L’educazione televisiva

Ho trentasette anni.

Quando ne avevo undici cominciavano a comparire le reti private in tv. Prima avevamo solo due canali della Rai (il Terzo Canale era un fantasma evanescente la cui esistenza era materia di leggende metropolitane), e la Tv Svizzera, che mandava noiosi documentari sulle montagne innevate.

La mia generazione è la prima ad essere cresciuta guardando Canale5, Italia1, Rete4.

A dodici anni, a scuola, si ripetevano i tormentoni di Faletti, Beruschi e D’Angelo. Vastano ci spiegava che l’unica università davvero figa era la Boccoooooni, e Braschi iniziava noi bimbi di provincia, che non avevamo mai visto un Moncler, all’estetica paninara. Non c’era una conversazione che non finisse con un “Hassss Fidàn-kennn” o un “Thank you Very Grazie!”.

A quattordici anni noi ragazzine eravamo tutte disperate, perché non avevamo un décolleté come quello di Tinì Cansino: le più sveglie si andavano ad informare dal chirurgo plastico quanto costasse una operazione.

A diciotto o poco più divennero dee le Veline, che avevano seni meno prorompenti, ma, ahimè, gambe da gazzella molto più longilinee. I nostri coetanei, anche i meno sospettabili, sbavano per loro già da qualche anno, quando facevano le ninfette a Non è la Rai.

Dai dieci anni in su, praticamente da quando ero uscita dalla fase in cui si imparano a memoria le canzoni dello Zecchino d’Oro, ho ascoltato solo la musica che passava per Dj Television: ho conosciuto Gazebo, i Duran Duran, gli Spandau Ballet per la mediazione di Gerry Scotti. La messa in onda del film Sposerò Simon Le Bon (che da noi, nelle sale, non era uscito) fu un evento epocale seguito con le amiche, tramite apposito gruppo d’ascolto.

A parte Heidi ed Atlas Ufo Robot, tutti gli altri cartoni animati, da Lady Oscar ai Puffi, li ho seguiti su Italia1: li introducevano Uàn e Paolo Bonolis. Guai a perderne una puntata, o si era esclusi da ogni conversazione fra amici: non era pensabile non sapere come, la sera prima, i cugini di Hazard avessero buggerato, per l’ennesima volta, Rosco e Boss.

Più grandicelle, noi ragazze sapevamo che le sfilate da non perdere erano quelle su Nonsolomoda, e sognavamo un giorno di abitare in case arredate come quelle che si vedevano lì. Erano ville ed appartamenti meravigliosi, molto simili a quelli dove avevamo visto muoversi i protagonisti di Dallas e Dynasty, quando eravamo piccole.

La nostra vita sentimentale si giocava sulla falsariga di quella di Brenda e Brendon, di Beverly Hills, o si ispirava, per le più grandicelle, a Melrose Place.

I nostri genitori ci lasciavano davanti alla tv commerciale con beata incoscienza: loro, al massimo, erano cresciuti con la democristianissima Rai di Carosello, e pensavano che la televisione fosse rimasta ugualmente inoffensiva e didascalica; poi, a dire il vero, molti di quei programmi piacevano e facevano divertire un sacco anche loro.

Certo, c’era anche altro. Qualcuno leggeva libri, e poi c’era la scuola. Ma i nostri modelli culturali, persino per i più renitenti ad accettarli, venivano fuori da lì: non te li inculcavano, ma li assorbivi così profondamente che ancora adesso, per certi versi, mi rendo conto di averli assimilati, e stanno tutti lì, Under my Skin, come agenti in sonno pronti a risvegliarsi al minimo input.

Sono cose subdole, i modelli culturali che fai tuoi senza accorgertene: subdole e fetenti, perché sono quinte colonne e ti lasciano senza difesa. Ti credi una donna consapevole, critica, libera ed autonoma: e poi la sera, prima di uscire a cena, ti accorgi che sei vestita sexy come una soubrette del Bagaglino e al tuo uomo, per sedurlo, riserverai i sorrisi e le movenze di una Canalis in sedicesimo. Comprerai dei sandali, quest’estate, con il tacco da dodici adatto a zampettare sul pavé del Billionaire. Chiacchiererai impunemente al cellulare fuori dalla porta di un locale qualsiasi, mentre gli altri dentro ti aspettano e fanno facce irritate come quelle della Merkel en attendant Silvio. Passati i trenta, taglierai (o hai già tagliato) i capelli come la Carfagna.

Quando l’altro giorno Franceschini si chiedeva se gli Italiani avrebbero lasciato educare volentieri i loro figli da Berlusconi, la mia reazione è stata una risata amara. Non c’è bisogno di chiederlo: lo hanno già fatto, da una generazione.

I figli siamo noi.

62 Comments

  1. Cominciai seriamente a preoccuparmi quando la visione di Baywatch non mi dava più alcun fastidio, anzi. Continuai a preoccuparmi nelle discussioni mattutine sui problemi in primaserata di Dawson e la sua cricca.
    Ora sono ancor più preoccupato, ho smesso.

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  2. Bel pezzo, comlimenti.
    Mi sento mooooooolto fortunato ad essere nato prima di te. Io ho visto il PRIMA. La televisione quando era “servizio” e non napalm per radere al suolo l’etica e la ragione.

