L’ospedale

Crocerossa

Non c’è oggetto più guardato, al mondo, dei pavimenti d’ospedale. Battono qualunque opera d’arte, persino la Gioconda. Nelle eterne ore di attesa per l’arrivo di un referto, di una diagnosi, di una risposta non c’è altro da guardare, nessuna altra cosa su cui posare gli occhi, se non le arzigogolate venature del linoleum, gli incroci ad angolo retto delle piastrelle, le tacche e gli strisci lasciati da milioni di zoccoli, scarpe e ruote di barella.

È una dimensione chiusa in sé e parallela, l’ospedale, anzi, è fatto di due dimensioni sovrapposte, quella dei medici che ci lavorano, e lo vivono con i tempi normali di chi fa il proprio mestiere con competenza e con quella sicurezza di movimento che dà la routine conosciuta, e quella dei pazienti, sempre spaesati e confusi perché nella loro vita, al contrario dei medici, non fanno quello di mestiere, e cioè il paziente, ma altro, e quindi quel ruolo, il paziente, appunto, lo interpretano da dilettanti: sbagliano le entrate, le battute, non hanno studiato il copione, sono costretti ad improvvisare perché il male li ha colti quasi sempre di sorpresa, inaspettato, e della loro impreparazione si vergognano un po’.

Il tempo. Il tempo non scorre mai. No, meglio, scorre, ma dilatato. É un tempo innaturale, illuminato da luci al neon accese di giorno e di notte in corridoi tutti uguali. Si aspetta, in ospedale: è quella l’attività principale. Il turno di entrata al Pronto Soccorso, quindi il turno di visita, gli esami, la distribuzione dei pasti, le lunghe ore della degenza e infine i minuti delle visite. É una parodia della vita reale quella che vige nei reparti, in cui le inservienti distribuiscono i vassoi del cibo come se si trattasse di un ristorante, tentando scherzi da cameriere affabili con i ricoverati: “E allora, signor Gigi, anche oggi prende la minestra, eh? In cucina l’hanno fatta apposta per lei, come le piace, speciale!”. La sera, con i parenti, si finge lo struscio paesano in corridoio, le mogli e le figlie acchittate come se si dovesse girare davvero in piazza, i pazienti con il pigiama buono e la vestaglia da casa, e tutti a darsi di gomito per segnalarsi un “Toh, guarda, c’è anche lui!”, e far cenni di capo ai ricoverati della stanza accanto, con cui si è stretta nuova amicizia.

I radi dottori appaiono, scompaiono, sempre indaffarati, sempre di fretta, tirano dritti senza salutar nessuno: pochi ardiscono fermarli per chiedere notizie o spiegazioni. I dottori son mica lì per perder tempo con i pazienti: lavorano, loro. Al massimo, si spera nella benevola indiscrezione di un infermiere, che lasci trapelare qualche confidenza: “Domani gli fanno questo, dopodomani magari venga a parlare con il dottore, chissà…” E a quella vaga promessa di chiarimenti e di certezze ci si aggrappa come il bambino quando mamma gli promette che la sera dopo papà tornerà a casa con un regalo. Si torna ad una dimensione infantile, in ospedale: in balia di gente che si prende cura di te, ti dà le regole, ti smanaccia e spuntura a suo piacimento, ti organizza la giornata senza interprellarti, e quando si rivolge a te direttamente, con l’intento di spiegare alfine qualcosa, lo fa però con la condiscendenza dell’adulto consapevole che non capirai comunque nulla, ma ti fiderai perché tutto vien sempre deciso per il tuo bene. Ma a quella dimensione infantile tu ti adegui quasi gioioso, e comunque remissivo, perché ti dà il senso che qualcuno si occupi di te, ti faccia scudo e sappia come comportarsi dinnanzi a quello che ti sei trovato davanti e che non vuoi proprio affrontare da solo: il male.

38 Comments

  1. Sembra l’istituzione di una chiesa pagana, con le sue regole, dottrine e gerarchie. Primari fantasma, riti cadenzati, fedeli in precessione, vendita delle indulgenze, beati e santi.
    Non si basa sul “male”, ma sulla paura della morte, perché, come immagino tu sappia, è proprio il dolore che ci impedisce di arrenderci, ma spesso alla paura non c’è cura.

    Anche tu problemi alla prostata?

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  2. Lo dice uno che ha scelto una strada (come specializzando di medicina interna) strettamente legata all’ospedale, verso cui prova una strana forma di affetto: questa struttura, per com’è ora (in Italia, almeno) è un residuo ostinato di un passato remoto, quello della grande clinica francese dove gli Charcot e i Laennec facevano passi da gigante a spese di pazienti con l’autonomia di un internato a Dachau.

