
Sono arrivata a casa tardi, ieri, e quindi ho potuto leggere solo a tarda sera Il Giornale. Meno male, sennò rischiavo di perdermi un fondamentale articolo della Susanna Tamaro sul caso Englaro. Scritto ispirato da raro senso poetico, una inanellata di perle degne in tutto e per tutto dell’immortale autrice di Va’ dove ti porta il cuore.
Infatti comincia ricordando il nonno: la Tamaro, si sa, se non ha un avo a cui ispirarsi non scrive. Inizia dunque il suo temino con una banalità sempre d’effetto per le aperture: I progressi della scienza ci portano ad affrontare problemi etici fino a pochi anni fa impensabili. Ma va’? Se un mio alunno di seconda media apre così un testo, gli rifilo un quattro senza quasi guardare il prosieguo: faccio male, dovrei stringergli la mano dicendogli: “Da grande scriverai best seller come la Tamaro!”; pedagogicamente potrebbe essere più dissuasivo.
Continua poi con un bel ritrattino di famiglia, che non fa mai male: Se avessi detto a mio nonno, nato nell’Ottocento e sopravvissuto a due guerre mondiali, che avrebbe potuto decidere, con l’aiuto di un atto notarile, in che modo morire penso onestamente che sarebbe inorridito.
Strano, però, ‘sto nonno: a farsi ammazzare per decisione altrui da una pallottola in guerra è corso felice, par di capire da quanto ne narra la nipote; si vede che saltar in aria per una granata è da considerarsi morte naturale, naturalissima per qualsiasi essere umano. Oddio, a me un dubbio rimane: mettiamo che il nonno, invece di scapolarla, sulla mina ci avesse camminato sopra, rimettendoci qualche arto e magari un pezzo di cervello, forse avrebbe chiesto pietosamente a qualche compagno di tiragli un colpo in testa per finire di soffrire; non è escluso che il nonno stesso – da quello che ho sentito raccontare dai reduci delle guerre mondiali – si sia ritrovato lui pure a fare questo estremo pietoso servizio a qualche commilitone. Non l’avrà raccontato alla nipote, magari, anche perché, sentito come ragiona, la nipote, il nonno avrà avuto paura di sentirsi ammannire una ramanzina scritta dalla medesima: e alle guerre mondiali si può anche sopravvivere, ad un testo della Tamaro non è sempre detto.
Ma per carità, son quisquilie, tirem innanz. E infatti la Tamaro continua, indefessa.
Se capitasse a me, ad esempio, magari in quel momento vedrò lo sguardo della persona che amo e capirò che voglio continuare a vederlo o forse proverò curiosità per questa nuova fase della mia vita che si sta aprendo, un po’ come se visitassi una terra inesplorata. Ma come faccio a saperlo adesso, a decidere in un momento così lontano e così diverso? Eh, non lo so, signora Tamaro: ma noi si fanno nella vita tante volte cose che poi hanno i loro effetti in momenti lontani, e quando noi siamo diversi. Per esempio, chi si sposa, chi ha un figlio, persino chi fa testamento: dovessimo evitare di prendere decisioni perché in un momento successivo potremmo cambiare idea, non decideremmo più nulla, nemmeno di bere un bicchier d’acqua, perché adesso che me la verso, sì, mi pare proprio d’aver sete, ma magari quando mi scende nel gargarozzo mi accorgo di no, anche se per sputarla fuori è troppo tardi.
Ma no, la Susanna è proprio sconvolta, e si domanda, con pathos crescente: E se poi questa mia scelta autorizzasse qualcun altro a decidere per me?
Mi sfugge, onestamente, dove stia il problema: o il qualcuno è stato nominato da te, e quindi è persona di cui ti fidi ciecamente e sai che rispetterà le tue volontà, oppure tu stessa hai lasciato scritto cosa fare, nel qual caso il qualcuno non dovrà neppure prendere una decisione, solo far rispettare quanto tu vuoi, come mero esecutore. In nessuno dei due casi vi è da spaventarsi.
Un brividino viene semmai a pensare che estranei che non ti conoscono, e non sanno niente di te, in base alle loro personali idee morali o convinzioni religiose, che magari tu non condividi, ti impongano di dover sopportare trattamenti che non desideri, al solo fine di tenerti ancora un po’ in vita, e magari pure soffrendo, perché così pare sia giusto a loro. Per me questa è una forma di violenza, e non ci sono santi né nonni che tengano.