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  3. Ho affrontato questo discorso usando più o meno gli stessi argomenti proprio in questi giorni discutendo con mia madre, donna di sinistra da una vita, che non si rende conto, lei come Franceschini, di quale sia il peso reale dell’avvento della televisione commerciale nella vita delle persone e riducendo il tutto ad una questione di colpe individuali o collettive. “Se lo hanno votato se lo meritano” come se Berlusconi lo avessero inventato gli italiani e non il contrario. Berlusconi ci ha creati a sua immagine e somiglianza.

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  4. in questo momento ringrazio il mio “autismo televisivo…” anni difficili i miei ottanta, ma qualche anticorpo lo avrò pur sviluppato…

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  5. Basta che non mi si tocchi “Lupin III”: Fujico e Margot sono i pilastri della mia vita sessuale.

    Comunque sintonizzatevi sulla TV tedesca! E’ la migliore al mondo: piuttosto che guardarla la gente scende al pub sottocasa e si abbirrazza parlando col prossimo.

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  6. L’ha detto anche Pannella, ieri, con sguardo di commiserazione e stella gialla sul petto: siete rincretiniti. Siete.
    Leggo la parola siete, e, come spesso mi avviene con la coniugazione dei verbi più comuni, la parola mi si decompone davanti, perde per un momento il suo significato, svolazza davanti a me come materiale senza vita, mentre mi assale il dubbio che sia, goffamente, presa dal verbo sbagliato. Ma no, che è giusta. Grammaticalmente. Che poi sia giusto fare questi discorsi in seconda persona, questo no. Niente voto, perciò. Sono o non sono un cogl… pardon: un rincretinito?

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  7. Tranquillo, era una citazione di Cole Porter. Però adoro la versione di Bono con Frank Sinatra, anche se doveva essere in origine il contrario. 😉

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  8. Non ho capito bene cosa c’entri con il post…io non ho detto “siete”. Mi ci metto in mezzo.

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  9. Sei mia coetanea, ed in effetti anche io ho vissuto l’avvento della televisione commerciale, ed anzi la progressiva trasformazione dell’offerta televisiva italiana. Io mi ricordo le giornate di luglio di pioggia, in cui non potevo uscire e sui canali RAI c’era il monoscopio Philips od i filmati delle prove tecniche di trasmissione. Mi ricordo anche di Tele Torino International e della sigla di inizio trasmissioni di Canale 5, e lo stupore un giorno di vedere su quella rete Mike Bongiorno.
    Nel 1984 poi mi ricordo la sorpresa di vedere Canale 5 ed Italia 1 oscurate, e la trasmissione fatta al volo intervistando persone in giro arrabbiate per questo. Poi l’anno dopo il Sinclair QL. Iniziai a scrivere programmi anzichè guardare la TV. Ma ero un adolescente introverso…

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  10. L’analisi è raffinata, e se fatta dal di dentro risulta più convincente. Però, credi, neanche per un momento si perde la percezione che tu ne sei fuori. Percezione del lettore, autopercezione della scrittrice.
    Analisi di questo tipo, del resto (e assolutamente senza offesa) ne leggiamo dai tempi di Umberto Eco e Mike Bongiorno. Sai qual è il problema? che mentre l’analisi è raffinata, la fenomenologia, o, per meglio dire, la rilevazione dei fenomeni non lo è. Alla fine, tende a sovrapporsi ai concetti di destra e sinistra, o, peggio ancora, voto a Berlusconi o contro Berlusconi. Basterebbe guardare come lo stesso tipo di sollecitazioni ci sia stato anche nel resto del mondo, per domandarsi se il rapporto di causa effetto (causa sociale, risposta politica) sia veramente quello. In altri termini, io non credo che chi vota a destra sia antropologicamente diverso, e neppure semplicemente più prono a certe sollecitazioni, di chi vota a sinistra. D’altra parte, i rapporti numerici fra destra e sinistra sono sostanzialmente immutati nel nostro paese dal ’48 a oggi, mentre tanto è cambiato nella società. C’è da dire che io appartengo a quella parte minoritaria dell’elettorato, tendenzialmente di sinistra, che pensa che i guai della sinistra stessa derivino dal rifiuto di fare politica, nell’attesa che cessi la teledipendenza dei cretini. E siamo così tornati a Pannella e al suo “siete”.
    Ciò posto, non sto dicendo che è colpa tua.

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  11. Solo io mi ricordo di Capodistria? (Tutto attaccato? Credo…)

    @Erasmo
    Sei di sinistra, quindi troppo buono verso i tuoi simili (italiani).
    Se ti riferisci al ’48 pensa ai 20 anni precedenti, e agli ultimi 15.

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  12. C’è qualcosa che non va Galatea.
    Io ho dieci anni meno di te ma ho le stesse tue esperienze. Come è possibile?
    Insomma quando davano Beverly hills IO ero adolescente, tu no.
    Licenza poetica?

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  13. solo le femmine però; per i maschi cresciuti negli anni 80 tutte le cose citate avranno avuto un’influenza tipo del 20% ; il resto è ken shiro, che non è mai stato trasmesso sulle reti della fininvest (lo davano su italia sette e odeon tv).

    quindi mentre voi state pensando di sedurci imitando la canalis noi stiamo cercando di ricordarci in quale punto preciso della clavicola dobbiamo infilarvi un dito per farvi esplodere la testa.