    Wilde diceva che il peggior peccato è la mancanza di immaginazione, non so bene in che accezione dandyesca, ma io l’ho sempre interpretata come una versione evoluta e intellettuale dell’empatia; non solo mettersi nei panni di qualcuno triste, o allegro, o spaventato, ma immaginare il suo stato in rapporto a specifichi desideri o paure e al contesto psicosociale ad esempio di una struttura-mostro come quella ospedaliera.

    Nel mio piccolo, ci provo.

    Per mostrare anche il rovescio della medaglia però… io sono un medico giovane che segue pochi pazienti e ha tutto il tempo del mondo; in molti reparti medici il rapporto personale (anche e soprattutto infermieristico)/degenti è bassissimo e i colleghi (magari persone di cinquanta o sessant’anni) si trovano a lavorare per ore e ore senza pausa gestendo spesso (mi spiace dirlo) dei parenti arroganti, maleducati, convinti di poter dare disposizioni informate sulle scelte terapeutiche e diagnostiche e con pretese assolutamente irrealistiche sulle prospettive di recupero dei congiunti.

    Tutto comprensibile, si intende, ma parlateci voi con uno così prima di aver preso il caffè.

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  3. @->Cachorro: veramente fino ad adesso ho trovato dei dottori molto gentili, preparati e degli infermieri tanto carini e simpatici. Non è colpa loro, spesso, se non si riesce ad incrociarli quanto si vorrebbe e ad avere tutte le informazioni che si desiderebbero. Si è talmente sotto choc e ansiosi e impauriti che si è davvero un po’ isterici.

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  4. @Gala
    Credo di aver intuito di che genere di reparto si tratti.
    Generalmente lì dottori ed infermieri hanno un certo tipo di atteggiamento.
    In altri reparti la musica cambia invece completamente e un buon 75% delle responsabilità sulla qualità dell’andazzo generale sono sempre a carico del primario, imho. Quando toccò a me, parecchi anni fa e a seguito di incidente, in un reparto ortopedico di Padova, fui un pessimo paziente, nel senso semantico del termine. Con piena ragione, però.

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  5. Il problema dell’empatia è cruciale: parafrasando Manzoni, “l’empatia, se uno non ce l’ha, non se la può dare.” L’empatia riguarda soprattutto il medico (ma sarebbe bene ci fosse anche da parte del paziente): ognuno reagisce al male in modo personale, non si può fare con tutti allo stesso modo. Con alcuni puoi fare l’amicone e adottare lo stile Patch Adams, con altri devi entrare in comunicazione in punta di piedi. Questa è la parte più difficile (e bella) della professione: la parte teorica è molto meno complessa (un mio professore diceva che in Medicina si possono laureare anche i sassi).

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  6. Per onestà intellettuale, come ho criticato altri scritti mi complimento per questo post, anche se descrive una realtà peggiore di quella che ho vissuto personalmente la scorsa primavera durante una degenza di otto giorni con ricovero d’urgenza all’Ospedale di Livorno; mi risulta però che la Sanità sia uno se non il fiore all’occhiello della regione Toscana, sia pure con qualche inevitabile eccezione.

    Penso che la narrazione si adatti a buona parte dei nosocomi del nord e del centro.
    Una fugace esperienza personale e le cronache pressoché quotidiane mi fanno ahimè dubitare che possa riferirsi anche al sud d’Italia.

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  7. Divertente, Galatea.
    Se esprimo critiche in un commento sebbene dedicato ad un altro utente e su un altro blog si incazza al punto da dedicarmi un post, nel quale poi ricama sulle mie parole.

    Se nello stesso spirito di libertà faccio un elogio su questo blog mi snobba.

    Non commento per avere risposte ma per esprimere un parere se e quando mi va. Probabilmente ho dimenticato di iniziare con un “Domine non sum dignus…”.

    Quanto sopra non può che confermare la ragione delle mie critiche, se mai ce ne fosse stato bisogno.

    Non tema, per la felicità sua (do del lei per mantenere le distanze e non per deferenza, quindi niente maiuscola) e dei suoi fan eviterò altri interventi su questo blog. Questo non significa che non possa farne altrove, alla bisogna.

    Come mi insegnavano all’Istituto Tecnico negli anni 50, passo a ben distintamente salutare.