Ma no, la Tamaro deve proseguire con il suo fervorino: Contrariamente a quanto ci viene continuamente ripetuto, io penso che sappiamo ancora pochissimo sulla vita, su quello che c’è nella nostra mente, nel nostro corpo e che questo senso di ignoranza debba condurre al massimo timore, al massimo rispetto. Appunto, verrebbe da dire: dato che non ne sappiamo un beneamato, come tu stessa ammetti, tanto vale usare sì il massimo rispetto, e lasciare la possibilità a ciascuno di decidere per sé, dato che poi di quella decisione sarà il solo a pagarne le conseguenze. Invece no, a proseguire con l’articolo, si capisce che ciascuno prima di prendere una decisione sulla sua vita, deve tener presente i voleri di una intera folla: Nessuno di noi sa cosa provi veramente Eluana, nella sua attuale condizione, come non sappiamo perché le sia successo questo incidente, che senso abbia nella sua vita e in quella dei suoi genitori né perché il suo corpo continui ad essere così straordinariamente vitale. Questa vicenda provoca in me un senso di dolorosa compassione. Compassione per la sofferenza dei genitori, per quanto abbia dovuto soffrire – e per quanto ancora avrà da soffrire – la loro figlia; compassione per le suore che, per tanti anni e con tanto amore, si sono prese cura di lei.
Curioso che la Tamaro sia tanto sensibile nel rispettare ciò che Eluana possa eventualmente sentire ora, ma totalmente sorda a quanto Eluana aveva più volte detto esplicitamente di volere, quando era pienamente cosciente e in grado di prendere decisioni assennate; ancor più curioso che la sofferenza del padre sia messa in pari con quella delle pie suorine della casa di cura dove Eluana vegeta, che, per carità, saranno brave e tanto affezionate, ma, in buona sostanza, sono infermiere pagate per far quel mestiere, ed hanno titolo per essere chiamate in causa pari a quello della maestra che ebbe Eluana alla elementari, al suo portinaio, o al panettiere. La sentenza del Tribunale dei giorni scorsi questo principio lo ha ribadito, ma sul Tribunale la Tamaro ha da ridire: Ma oltre alla compassione, provo anche un senso di gelo e di sgomento perché l’idea che un tribunale non penale possa decidere della vita di un essere umano è qualcosa che esula dalla mia visione del mondo. Il Tribunale, a ben vedere, stavolta non ha affatto deciso sulla vita di un essere umano: si è limitato a ribadire che ogni essere umano è libero, rispetto alla sua vita, di prendere le decisioni che più lo aggradano, compresa quella di rifiutare terapie che lo tengano in vita forzosamente. Lo aveva già fatto in passato; peraltro, continua così, lo dovrà fare nuovamente in futuro, se non ci sarà altra via che quella legale per far rispettare, da parte di un paziente, la propria volontà. Forse questo esula dalla visione del mondo della Tamaro, e pazienza. Strana visione del mondo, però, quella che accetta invece che un tribunale penale possa decidere della vita di un essere umano tranquillamente. Se Eluana fosse finita in coma per essere stata causa di un incidente mortale, ad esempio, che farebbe la Tamaro? La terrebbe in vita, sperando in un suo risveglio, per poterla giustiziare? Un tribunale penale potrebbe decidere di staccare il sondino per risparmiare di sprecare corrente per la sedia elettrica?
Non so cosa dica il resto dell’articolo. Sinceramente, non ce l’ho fatta ad andare avanti.
Forse è per questo che li dividono in due parti, perché nessuno ce la fa a proseguire, dopo di un po’, nella lettura.
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Se ne deduce che un tribunale penale invece va bene: un modo per dire che la Tamaro è a favore della pena di morte?
Devono essere le radici cristiane dell’europa..
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Bel post, perfetta analisi di un modo di pensare, tipico di certi cattolici (spero una minoranza, ma non sembra…), che mette i brividi; spero un giorno di non dover mai subire la loro “compassione” e il loro “amore”, ne farei volentieri a meno, sinceramente…
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Peraltro l’assurdo di questa argomentazione è che è perfettamente rovesciabile: e se io ordino di non staccare i fili e poi mi trovo ad agonizzare per quindici anni senza riuscire a comunicare che vorrei togliere il disturbo? E’ buffo come ogni argomentazione di questi devoti della vita ad oltranza esuli dal cuore della faccenda, ovvero che ognuno è proprietario del proprio corpo.
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Del resto la Tamaro è quello che è… e credo che leggendo queste sue frasi dal suo raccontino “chissene” quel quattro diventerebbe anche un due: “… il cieco era divenuto il ‘non vedente’ e il paralitico il ‘non deambulante’. C’era una tendenza in corso a trasformare gli aggettivi in GERUNDI preceduti da una particella negativa.” Mi son perso il participio… sarà per gli scioperi dell’Alitalia?
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bah… dalla Tamaro che t’aspettavi?
Però il di lei nonno “sopravvissuto a due guerre modiali” mi ricorda che devo fare un post: che nulla c’entra coi nonni e con la Tamaro, ma con la prima delle due guerre.
Vedo di provarci.
Inchino e baciamano.
Ghino La Ganga
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Ma per carita’ diddiooooo la Tamaro AIUTO
Già la vita l’ha premiata col consenso del pubblico su quella brodaglia di parole melense che era “dove ti porta il cuore” . La successiva carriera della “scrittrice” come autrice di fondi per “il giornale” è semplicemente qualcosa su cui, a voler esser seri, si dovrebbe stendere un pietoso velo.