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  14. Stavo per intervenire per ricordare Kenshiro (e tutti gli altri cartoni giapponesi mai trasmessi da Fininvest). Quelli un po’ ci hanno salvato. Solo un po’.

    Meno male che oggi c’è internet. L’alternativa alla tv spazzatura.

    (tra vent’anni vedremo gli effetti)

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  15. Ma Beverly Hills non la guardavano solo gli adolescenti: io ero all’università e la guardavamo, così come si guardicchiava, se non altro per curiosità, Dawson Creek (ammazza, quanto era brutto e lagnoso quel telefilm!). 🙂

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  16. Sììì, c’era anche Capodistria! Davano i documentari sugli anfiteatri di Pola, se non sbaglio… 😉

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  17. No, non sono proprio d’accordo. Secondo me sei tu che vuoi a tutti i costi, e senza rendertene conto, leggere ogni cosa come “di destra” o di “sinistra”, in fondo avallando il vecchio preconcetto che a destra stanno i quelli che quando sentono la parola cultura tirano fuori la pistola e a sinistra gli esangui intellettuali che capiscono tutto ma non sono capaci di fare un beneamato in pratica.
    In effetti, io non credo affatto che chi vota a destra sia necessariamente, come dici tu, “antropologicamente” diverso da chi vota a sinistra. Anzi, a dir la verità trovo che per la mia generazione il concetto di “uomo e donna di sinistra” ormai abbia perso gran parte del suo valore antropologico, proprio perché noi siamo cresciuti in questa cultura che ho descritto, dove di valori di “sinistra”, intesi come quelli storici, non ce ne erano, punto e basta. Io posso anche votare a sinistra, oggi, talvolta: ma sono conscia che non ho alle spalle lo stesso back ground ideologico di quelli della generazione precedente alla mia. Sono figlia di una società diversa. Umberto Eco, negli anni ’60, poteva sentire una distanza fra sè e il Mike Bongiorno che vedeva in tv: io non riesco a sentire una grande distanza fra me e, metti caso, la Canalis. Fossi stata più carina, avrei potuto finirci io a sgambettare sul banco di Striscia. E’ questo che complica le cose. La politica è complicata da ciò di riflesso: per questo anche eliminando Berlusconi le cose non si risolverebbero, perché la società resterebbe per gran parte immutata, temo.

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  18. Ma sai che ci avevo pensato anch’io che sono quindici anni che il nano ci educa con le sue televisioni? Io ho otto anni più di te e mi piace vantarmi di essere cresciuta con LA TV DELLE RAGAZZE!!!! Ve la ricordate?

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  19. Very complimenti. Uno dei migliori post che ho letto nell’ultima settimana. Com’è che diceva Gaber sul timore del B. in me, piuttosto che del B. in sè? Già.

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  20. enrico non capisco perchè ken il guerriero ci evrebbe salvato, stando alle teorie sui mass media che affascinano i comunisti dai tempi della scuola di francoforte per arrivare a galatea ad oggi per le strade dovremmo vedere bande di punk armati di mazze ferrate alla guida di dune buggy che infieriscono su inermi contadini difesi da culturisti amanti dello shiatsu.

    non mi sembra uno scenario roseo, a parte le dune buggy.

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  21. Applausi.
    Non è riuscito però a farci venir su tutti uguali. C’è riuscito con la generazione successiva.
    Io suonavo molto, e giocavo a pallavolo, forse mi sono salvata dalla fascia oraria 14.30-18.00 (??) In ogni caso mi ricordo (quasi) tutto, anche se il drive in (ad esempio) mi era vietato.

    Manca Capitan Harlock!!?

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  22. @astrolabio:
    durante la ricreazione in quelle battaglie ci sono stati momenti topici 🙂
    altro che video con i telefonini

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  23. La tv delle Ragazze erano i primi programmi comico-satirici della Dandini e Guzzanti (Sabina) nei primi anni ottanta,fatti solo da donne.C’è qualche filmato su youtube.Mi divertivano molto.

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  24. La tv delle ragazze con Avanzi e Tunnel (che facevano il serial televisivo del duo Dandini – Guzzanti, che poi non era un duo ma un trio se consideriamo anche Sabina) era quanto di più divertente ed intelligente a quel tempo la televisione produceva. Io di anni ne ho ancora di più. E della prima tv salvo poco, era servizio pubblico, ma mancava di quel di più che avrebbe potuto in qualche modo cambiare e migliorare la vita degli Italiani, a parte il maestro Manzi di ” Non è mai troppo ” che insegnava a scrivere alla parte dell’Italia che non sapeva ancora farlo.
    A quel tempo la televisione era quanto di più socializzante ci fosse, sembra strano no?
    Poche televisioni in Italia e quasi tutte nei Bar oppure nella case private che se erano delle case ospitali diventavano luogo di incontro.
    Ho avuto la televisione nel 1955. tv americana, uno dei primi abbonamenti. Non eravamo ricchi, ma mio padre eram amico del proprietario di un negozio di elettrodomestici che ce li forniva a prezzo di costo. La tv si teneva in ingresso una stanza abbastanza ampia e tutti gli abitanti del condominio venivano a vederla, se non ci stavano si posizionavano con le sedie anche sul pianerottolo delle scale. Tutti guardavano e parlavano di quello che vedevano. Tempi belli, quando non c’era niente da criticare. Magari sbirciando le calzamaglie di lana delle gemelle Kessler….
    Comunque approvo. L’unica televisione che ho apprezzato e stata quella satirica che citava Sandra C. aggiungendoci anche “l’Ottavo nano” (rabbrividisco pensando che oggi ce n’è anche un Nono e un Decimo….) e il Pippo Kennedy Show.
    Per l’articolo di Galatea non c’è che dire non sbaglia un colpo. 😉