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  8. @->Marcello42: Mi scusi, Marcello, mi cospargo il capo di cenere ed imploro venia prostrandomi ai suoi piedi per non averLa doverosamente ringraziata per il Suo intervento. Mi scuso altesì con Area, Verrocchio, Frap, nonché con tutti i commentatori silenti cui non ho il tempo materiale, a volte, di rispondere ad uno ad uno. Purtroppo ho questa brutta abitudine di vivere anche al di fuori dal web o di non sentirmi sempre in dovere di rispondere ad ogni singolo commento. Sono una buzzurra, imploro pietà.

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  9. Per la cronaca, anche se è l’unica a non essersene accorta il commento iniziale era a sua difesa contro un precedente realmente offensivo e inurbano scritto da altro utente.
    Avrebbe dovuto ringraziarmi, ma il mio delitto di lesa maestà era troppo grave ed andava punito severamente. Pazienza.

    E con questo chiudo. Se volesse rispondere aspettandosi una replica (improbabile) lo faccia privatamente.

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  10. @->Marcello42: Guarda, Marcellino, scritto così fa una tenerezza incredibile, il tuo commento…sembri il mio nipotino quando mi tira la gonna perché ha paura che non mi sia accorta che è lì. Non ti preoccupare, ti leggo, ti voglio bene…ghirighirighiri, baciotto, smack!

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  11. @ Verrocchio

    “un mio professore diceva che in Medicina si possono laureare anche i sassi”

    Variante: un elettrocardiogramma e una laurea in Medicina non si negano a nessuno.
    Troppo vero…

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  12. @Cachorro Quente:

    Eh, sì…
    Meglio non farlo sapere rtroppo in giro, però…;-)

    @Galatea:
    non mi aspetto risposta ad ogni commento, tranquilla!
    Mi sfugge, comunque, il problema di Marcellino…

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  13. @Goodidea
    Ti ringrazio per la battuta, che mi ha particolarmente divertito perché la frase incriminata che ha dato origine a questa assurda querelle definiva Galatea una “gallina stupida e ignorante”.
    Avevo ritenuto giusto contestarla ma alla luce dell’ultimo commento gratuitamente offensivo e senza logica mi sorge il dubbio di essermi sbilanciato troppo.
    La contestazione potrebbe rimaner valida per quanto riguarda l’ignoranza, tranne che ci si riferisca alla buona educazione.

    PS – Avendo io 67 anni forse (forse) “Marcellino” è ormai probabilmente poco indicato…

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  14. @->Marcello42: “Marcellino” era carino e i vezzeggiativi sono validi a qualsiasi età, definirmi una “gallina stupida” anche se non ignorante (o ignorante ma non stupida, non è chiaro), non è carino per niente, invece.
    Quanto al commento iniziale da cui mi avresti difeso, a questo punto non ho davvero capito a cosa tu faccia riferimento, presumo ad un commento di un tizio sul blog di Topogonzo qualche settimana fa: abbi pazienza, dopo un paio di settimane tendo a dimenticarmi gli insulti ricevuti, soprattutto su altri blog e da gente di passaggio.
    In ogni caso ti faccio notare che il commento che hai lasciato qui sopra, e a cui stavo rispondendo io, sembrava veramente abbastanza assurdo: scritto così pareva che ti fossi incavolato perché non ti avevo risposto a quanto avevi scritto su questo post.
    In ogni caso, caro Marcello, per carità, fai quello che ti pare, eh.

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  15. Eh no, cara la mia Gala!
    Troppo facile così, non mi va bene per niente !!!

    Per Marcello42 ben tre risposte e un “ghirighirighiri, baciotto, smack” in questo thread e per me invece nulla.

    Non commento per avere certo risposte, ma per esprimere un parere se e quando mi va: dovresti ringraziarmi sempre e invece puntualmente mi snobbi inseguendo libertari a destra e manca, come fossero poi chissà che cosa.

    Ingrata e buzzurra (parole tue), ecco!

    Ma non temere, che per la tua felicità e quella dei tuoi poveri accoliti, eviterò ogni altro intervento su questo thread !!!
    Ma questo non significa certo che non possa farne qui sul blog o altrove, alla bisogna!

    Ci rileggiamo, da queste parti, al massimo domani, d’accordo? 😀

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  16. Galatea, interessante tentativo di arrampicata sugli specchi, ma era meglio se evitavi.
    Ormai sono in ballo e lo faccio fino in fondo; uso addirittura il tu visto che tu lo fai per far sembrare i toni più amichevoli.

