Ingiustificabili intimidazioni

Torno a casa, stravolta perché il treno era in ritardo, per uno sciopero, cioè non per uno sciopero “serio”, come mi ha spiegato il controllore, per uno sciopero “così”: ha detto proprio le testuali parole, uno sciopero così, facendo intendere che a scioperare erano un comparto di non so che delle Ferrovie, e che lui non se ne interessava un granché, né dello sciopero né del comparto, e, a dire il vero, pareva si interessasse pochino anche delle Ferrovie medesime, non fosse per il fastidioso particolare che lui ne indossava la divisa e pertanto noi viaggiatori, vedendo scorrere sugli schermi l’annuncio dello sciopero, a lui chiedevamo per avere lumi.

Torno a casa, dunque, dicevamo, dopo averci messo, per tornare, esattamente venti minuti in più di quanto ci dovrei mettere in teoria, ma non per colpa dello sciopero, lo ammetto, perché tanto, ormai, i venti minuti di ritardo sono di prammatica, tanto che nei rari casi in cui arrivo all’ora regolarmente prevista, mia madre, quando mi vede varcare la porta di casa, chiede, stupita: “Ma oggi sei uscita prima?”

Quindi, dicevamo, torno a casa, straca e stufa, come si dice da noi: mollo la borsa, tolgo il cappotto, vado in sala e per riflesso condizionato, quello pavloviano che ti spinge a cercare di beccare l’ultimo lacerto di telegiornale per sapere cos’altro è avvenuto nel mondo mentre tu cercavi di insegnare l’andamento del medesimo alla tua classe di pargoli, accendo la tv, ma la tv si apre a tradimento su una pubblicità in cui lo speaker, con voce piena di dittatoriale gaiezza, stava intimando:

I più grandi successi di Laura Pausini direttamente sul tuo cellulare!”

Che dire? Sarà perché ero veramente a pezzi, e poi il cielo è grigio, e poi la giornata è no. Ma la minaccia mi è sembrata inutilmente crudele.

5 Comments

  1. Sono reduce da una recensione di Vincenzo Mollica, lo dico una volta per tutte: Costui è il mio mio nemico giurato. Buona serata.. se ti riesce. 😉

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