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  25. Varamente il povero Gaber, nell’ultimo periodo, il signor B. ce lo aveva in casa, visto che la moglie era Forzaitaliota convinta… poveretto. 😦

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  26. Arrivo grazie alla segnalazione di un amico. E’ un post interessante che ben descrive l’educazione televisiva anni ’70, i cui effetti ‘deleteri’ sono sotto gli occhi di tutti (a quanto pare dai commenti ricevuti…) e per me in particolare, sono vita vissuta di oggi, vivendo con una sorella che ha più o meno i tuoi anni.
    Chiaro che il tutto sia scaturito dall’affermazione di Franceschini, e sia quindi rapportato alla nostra situazione e a Mr. B. Ecco, io che ho conosciuto anche la TV con un solo canale in b/n mi permetto di dire che, come spesso accade, nessuno inventa nulla. Tutt’al più si importa e si personalizza. Esattamente come i format che fanno così presa sulle giovani generazioni.
    Anche ai miei tempi la TV creava modelli e condizionamenti politico-sociali ed il modello preso a base era quello americano. Già… l’America come terra promessa, inculcata a forza nelle menti dell’immediato dopoguerra, insieme alla percezione del benessere acquisito, dell’auto per tutti, poco importa se erano tutte cambiali che percorrevano le poche autostrade…
    Una volta che la radio prima e la TV poi hanno offerto mezzi facili per condizionare e dirigere consumi ed opinioni, il gioco è stato fin troppo facile.
    A parziale discolpa della vostra generazione, c’è l’assenza genitoriale, che per forza di cose, erano costretti a lavorare e quindi lasciavano i figli davanti alla TV. Nessuno ha subodorato l’inganno…

    ps. credo che sollevare ancora la questione destra o sinistra sia perfettamente inutile. Anche gli stessi politici di oggi, sono ben lontani dalle idee ed ideologie a loro riconducibili.

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  27. Sì, hai ragione. E’ che sono innervosito da quelli che usano la teledipendenza degli elettori per giustificare i propri insuccessi politici.

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  28. E’ da quando hai scritto quest’articolo che mi chiedo se anche i miei due figli, che più o meno sono della stessa tua età, sono stati allevati da Berlusconi. Ho voluto verificare.

    L’ingresso di Berlusconi nel campo della TV data dal 1976 con Telemilano, che divenne poi Telemilano58 nel 1978 e, infine, con la fusione di alcune atre emittenti regionali,Canale 5 nel settembre 1980.
    Italia1 entrò nel gruppo nel settembre 1982 e nell’agosto 1984 fu la volta di Rete4.

    Per avere oggi 37 anni, sei nata nel 72 e, come dici tu stessa, eri dunque già una ragazzina di 11/12 anni quando, nel 1983, iniziò l’era di del Drive In che tanto bene ricordi.

    A quell’età, l’educazione di base te l’avevano già di certo data i tuoi genitori ma, comunque, dici: “I nostri genitori ci lasciavano davanti alla tv commerciale con beata incoscienza…”

    Se ti riferisci agli anni prima del 1983 Berlusconi non c’entra perché credo che al massimo ti lasciassero davanti ala TV per vedere qualche cartone animato tipo Goldrake o Heidi (1978) trasmessi dalla RAI, o quelli di Tom & Jerry o Pink Panther trasmessi da Capodistria.

    Se ti riferisci al Drive In,in onda le Domeniche sera, credo che i tuoi genitori fossero in tua compagnia, come facevo io coi miei figli. I vari Faletti, Beruschi, D’Angelo, Vastano e Braschi erano uno spasso. E se poi le conversazioni, non solo dei ragazzi, finivano con un “Hassss Fidàn-kennn” o un “Thank you Very Grazie!” voleva solo dire che finivano con un sorriso.

    Aggiungi “ loro (i genitori), al massimo, erano cresciuti con la democristianissima Rai di Carosello, e pensavano che la televisione fosse rimasta ugualmente inoffensiva e didascalica”. Non lo credo. Tutti sapevano benissimo che fin dal 1961 in RAI esisteva il bipolarismo, con RAI Uno democristiana e RAI Due affidata al PSI. Dal 1979, poi era entrata in rete anche RAI Tre che, pur se inizialmente, come dici, piuttosto evanescente e poco adatta alle ragazzine, si è sempre saputo benissimo da che parte era schierata.

    Te la prendi con le tette della Cansini. Belle. Come quelle delle Ragazze Coccodé o come i sederi delle mulatte di Cacao Meravigliao di qualche anno dopo su RAI Due (altra trasmissione tutto uno spasso). Ma niente più. E non erano ancora i tempi della mastoplastica come regalo per la promozione delle ragazzine e queste dovevano essere ben sveglie per trovare i pochissimi chirurghi che allora la praticavano.