    E’ impensabile che tu non sappia a cosa mi sto riferendo, considerato che hai estrapolato il mio commento, ma solo quello, per farci un post senza farlo precedere dalla ragione dello stesso (immediatamente prima) e dal commento ulteriore di Teddy che confermava quanto scrivevo.
    Sono arrivato qui perché tu mi ci hai tirato, strumentalizzando e decontestualizzando quanto ho scritto su un altro blog e destinato ad altro utente.

    Ed e’ altrettanto poco credibile che tu non abbia nuovamente capito a cosa mi riferivo nel mio post scriptum. Ti serviva lo spunto per un paio di frasi ad effetto per la platea, giusto per togliere importanza a quello che avevo scritto prima.
    Se non vogliamo parlare di stupidità, cosa che onestamente non credo, si tratta di superficialità o malafede, vedi tu. La giovane età (intesa entro i 30) può essere solo una blanda attenuante.

    E quando scrivi che non hai tempo/voglia di rispondere a tutti mi sta anche bene, ma questo vale solo se non ti si critica, altrimenti rispondi e come, e a stretto giro di posta.

    Mi piace duellare verbalmente quando la cosa non scade nel volgare o nelle offese, ma mi stanco presto e se smetto di divertirmi chiudo. Non commenterò altri post, salvo che non venga tirato nuovamente in causa da qualcuno.

    @Frap1964
    Non essere geloso, se vuoi attenzioni critica la padrona di casa e le avrai! >;o))

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  17. @Marcello42
    Guardi, secondo me la tattica non è quella giusta.
    Alle donne, in genere, piacciono i complimenti, mica i duelli e le critiche.
    Provi a dirLe che, la lettura di certi suoi post, le ispira il ritratto di una donna di un qualche celebre artista.
    Chessò… la Maja vestida del Goja.

    Vedrà che la Gala si scioglie come uno zuccherino… 😉

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  18. @->Frap1964: Ghirighirighiri, a questo punto, a te, amoooooore! Ci manca solo che perda altri lettori, dopo Marcello42…
    @->Marcello42: Marcello, ripeto: se hai postato qui un commento che si riferiva ad altro post, o riprendeva altre conversazioni, non puoi poi incazzarti se non sono riuscita a seguire il filo del tuo ragionamento e a risponderti a tono: del resto, oltre a me, è evidente che non hanno capito a cosa ti riferissi neppure gli altri partecipanti a questo dialogo. La netiquette invita a commentare sul post a cui ci si riferisce, non su un altro e settimane dopo. Se vuoi tornare, commentare, non commentare più, chiuderti in un incazzoso riserbo e ignorarmi a vita sono fatti tuoi e sei liberissimo. Io sono liberissima di risponderti, qui o eventualmente altrove, solo se mi gira o trovo la cosa interessante, o di ignorarti a mia volta. L’età non c’entra, sono regole valide in generale.

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  19. @Gala
    Ecco, così va già meglio… ma cosa non si farebbe per po’ di rank.
    Viadellebelledonne è ormai largamente indietro, ma tocca rinnovare un po’ il guardaroba se si voglion surclassar Le malvestite.
    Per raggiungere la Grazia, invece, bisogna lavorarci su parecchio.
    Ma parecchio parecchio eh? (ROTFL)

    @Marcello42
    Marce’ ma se lei mi si firma qui col 42 e là senza, mi manda la Gala in confusione, eh!
    Sarà anche un’ attenta ragassuola, ma c’ha mica il database di un sistema ERP enterprise di quelli che conosce lei.
    Certo che, dopo averla definita un po’ sinistra, al caviale, con la puzza sotto il naso, logorroica, che si compiace di sé… voglio dire… e mica potrà pretendere che al primo complimento, e neanche troppo entusiasta, l’accolga con la giuoia, la spensieratezza e il sorriso di una tenera fanciulletta.
    Che gli annetti ormai ci sono tutti.
    E anche un gran bel caratterino.
    Ma non se n’era ancora reso conto? 😉

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  20. Galatea, vedo che sei “al pezzo” anche nelle prime ore della domenica e continui l’arrampicata.
    Io ho sempre fatto riferimento ad un TUO post presente su QUESTO blog, intitolato “La sinistra al caviale”, che TU hai scritto basandoti su un mio commento fatto su un altro blog. Sei TU che hai usato parole mie non scritte qui; sii almeno coerente con te stessa.
    E con questo ti saluto. Nella mia sufficientemente lunga vita ho imparato una cosa sulle donne: o hanno ragione loro o ho torto io. Mai una volta, nemmeno di fronte all’evidenza come in questo caso, ho sentito ammetere di essere in errore.
    Ma sicuramente sono io che sbaglio costantemente e che ho anche molta sfortuna nei miei rapporti. E poi si sa, sono un vetero maschilista!