Invece siamo nel Berlusconi IV e la Tamaro è una profonda intellettuale organica alla nostra civiltà che celebra intimisticamente, ma neanche tanto, i valori dell’occidente.
Che ci vuoi fare? Gira cosi…
cloro
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Ciò che sostieni è condivisibile. Stasera ho appreso che un tribunale europeo, non ho capito quale, ha rigettato le istanze di una TRENTINA di associazioni italiane che contrastavano la sentenza delle Corte per la Eluana Enblaro. Vomitevole. Questi sono gli stessi bigotti che schedano i bimbi rom o amano le classi ponte-ghetto per i bambini stranieri.
Personalmente ho scelto di non parlare dell’argomento con i bigotti e gli ipocriti. Quanto a il Giornale lo schifo da quando non c’è più Montanelli.
luigi nonallineato
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Uh! perdona la dimenticanza ma è imèportanter: la Tamaro se avesse scritto la Bibbia non la leggerei.
l nonallineato
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la tamaro a me faceva venire le carie, ora anche il mal di pancia. che dite posso chiederle il risarcimento per il danno biologico?
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Forse che il fondo del Giornale sia ontologicamente vicino al fondo del barile?
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L’articolo della Tamaro è inconsistente. Il ragionamento è discontinuo, privo di ogni consequenzialità logica. Cerca di sostenere una tesi, mescolando grossolanamente etica, diritto e ‘sentimentalismo’.
Mi piace il tuo blog.
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Chiedo scusa, ho fatto casino con il campo del link…
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Il caso di Eluana Englaro è finito sulle prime pagine dei giornali. Ci si è divisi e si sono prese posizioni differenti sulla sentenza della Cassazione. La sentenza ha dichiarato inammissibile il ricorso del Tribunale di Milano. Quindi la Cassazione permetterà al padre di Eluana di staccare il sondino dell’alimentazione che la tiene in vita. Gli ambienti religiosi e conservatori hanno gridato all’omicidio legalizzato. Abbiamo sentito le sparate angosciate di esponenti politici come Carlo Giovanardi, Luca Volontè e Paola Binetti. A dar loro manforte si è aggiunto il Vaticano. Monsignor Rino Fisichella e il presidente della CEI Angelo Bagnasco hanno chiesto una legge che dica no all’eutanasia. Peggio ancora ha fatto chi ha tirato in ballo il padre di Eluana, Peppino Englaro. Questi signori, non potendo attaccare direttamente un padre in sofferenza, si sono limitati a dire: “poverino, è strumentalizzato”. Non servono nemmeno le esultanze di certi laici: ha vinto la cittadinanza, la legge. Bisogna aver fiducia nella legge, anche quando dà sentenze discutibili come quella sulle violenze al G8 di Genova. Una ragazza in coma irreversibile finirà per lasciare la vita terrena. Non sarà in Lombardia, dove ora è ricoverata. Le strutture della Lombardia sono indisponibili a togliere il sondino dell’alimentazione ad Eluana Englaro. Questo per volontà del presidente ciellino della regione Roberto Formigoni. La soluzione sembra essere Udine. Lì il sondino potrà essere staccato dal corpo di Eluana. La ragazza, in coma dal 1991 in seguito ad un incidente stradale, potrà così riposare in pace.
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Galatea, accidenti! Commenti i deliri mistici di Suor Susanna, ma ne ignori la biografia.
La “signora Tamaro” è signorina. Negligente nei doveri di donna, non impiega la vita nella missione di costruire una solida famiglia. Ma siccome il Papa si fa sbaciucchiare mani e piedi da bestemmiatori divorziati, come affermi tu, tirem innanz…
Il dramma nasce nel coming out pubblico dove dichiara: «Ho un’amicizia d’amore con una donna» con la quale convive da anni.
Mizzega, se la Chiesa si fa rappresentare da tali elementi significa che è davvero alla frutta…
Messaggio pubblicitario:
Anche tu sei imprigionato nel tunnel de Il Giornale. Chiamaci, ti sapremo aiutare. 1-800-GIORNJAIL-ANONIMI.
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Non condivido il commento.
Come sa io, Susanna, sono a Cortina e ho scritto questa cosa perchè era coerente con i miei romanzi dai quali ho tratto il sostentamento e il conseguente rafforzamento nella fede del cattolicesimo a scopo di lucro. Io sono per la vita della “Eluana” si chiami essa Englaro o chicchesia.
Non scherziamo, ragazzi, io perdo il target e i benefit delle case editrici. Se non fate vivere la Englaro si crea un pericoloso precedente: sento già una crepa nel legno di una trave della mia villa.
Dirò una frase: “la vita, che come quella di mio nonno è vita seppur mutilata nelle sue funzioni più visibili ai più, è vita e nessuno, men che meno un tribunale – a meno che non sia strettamente penale – ha diritto di sparecchiarla”
Aggiusto la trave e vado a letto.
Susy
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