    Dici ancora: “Certo, c’era anche altro….”. Sì, vero, ad esempio a mezzogiorno su Raiuno c’era il programma culturale Pronto Raffaella?:, quello dei fagioli nel vaso, per intenderci, dei quali bisognava indovinare il numero.

    Scherzo, ovviamente, ma nella TV di allora c’era di tutto, su tutte le reti, che fossero di Berlusconi, di Pinco Palla (come ad es: Colpo Grosso di Italia7) o dell RAI.: A volte con cose di gusto, più spesso con TV spazzatura.

    Ma non c’era comunque nulla da mettersi under the skin “come subdolo modello culturale”. E se la sera, oggi, “ti ritrovi vestita sexy come una soubrette del Bagaglino per sedurre il tuo uomo” prenditela solo con te stessa e non dare la colpa ai tuoi genitori o alla TV.

    Erano anni difficili, pieni di problemi seri e under your skin ti potevano capitare ben altre cose. Tipo una pallottola delle Brigate Rosse o l’ago di una siringa infettato dall’AIDS di qualche balordo.

    Già !. Meglio occuparsi di Dynasty, di Dallas (prima puntata il 4 febbraio81 su RaiUno) o di Beautiful (prima puntata il 4 giugno 1990 su RAI Due), che dei ragazzi di Piazza Tie An Men, di Dalla Chiesa e di tanti altri problemi del nostro tempo. Ma non diamo la colpa alla TV.

    Guardo adesso i miei figli e sorrido: loro sanno benissimo che ad allevarli non è stata la TV. Né, tanto meno, gli “allevatori” che tanto vorrebbe il nostro Franceschini.

    http://frz40.wordpress.com/

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  29. Caro Frz40,
    nel tuo lungo commento di risposta ci sono alcuni punti su cui vorrei soffermarmi, perché li giudico interessanti.
    1. Scrivi: “Per avere oggi 37 anni, sei nata nel 72 e, come dici tu stessa, eri dunque già una ragazzina di 11/12 anni quando, nel 1983, iniziò l’era di del Drive In che tanto bene ricordi.A quell’età, l’educazione di base te l’avevano già di certo data i tuoi genitori.” Pensare che a 11/12 anni (ma, permettimi, anche a 17/18) un ragazzino sia “formato”, quando appena invece inizia a formarsi come personalità indipendente, è una ingenuità: semmai sono proprio gli anni della preadolescenza e adolescenza quelli in cui l’individuo fa propri i modelli che gli vengono proposti dalla società. Quindi la mia generazione l’educazione “berlusconiana” se l’è presa in pieno.
    2. “Se ti riferisci al Drive In,in onda le Domeniche sera, credo che i tuoi genitori fossero in tua compagnia, come facevo io coi miei figli. I vari Faletti, Beruschi, D’Angelo, Vastano e Braschi erano uno spasso. E se poi le conversazioni, non solo dei ragazzi, finivano con un “Hassss Fidàn-kennn” o un “Thank you Very Grazie!” voleva solo dire che finivano con un sorriso.” Che è esattamente quello che volevo dire io: i ragazzini della mia generazione guardavano Drive In assieme ai loro genitori, e i loro genitori trovavano quei programmi spassosissimi; il che vuol dire che, perlatro, anche a livello familiare, non veniva dato loro alcun “anticorpo” per difendersi da quel genere di tv e di umorismo: ma mentre i genitori erano già adulti, e per loro il Drive In era una moda passeggera, per noi ragazzini era invece un modello di riferimento più forte.
    3. “Te la prendi con le tette della Cansini.” No. Non è che ogni volta che una donna dice che un’altra ha le tette grosse sta denigrando… però è vero che le tette della Cansini, per noi ragazzine e soprattutto per i maschietti nostri coetanei, divennero una sorta di modello standard di riferimento: se eri una donna, dovevi avere delle tette così. Dal chirurgo plastico ci sono andate magari qualche anno più tardi, quelle ragazzine. Ma ci sono andate, come è evidente a tutti. 🙂
    4. “..ad esempio a mezzogiorno su Raiuno c’era il programma culturale Pronto Raffaella”. Che la Rai, in pochissimo tempo, si sia omologata agli stereotipi proposti dalla tv commerciale è un fatto.
    5. “….Ma non c’era comunque nulla da mettersi under the skin “come subdolo modello culturale”. Già, deve essere per questo che, ad anni di distanza, io ho scritto un articolo ricordandomi per filo e per segno tutti questi particolari, e tu hai colto al volo tutti i riferimenti miei: è proprio perché queste cose sono entrate prepotentemente nell’immaginario collettivo, come modelli culturali, che a distanza di più di vent’anni discutiamo ancora di loro. Non avessero lasciato traccia, non ne parleremmo.
    6.”E se la sera, oggi, “ti ritrovi vestita sexy come una soubrette del Bagaglino per sedurre il tuo uomo” prenditela solo con te stessa e non dare la colpa ai tuoi genitori o alla TV.” Qui non è questione di “dare la colpa” a qualcuno o a qualcosa. é questione che fino a che uno non è conscio dell’influsso che i modelli culturali della società hanno sul suo agire non può nemmeno assumersi del tutto la responsabilità dei comportamenti che mette in atto. Ti rigiro la domanda: quando TU guardavi con i tuoi figli Drive In e ridevi delle battute sul sedere di Lory del Santo, eri conscio che avallavi come “positivo”,con il tuo comportamento, il modello per cui la donna deve essere decorativa, e che il tipo “Lory del Santo” o “Tinì Cansino” veniva così proposto loro come modello di riferimento per “donna seducente”? Domanda: prova a chiedere alle tue figlie come si vestono per gli appuntamenti con i loro corteggiatori.
    7. Certo, c’erano problemi più seri. ce ne sono sempre al mondo. Ma dire “è inutile parlare di questo, perché tanto c’è la fame nel mondo, o l’aids, o qualche altra emergenza planetaria, è un bell’esempio di “maaltrismo”, tecnica molto usata in Italia per chiudere conversazioni scomode. C’era anche altro, ma qui si parlava di questo. Per tutto il resto ci saranno altri post.

