonario e simpatico fintanto che tutti gli riconoscono l’autorità di metter bocca in ogni cosa, il sindaco che si scappella e quando pensa all’Istituzione dona sempre la maiuscola di rito; poi ci sono gli uomini, che sono tutti peccatori e soprattutto un po’ bauscia, e le donne. Queste ora sì, sono moderne, il che vuol dire che possono studiare e trovarsi un posto di lavoro (uno stipendio doppio, poi, adesso in casa serve, ci mancherebbe), ed essere, fintanto che non diventano madri e mogli, anche un po’ sensualmente zoccolette: del resto la società borghese questo, sotto sotto, l’ha sempre permesso, purché non si dia troppo scandalo, e pure Madonna Luise Veronica Ciccone, che di quest’epoca è da sempre epitome, insegna che essere da giovani trasgressive, è il miglior viatico per accreditarsi come signore bon ton passati i quaranta.

Ma il vero potere delle donne, e la loro possibilità di farsi notare nella vita, risiede ancora e sempre nella femminilità stereotipata ed esibita come tale. Ti fai il culo a studiare e pretendi di essere elogiata per quello, e sei una virago, o per lo meno, nel migliore dei casi, una frustrata rompipalle; ti rifai il culo dal chirurgo e lo metti in mostra su un calendario, e da sex simbol conclamato e spiritoso ti si aprono tutte le porte, comprese quelle dei Ministeri.

In Italia la carriera unica prevista per una donna, se sola, è sempre quella di favorita del Sultano; se sposata, di moglie del medesimo, che vede e tace per il bene del marito e la salvaguardia della famiglia. I piccoli passi di ammodernamento che ci sono stati han solo reso meno fissi i ruoli. Un tempo non era concesso passare da una categoria all’altra, e si doveva scegliere presto se far parte della prima o della seconda, per sempre: una reputazione rovinata ti escludeva da ogni gioco; oggi la ragazza di mondo comincia come procace velina disposta a tutto, se è intelligente diviene favorita, poi, ottenuta visibilità e costruita una carriera, si trasforma in moglie e madre tradizionale, magari facendo le pulci alle nuove leve di giovinotte che vengon su in batteria.

Questo è il mondo di cui le aspiranti miss-veline-letterine-grandifratelline vivono, di questo mondo sono il prodotto, e, non essendo sceme, ci si adeguano, cercando di ritagliarsi, da brave italiane, un angoletto di paradiso privato in mezzo ad un pubblico disastro. Non combattono il sistema, provano a sfruttarlo a loro vantaggio. Esattamente come cercano di fare i loro coetanei maschi divenendo servi del potentato di turno. In questo, pur nella differenza di mezzi, si è raggiunta una specie di amara parità.

18 Comments

  1. Donne e/o uomini vogliono i soldi. E per questo fanno di tutto.
    Ci sono poi persone intelligenti che fatta la gavetta sessuale cercano di mettere nel loro mestiere qualcosa di sé.
    Alcune ne fanno solo un modo per riciclarsi, altre per esprimere la loro personalità in maniera utile agli altri. Queste ultime sono una minoranza

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  2. Ti mando una pasquinata di GiGi su questo tema (che trovi con foto anche su http://www.nonsiaprolisso.it/blog/blog0808.htm/#veline).
    Ciao
    cacioman

    VELINE

    De sti tempi la vita è propio dura,
    trovà lavoro è ‘na disperazzione.
    Ma ce sta ‘na cariera ch’è sicura:
    si ciai la fica, ciai la soluzzione.

    Ce deve avè ‘na bella architettura,
    sana e robbusta de costituzzione,
    sapella sbandierà senza censura
    e avecce quarche ariccommannazzione.

    E alora nun ce serve de studià,
    sarvo er ballo co quarche mossettina.
    E aprì la bocca solo pe cantà.

    Tanto parlà nun serve a ‘na velina.
    Certo quarcosa lo dovrà ‘ngojà,
    ma nun strozza e nun sa de medicina…

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  3. L’analisi mi sembra precisa ed efficace (stupendo il passaggio del “farsi” e “rifarsi”). Tuttavia, contrariamente a quanto scrive Pensatoio, la questione non è tanto “economica”, quanto “ontologica”. E’ all’Essere che ognuno di noi mira, all’Essere del Modello: e, tragicamente, in Italia oggi il Modello imperante è quello descritto superbamente da te, pregiatissima Galatea.

