Il carisma di Evelino

magritte

Evelino ha forti problemi con la sua personalità. Per esempio, è convinto di averne una.

Come si sia potuto mettere in testa questa idea, nessuno lo ha mai capito. Dacché è nato, si sono prodigati tutti a fargli capire che no, proprio no, nemmeno se ne parla. Ma lui niente, tenace e tetragono, non prende botta.

Evelino, in realtà, non ha un carattere, ha solo una irrefrenabile propensione al vittimismo. È uno di quegli uomini che, in vita loro, non hanno mai avuto nella capa l’ombra di una idea. Non dico un’idea originale, dico proprio una idea punto e basta, anche ripescata in un vecchio scatolone o presa ai saldi di fine estate. Le idee sono incompatibili con il suo cervello: se per caso ci entrano, per sbaglio, sostano giusto il tempo di vederne il vuoto e scappano via, in cerca di lidi migliori. I poveri neuroni, presumo per vincere la noia della solitudine, si sono così dedicati al lagno compulsivo. Non c’è ora del giorno e della notte in cui, incrociando per caso Evelino, non si sia sommersi da una valanga di sospiri e di recriminazioni. La scontentezza di Evelino non conosce confini e non ha ambiti specifici: comprende la vita, la politica, la salute, la società nel suo complesso. E poi il consumismo, la religione, i Valori, tutto quanto si trova attorno, fino a raggiungere gli ultimi colori imposti dalla moda e la lunghezza delle gonne femminili, che non ho mai capito se consideri troppo lunghe o troppo corte, ma comunque così non van bene, ohè.

Dopo dieci minuti di queste insulse ed onnicomprensive geremiadi, persino l’essere umano più bendisposto nei confronti suoi e del creato ne ha le palle talmente piene che inventa qualsiasi scusa per fuggire. Difatti, non appena Evelino entra al bar o in una qualsiasi stanza, si diffonde l’effetto ricordo improvviso. Tutti i presenti, simultaneamente, rammentano che avevano qualcosa d’altro da fare; qualcosa di talmente imprescindibile che piantano tutto lì, pratiche, conversazione, caffè appena ordinato, e se ne vanno, veloci come un gatto che attraversi la strada all’appropinquarsi di una automobile in corsa.

Ecco, vedi? – spiega allora lui, torvo ma sottilmente compiaciuto, cercando di attaccar bottone con me – è perché io ho una forte personalità, che mi evitano. Sanno che ho ragione e non sono in grado di ribattere alle mie argomentazioni. È che io avrei il carisma di un leader, ma non lo vogliono ammettere, non lo riconosceranno mai, per questo scappano, non vogliono confrontarsi, è tutta invidia, è da quando sono piccolo che mi capita così, mi mettono i bastoni fra le ruote…”

Sì, d’accordo, Evelino. Adesso scusami, devo andare.

9 Comments

  1. Peccato non esserci incrociati, ero proprio appena uscito. Almeno in quello ti ho preceduta. Non che lo eviti, non ero presentabile. Ho consumato i calzoni a suon di toccarmi. 😉

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  2. Certi bottoni li conosco bene, anche se a me capitano più che altro – per ragioni professionali – quelli riconducibili alla salute a alle istituzioni pubbliche, anche se ne ho visti di ogni varietà: alticci o sobri, incazzati o mesti, lacrimosi o rabbiosi, ecc. ma tutti si raccolgono nella macrocategoria degli scontenti per sport e/o passione. Che per carità, le cose potrebbero andare meglio, ma attaccare con le filippiche dell’insoddisfazione non ha mai accorciato le file, sveltito le pratiche o ridotto la burocrazia. Oggi, un’Evelina (secondo me fanno razza, oh) si lamentava col consueto «è uno schifo!» della data per gli esami del sangue, che ahimè – manco fosse in fin di vita – le cade di lunedì 23. Quindi s’è lanciata in una filippica sulle istituzioni sanitarie e su come in città funzioni tutto meglio che in paese (e grazie al piffero, in un piccolo centro gli ambulatori che effettuano i prelievi sono un po’ meno), e che basta presentarsi senza prenotazioni, ché gli esami te li fanno subito (mah, conoscendone la meccanica, ci credo come a Babbo Natale). Per fortuna, un attimo prima che le indicassi la fermata del BUS per Parma, se n’è andata con buona pace dell’anima sua, ma soprattutto della mia. Ops, mi è scappato uno sfogo un po’ lungo… scusa, non volevo fare l’Evelino.

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  3. Io ho un collega così: rompe i coglioni a tutti e sa utilizzare talmente bene il narcisismo tipico delle vittime che la maggior parte delle persone all’inizio ci casca. Infatti non ero ancora arrivata lì che questo mi aveva già fatto sapere che toccava a lui svolgere il mi lavoro (?) e quando ho chiesto al dirigente cosa fare mi ha detto:”eh ma sai poverino è uno che ha tanti problemi cerca di non aumentarglieli” (!), e così per un po’ ho cercato di non urtare la suscettubilità del personaggio. Poi non ce l’ho fatta più e adesso è guerra aperta (secondo me il dirigente si è divertito un mondo alle mie spalle;-))). Ma lui è un Evelino molto esperto e più sottile del tuo (comunque parecchia gente ha i pantaloni mal messi ;-)))
    oh, chess’haddafà, il mondo è bello perchè è vario, e l’Evelino se lo conosci lo eviti, no? io ho cominciato a farlo e tu fai bene a fare altrettanto…
    baciotti, guarisci presto eh ciao

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  4. Mh…..
    A volte anche il mio psicanalista mi sposta la seduta, dicendo “c’ho un impegno improvviso”.
    Ora che ho letto il Tuo post, sono preparato,se dovesse dirlo quando son già lì in studio,sulla poltrona,nel mezzo d’una mia frase.
    ;D
    Inchino e baciamano.
    Ghino La Ganga

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  5. @->Ghino: però almeno lì puoi vendicarti non pagandogli la seduta…pensa a noi prof, che manco è suonata la campanella e vediamogli alunni che mettono tutto nello zaino e cominciano a tirare fuori i cellulari per mandare messaggini al moroso/a che li attende fuori dal cancello della scuola, in trepidante attesa. 😀

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