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  30. Prima di tutto, grazie della tua altrettanto lunga e interessante risposta al mio commento. Mi permetto, se me lo consenti, di ribadire alcuni punti.

    1. Non ho detto “formato” ho detto “Di base” ed è quella l’educazione che permette di si scegliere i propri modelli col giusto raziocinio.

    2. L’anticorpo te l’avevano già dato con 10 anni di educazione e, soprattutto, te lo continuavano a dare tutti i giorni con il loro esempio di padre e madre.

    3. Che molte ci siano andate non v’è dubbio. Per fortuna credo che siano tutt’ora una buona minoranza, anche perché le tette rifatte non mi piacciono. Ma che la colpa sia dei tempi della Cansini mi sembra buffo. Quanto ai maschietti la sai una cosa? Quando mai voi femminucce gli avete dato retta?

    4. Anche qui non son d’accordo. La RAI ha semplicemente cercato di seguire i gusti del pubblico, come ha fatto Berlusconi e come hanno fatto le TV di tutto il mondo. Non mi dirai che tutto il mondo si è “omologato” ai gusti di Berlusconi, spero.

    5. Per combinazione, se guardi sul mio Blog, vedi un post pubblicato in tempi non sospetti, dal titolo “Giocavamo con poco, ma non ci mancava nulla”. Vedrai che anch’io parlo di ricordi dei miei 10-12 anni e vedrai che sono vivissimi in me ancora oggi che di anni ne son passati non venti ma piu di cinquanta. E’ vero, concordo con te che son gli anni della formazione e tutto lascia una grossa traccia. Ma che siano proprio le tette della Cansini e le battute dei vari comici a lasciare le tracce più significative mi rifiuto di crederlo

    6. Risposta uno: avallavo la battuta come spiritosa, se lo era, o come stupida, se non lo era.

    Risposta due: non ho mai avallato, neppure indirettamente, il modello estetico di una donna come modello da perseguire; ognuno ha i propri gusti e, ad esempio, a me le tette grosse non piaccion. Non credo che l’essere “seducente” sia, per una donna, un valore da perseguire alla morte; non credo che l’essere seducente dipenda da un bel lato B o da una bella scollatura.

    Risposta tre. Mia figlia, per sua esclusiva scelta, non ha mai vestito firmato, non ha mai esagerato col trucco, non ha mai messo tacchi a spillo né abiti da Bagaglino. Te lo assicuro. Eppure è stata una splendida ragazza.

    7. Non è questo il punto. E’ che alle cose bisogna sempre dare il valore che hanno e, francamente, mi pare che l’educazione delle TV berlusconiane di quegli anni abbiano avuto peso solo per chi oggi vuol cercare di dargliene trovando scuse e attribuendo colpe che andrebbero cercate da altre parti.

    Mi rifiuto di pensare che abbiano contribuito a formare, esse sole o esse più di altre, le generazioni di quel tempo. E per i miei figli ti assicuro che non è stato così.