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  4. Correggerei Pensatoio: molte donne non si accontentano dei soldi ma vogliono anche la fama. E questi concorsi ‘ste robe le promettono…

    Fortunatamente nella mia città (e quella nativa di galatea, se non erro, trieste) l’edizione di Miss ha richiamato ben una dozzina di partecipanti e una trentina di persone (i parenti?), e questo la dice lunga sulla mentalità del luogo… Del resto (per intromettermi nelle statistiche finali di Ghino la Ganga) è una delle città italiane con più alto numero di divorzi, separazioni, e figli nati fuori dalla coppia/ragazze madri. (Vabbè, anche malattie mentali e suicidi, ma questo è un altro discorso…)

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  5. Poi, la creme de la creme di queste squisitissime, verrà qui per il gran finale. Ebbene sì, siòre e siòri, il sottoscritto abita a Salsomaggiore e da quand’era piccino picciò è abituato a vedere le smutandate andarsene in giro a far prendere aria alla tappezzeria. Ormai ho paura che ci siamo e che l’annuale riconversione cittadina in Oasi Naturale dell’Oca dalla Fascia Bianca sia al via. Hanno già iniziato a montare un palchetto sulla fontana in centro, dove l’anno scorso si sono esibite niente popò di meno che Paola & Chiara. Invidiosi? Se dite di sì vi prendete un nocchino.
    Tutte queste ragazze – ma anche le madri, occhio – sono affamate di fama, TV, cinema, moda, qualsiasi cosa le faccia emergere dalla mediocrità locale per lanciarle nella mediocrità multimediale. Pensano sia un salto di qualità, invece è solo una vetrina per siòrette che questo erano e questo rimangono, punto. E lo si nota da quei piccoli dettagli: dare alle colleghe orari sbagliati per le prove e le sedute fotografiche, nascondersi i vestiti, bisticciarsi l’estetista o la parrucchiera più brava, per non parlare delle madri che arrivano anche alle mani per difendere le virtù della figlia contro “quel cesso a pedali della tua!”, che poi è la sua amica del cuore. Sì, perché le Miss si amano tutte, sono amiche per la pelle, vivono insieme quest’emozionante avventura, “e anche se non vinco, sono contenta, perché siamo come sorelle”, ecc.

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  6. ma che cosa e’ questa storia delle veline?

    l’avevo sempre sospettato che sotto sotto il Ghino la Ganga fosse un vecchio puttaniere…. non per altro e’ socialista….
    🙂

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  7. Beh, un mio amico regista della RAI mi ha raccontato che ogni volta che stanno girando in qualche cittadina di provincia, lui è assediato da ninfette aspiranti vallette/veline/etc. E DALLE LORO MADRI che arrivano quasi a proporre loro stesse che si porti a letto le figlie. Racconta scene tra il boccaccesco e il felliniano, come quella di una madre che alzando le gonne della figlia quindicenne gridava “Ma la guardi, dotto’, guardi che belle cosce!”.
    Lui è un bravo ragazzo e non se la sente proprio di farsi delle minorenni. Ma dice che un sacco di gente che lavora nel ramo si spaccia per “regista della RAI” per portarsi a letto queste pischelle. “E sono sempre più giovani” mi assicurò l’ultima volta che ne parlammo. Poi magari tutte, madri e figlie, si scandalizzano se c’è il gay pride in città o se qualcuno prende in giro il papa pubblicamente.

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  8. Sarei curiosa di capire a chi pensava il Pensatoio qui sopra quando dice che ci sono “persone intelligenti che fatta la gavetta sessuale cercano di mettere nel loro mestiere qualcosa di sé” per riuscire infine a “esprimere la loro personalità in maniera utile agli altri.”
    E’ una persona intelligente chi per arrivare a mettere qualcosa di sé nel proprio mestiere passa attraverso la gavetta sessuale?
    Ho molti dubbi poi sul fatto che il gavettaro sessuale possa poi arrivare ad esprimere la propria personalità in maniera utile agli altri.

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  9. Per par condicio bisognerebbe parlare dei calciatori, dei Rigucci, dei Corona, dei Briatore… dei Silvi e Piersilvi. Comunque debbo riconoscere che mentre per aspirare a fare la velina bisogna avere un minimo di caratteristiche buone per il caravanserraglio, per fare il sultano, se si esclude il sultano sportivo, si può essere anche bassi, pelati, anziani, cicciotti, cafoni, delinquenti, asini, incontinenti, viscidi, stonati, bugiardi, corrotti, cureggioni, millantatori, sudaticci, imbranati, truffaldini, montati, pigri o eccessivamente impegnati, sostanzialmente traditori. Povere veline… anche loro devono pagare un prezzo… e considerato che una velina vale l’altra….