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  31. @->Frz40:
    1. L’educazione di base i genitori possono anche darla, ma a 10/12 anni si è molto influenzabili dall’esterno. Altrimenti, se il ragionamento fosse giusto, sarebbe logico essere già considerati maggiorenni a quell’età. O no?
    2. L’anticorpo possono anche avermelo dato, i miei. I MIEI, appunto. Altri non l’hanno avuto. E manco gli anticorpi riescono sempre a sconfiggere l’infezione.
    3. Non è colpa della Cansino. La Cansino era un modello, come la Serena Grandi e altre belle di turno, mettici tu il nome che vuoi. Vuoi forse dirmi che in quegli anni il modello culturale di donna che viene proposto non sia quello? Separiamo, quando si parla di modelli culturali, quello che piace a te o a me e quello che è propalato come modello vincente. Neanche io trovo particolarmente affascinante Brad Pitt, ma ciò non toglie che sia un uomo-modello.
    Quanto al fatto che noi “femminucce” non diamo retta ai “maschietti”… scusa, lasciamo stare va’. Toglimi una curiosità: se ti si fosse presentata ad un appuntamento una donna vestita con una specie di saio, struccata, scarmigliata etc etc etc saresti stato contento? Sinceramente, dai. 😉
    4. La Rai ha seguito solo i gusti del pubblico. Già. ma quei gusti come si sono formati? Non dico che li abbia in toto indirizzati Berlusconi. Ma il gusto non cade dal cielo. Nemmeno quello.
    5. Ma non erano solo le battute e le tette della Cansino: era tutta una società che si uniformava ad esse: non era un solo programma. Drive In era certamente in parte un prodotto di quella stessa società, ma diede con il suo successo l’avvallo ad un certo tipo di cultura fino ad allora minoritaria, divenne fenomeno di costume.
    6. Pure io non mi combino abitualmente come una diva del Bagaglino. Ma quello che volevo sostenere nel post era diverso da quello che pensi di averne capito tu: dico che i modelli culturali della televisione commerciale sono stati così pervasivi che persino chi se ne è distaccato ne ha comunque subito l’influsso. Come giustamente ha citato qualcuno, temo il Berlusconi che è in me. Perché so che c’è, e prenderne coscienza è già un modo per tenerlo sotto controllo.
    7. Nessuno ha mai pensato – sarebbe una cretinata – che una persona possa essere formata in toto dalla televisione (se è per questo manco dalla scuola, o dai libri, o dai genitori o dagli amici). Ma chi sostiene che le televisioni e quel loro tipo di proposta culturale hanno avuto un influsso marginale, secondo me sottovaluta, e di molto il peso effettivo che la tv ha ed ha avuto nell’immaginario collettivo. paradossalmente, oggi ne ha molto meno, perché i giovani hanno intenet e altri media. Ma allora avevamo solo la tv e la tv era la modernità. Poi io, le tue figlie e tanti altri possiamo aver fatto scelte di vita diverse da quelle dei modelli proposti. Ma con quei modelli e quella tv dobbiamo comunque fare i conti.

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  32. Dallo “struccata, scarmigliata e vestita con una specie di saio” al “come una diva del Bagaglino” ce ne passa… Diciamo che un paio di Jeans e una maglietta mi son sempre andati bene.

    Comunque, come tu dici che sarebbe cretino sostenere che una persona possa essere formata in toto dalla televisione (se è per questo manco dalla scuola, o dai libri, o dai genitori o dagli amici), – e io aggiungerei anche, e soprattutto, dagli eventi di quel periodo difficile, fatto dagli anni di piombo – anch’io dico che sarebbe sciocco sostenere che la televisione non abbia avuto un certo ruolo.

    Ma la trasformazione della società da società dell’essere a società dell’apparire era già iniziata da molto tempo non solo da noi ma in tutto il mondo; e, in questo processo, Berlusconi è stato un elemento in più, ma non il solo né quello determinante.

    Tutto qui.

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  33. Finalmente un’italiana che racconta il lavaggio di cervello fatto durante anni della televisione italiana. Quando lo dico io, che ho iniziato presentando DeeJay Television (che vorrei aggiungere in sua difesa, fu creata e fatta da veri deejay giovani, capitanati da Claudio Cecchetto. Ed amavamo veramente la musica), la gente me guarda come se fossi una cinica pazza che sogna di mostrare le sue forme davanti la telecamera come la sua coetanea ed ex-collega Alba Parietti. (lei lo fa ancora, why?) Lasciai la televisione italiana berlusconiana nel 1992, e credo di poter dire, senza svendermi. Però dopo, ebbi una crisi esistenziale che durò molto tempo. Voglio dire, si, lottai contro chi voleva farmi indossare vestiti più succinti ed in questo riusci, però il fatto di essere così diversa da altre in quell’epoca mi fece pensare di essere una marziana con qualche malattia mentale da curare. Perché secondo voi Berlusconi e co. fa di tutto per dare una brutta immagine di internet? E’ perché non lo può controllare. Internet apre la mente e da libertà a chi lo sa usare bene. Lui vorrebbe che tutti gli italiani continuassero a farsi ipnotizzare dalla televisione, dalla sua televisione. Vorrei condividere con voi una piccola frase di saggezza che mi ripeteva mia madre (una saggia donna giapponese) quando stavo crescendo: ‘Use your head.’ I do and it usually is the best thing for me.

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  34. Anche io mi chiedo perché la Parietti non sia riuscita nella vita a fare qualcosa di meglio: essì che mi pareva avesse qualche numero, perché pare pure una donna intelligente. Quanto a te, cara Kay, negli anni ”80 eri un mio mito. Lo sai perché te l’ho già detto: adoravo vedere una donna, peraltro bella, che però dimostrava di avere un cervello e di essere una dj preparatissima, mentre tutte le altre, anche di molto successive, si limitavano a stazionare davanti alla telecamera sperando che la suddetta telecamera centrasse le tette…quanto hai scritto sopra i conferma che avevo visto giusto. Sono contentissima che leggi il mio blog. E, ti assicuro, finchè sarà possibile questo spazio Berlusconi non lo occupa. Come disse qualcuno: resistere, resistere, resistere. 😉

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  35. Quale onore ! Key Rush che ci delizia della sua presenza sui blog di WordPress. Lei, simpatica extracomunitaria, che ci ha fatto l’onore di chiedere ed ottenere la cittadinanza Italiana (1986). Ottima DJ (concordo) e pure una bella donna (concordo), intelligente giornalista e blogger, che si premura di farci sapere anche qui il suo pensiero su Berlusconi.

    Pensa che sul suo Blog ha addirittura scritto: “Mio marito, che vi ricordo è spagnolo ( e questo dev’essere di capitale importanza !), dice che se fosse Zapatero a comportarsi così, gli spagnoli l’avrebbe già mandato via a calci nel sedere”.

    E qui ci racconta che sua madre le diceva “Use your head.’ I do and it usually is the best thing for me”. Ce lo dice pure in inglese! Forse perchè fa più effetto?

    Grandiosa. E benvenuta, comunque.

    E la Parietti? Ma come fai a dire “Anche io mi chiedo perché non sia riuscita nella vita a fare qualcosa di meglio: essì che mi pareva avesse qualche numero “. Non ti ricordi che nel 1990, con la conduzione di Galagol su Telemontecarlo (oh caspita!,non era nemmeno una rete di Berlusconi!) le sue gambe ben esposte sullo sgabello divennero le più famose d’ Italia. Non solo! Ma aprì la porta a noi maschietti, delle più belle scosciature degli ultimi 20 anni. Grazie Alba !!!

    E poi…… e poi… subito dopo Galagol fu, guarda caso, persino assunta da RaiTre !! (per la presentazione del famoso show “La piscina”..). Che c’entrasse la simpatia politica?

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  36. A questo punto, caro il mio Frz40, t’ho risposto con apposito post. Per altro, definire Kay “simpatica extracomunitaria” è l’equivalente, quanto a cattivo gusto, di dire che Obama è bello ed abbronzato.

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  37. Mi ero perso questo fuoco di fila. Imperdonabile! Riguardo al post, sono d’accordo con Galatea: la TV berlusconiana ha influenzato la nostra generazione eccome. Io però ricordo anche gli ultimi giorni della TV Delle Ragazze, Avanzi, Tunnel, l’Ottavo Nano e il Pippo Kenndy Show, anche se sono del ’73. Per fortuna la TV berlusconiana (che Drive In incarna alla perfezione) è stata filtrata – come si diceva – dai cartoni animati giapponesi, che secondo me hanno introdotto il senso dell’assurdo, portando su un piano decisamente surreale quella percezione del mondo che – a guardare solo Drive In – sarebbe stata ben misera. Io poi mi divertivo un sacco a guardare i video musicali, talvolta talvolta sospesi tra l’assurdo e l’ipnotico, per non parlare del make-up delle star dell’epoca, che a vederlo oggi c’è da impallidire o morire dal ridere, ma che all’epoca erano dei fighi e basta (anche se minaccia di tornare di moda, e anche qui ci sarebbe da domandarsi se non sia un rigurgito berlusconiano, ma va beh). Inoltre mi pare di ricordare una cosa: nel citato film “Sposerò Simon LeBon” – certo che l’ho visto anch’io, potevo perdermelo? – appariva Kay annunciando alla TV (proprio DeeJay Television) dell’avvento dei Duran Duran e del loro concerto! E uno come me che negli anni ’80 ci ha fatto l’adolescenza (che è un po’ come dire “ci ho fatto il militare”), non ricorda un’annunciazione così dai tempi di un certo Arcangelo Gabriele in un noto best-seller.

    Sull’ultimo intervento di frz40 non spendo una parola, sarebbe un mero spreco di pixel.

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  38. Mi permetto di entrare a gamba tesa in questa interessantissima discussione perchè credo di portare una importante testimonianza.
    Sono uno della generazione cresciuta con Italia1, Uan, etc etc. In più sono genitore di tre figlie (la più grande ha ormai 8 anni).

    Per quanti anticorpi possa dare un genitore, la società entra prepotentemente nell’immaginario e nei modelli di un bambino, se vede molta televisione i modelli sono quelli proposti dal palinsesto.
    Sarebbe bello, da genitore, trincerarsi dietro il concetto di “istruzione prima come prevenzione”, purtroppo l’intorno del bambino (conoscenze, esperienze, racconti) condizionano la crescita psicologica. Capita ad esempio che nonostante tu abbia la PlayStation a casa che non usi mai, un giorno arrivi chiedendoti prepotentemente “la nindento diess”, che non è un semplice giocattolo ma “la nintendo diess” (questo come esempio di condizionamento esterno alla famiglia).

    Io sono cresciuto con i cartoni e i telefilm di Fininvest e il non-ancora-peggior-periodo della RAI (sono dell’81), ritengo di essere stato influenzato tantissimo da quel periodo: ad esempio fino a qualche anno fa non vedevo l’ora di fare un viaggio negli USA (dove? boh!).
    Poi ho cominciato a capire, non so come, che molte cose mi sono state indotte. Ho cominciato ad essere critico verso qualsiasi presupposto visto in giro.

    Ora non penso francamente che le cose siano migliorate… ma qua rischio di cadere nel qualunquismo e nel “ai-miei-tempi-ismo”…

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  39. Post interessante. Io non credo granché all’ipotesi di un consapevole lavaggio del cervello; tuttavia, il mio trasferimento in un paese scandinavo e la mia convivenza con una moglie scandinava che è cresciuta, è mia coetanea, con la televisione pubblica senza pubblicità mi hanno convinto in maniera decisiva dell’influenza della televisione sulla nostra psiche e sui nostri modelli culturali e sociali, con quali conseguenze non sono in grado di stabilirlo.

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