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  10. Il problema è solo che non c’è nessun concorso per velino, etc. Solo grandi fratelli etc. Ma (vedi anche alla voce politica) di uomini pronti a darlo, anche gratis (diciamo metaforicamente parlando per salvare le apparenze), solo per ammiccarsi il potente (o l’impotente di turno), non serve manco cercarli. Quelle “ragazze” si muovono in quel mare che è questa Italia. Mica serve portare i grandi esempi di ruffianeria, piaggeria o camaleontismo: conosco fannulloni che, nel tempo libero, fuori della fatica dell’ozio, si dilettano a lavare la macchina al capufficio; pronti anche loro, se è il caso, a prestargli la moglie.

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  11. x Luca
    Nun sprechiamo l’Essere per queste cose. Il Denaro assorbe molto meglio…

    x Juni
    Certo che vogliono anche la fama. Ma giusto il tempo di trovare un ricco marito. Pensa ad es. a Marisa Allasio che ad un certo punto s’è sposata e tanti saluti…

    x Elena
    Ovviamente non si sa con certezza che le veline siano passate per qualche letto. Mi riferisco a chi inizialmente ha fato vita da velina (presupponendo magari che per qualche letto ci sia passata) e poi ha pensato di rielaborare la sua carriera professionale : es. Isabella Ferrari, attrice ora decorosa, ha iniziato con film demenziali e con qualche generosa esibizione di sè. Oppure Lucia Ocone e Sabrina Impacciatore che sono dovute passare per “Non è la Rai”( anche se il loro talento pare si evidenziasse già in quel contesto).

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  12. per Mikecas ( perdonerà la Padrona di Casa se rispondo):
    Il fatto che per esser puttaniere si debba esser, o esser stati, socialisti, è uno di quei luoghi comuni che appesantiscono perfino chi li esprime.
    Il fatto che l’apprezzar le belle donne significhi esser puttaniere,è uno di quei sillogismi abbreviati, tipici del modesto contesto culturale di questo paese, di cui ho detto nel mio post.
    Ho sempre apprezzato le belle donne,e son sempre stato gentile e premuroso con loro:tuttavia, non sono mai stato socialista.
    Se usassi il Suo stesso stile, potrei scrivere che Lei che è un comunista superficiale che non sa nemmeno come sia una donna .
    Vede che rischi si corrono?
    Si impegni, e vedrà che migliorerà.
    🙂
    Stia bene.
    Ghino la Ganga

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  13. caro La Ganga, a parte che io son sono mai stato comunista, ne’ superficiale ne’ profondo, e la cosa dovrebbe essere evidente, devo rimarcare che non basta sostenere di non essere socialista, ma bisogna anche non sembrarlo….
    e magari stare un po’ di piu’ allo scherzo….
    😉

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  14. Per Mikecas ( perdonerà ancora una volta la Padrona di Casa se rispondo):
    Caro Mikecas, se rileggerà con attenzione il mio commento precedente noterà che ciò che mi infastidisce di più non è l’attributo di puttaniere,nè quello di vecchio, bensì quello di socialista.
    Come a Lei quello di comunista, par di intendere: e ciò mi fa pensare che Lei sia su una buona strada.
    Resta l’apprezzamento per le belle donne, che auspico sia comune ad entrambi, sicchè la saluto cordialmente .
    Rivolgo inchino e baciamano all’affascinante Ninfa Padrona di casa,che vorrà perdonare questo scambio di battute in casa Sua.
    Come avrebbe scritto Vasco Pratolini: appena passa una bella donna pè la via, tra maschi s’attacca a fa’ i gradassi pè farla voltà.

    Ghino La Ganga

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  15. @->mikecas: che poi, detto tra noi, Ghino non è neanche tanto vecchio… 🙂
    Dai ragazzi, non fate così. Baciotto a tutti e due e fate pace, che siete troppo simpatici.

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  16. C’é poco da scandalizzarsi; sono spinte biologiche fondamentali.
    I maschi mettono su un ambaradan per attrarre femmine disponibili e belle; le femmine guardacaso preferiscono aprire le gambe piuttosto che diventare cassiere a 800 euro al mese o neuroscenziate a 850 euro al mese.
    Per non parlare della soddisfazione narcisistica, ben più importante di quella economica. Se per ipotesi una velina e una neuroscienziata guiadagnassero gli stessi soldi, la prima guarderebbe sempre la seconda dall’ alto in basso. Perchè la seconda é dovuta scendere al vero compromesso: accettare di piegarsi al “fare” dei maschi, perchè non le é bastato “essere”; l’ essere che nelle fiabe basta alla Bella Addormentata.

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