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  21. @->Marcello42: Oh madonna, finalmente s’è capito a quale post facevi riferimento…ti faccio notare però che stai commentando su un post intitolato “L’ospedale”, che con quella polemica non c’entra un picchio. Infatti parla di tutt’altro. Se volevi rispondere a quello, di post, anche solo per lagnarti, dovevi commentare là.Qui stai scassando i cabbasisi da tre giorni a tutti, senza far capire a cosa diavolo ti stia riferendo. Non sei un vetero maschilista, Marcello: semplicemente non hai capito come funziona un blog.
    @->Frap: Temo che i “Marcello” siano due distinte persone, e il Marcello pratico di sistemi erp non so se sia l’altro.
    Il resto del commento mi è un po’ oscuro, non credo di aver colto i riferimenti.

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  22. See you today at BB (BlogBabel) and read better here at your blog.
    E’ abbastanza tipico per chi lavora o ha lavorato nel campo.

    Sugli annetti naturalmente mi riferivo a Marcellino.
    Ma questo l’avevi già colto, vero? 😀

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  23. Galatea, non sapevo che fossi una lettrice di Camilleri.

    Vorrei spezzare una lancia a favore di Marcello 42 (meno male che non è 47!). Probabilmente non conosce la netiquette perché non ha un suo blog personale, se decidesse di aprirlo capirebbe le tue obiezioni.

    Leggendo il tuo post ho parecchio apprezzato le tue qualità narrative.
    Curiosità: hai mai pensato di scrivere un romanzo?

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  24. @->Jazztrain: Perché, in Italia esiste qualcuno che non ci ha pensato? 🙂
    Per Montalbano/Camilleri, se guardi il blog ha addirittura una sezione apposita.

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  25. @->Frap: Ah, adesso che ho visto la classifica di Blogbabel ho capito i riferimenti! 🙂
    Caspita, però, così in alto? Sinceramente non me lo aspettavo.

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  26. Una volta sono stato contattato da una rappresentante di una casa editrice che mi aveva chiesto di pubblicare un libro di scacchi.
    Mi avevano fatto una proposta interessante e ben remunerata economicamente, però sono sorte delle difficoltà oggettive: esiste un’ampia letteratura scacchistica di libri classici come quelli di Romanovskij, Nimzowitsch e Koblentz tanto per citarne alcuni;
    esiste anche una letteratura specializzata che si occupa di aperture, mediogioco, finali; per non parlare poi di libri di scacchi monografici dedicati a singole varianti di certe aperture: (come vincere con la Siciliana Najdorf; Cento modi di giocare la Siciliana Scheveninghen, l segreti della Siciliana Paulsen etc.) la maggior parte di queste opere sono scritte da Maestri Internazionali o da Grandi Maestri e onestamente, pur essendo una discreta seconda nazionale, non sono all’altezza per poter affrontare certi temi. E’ ovvio che un lettore di scacchi preferisca comprare un libro di Keres, di Dvoretskij, Volciok, piuttosto che un libro di un anonimo jazztrain qualsiasi.
    Per quanto mi riguarda preferisco comprare libri di scacchi non scriverli.
    Di recente ho comprato un bellissimo libro del grande giocatore estone Paul Keres (1919-1975) dedicato ai finali di pedoni e pezzi leggeri.
    La figura e la storia di Paul Keres potrebbe ispirare qualche regista; ci sono tutte le premesse per girare un film sulla sua vita e su quello che capitò all’Estonia dopo la firma dello sciagurato patto Molotov-Ribbentropp.

    Grazie per la segnalazione su Montalban e Camilleri, andrò a vedere il link.

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  27. @->Jazztrain: Molto interessante, non dubito…purtroppo io non so giocare a scacchi. Nè a dama. Presumo che gli estimatori verranno a trovarti sul suo blog.

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  28. Vero, esiste la Kalashnikov (che è una specie di Sveshnikov accelerata)
    1 e4 c5 2 Cf3 Cc6 3 d4 cxd4 4 Cxd4 e5 (Kalashnikov); 1 e4 c5 2 Cf3 Cc6
    3 d4 cxd4 4 Cxd4 Cf6 Cc3 c5 (Sveshnikov o Lasker Pelikan)
    A proposito di Sveshnikov, so che sta facendo un torneo in Sicilia, lo so da fonti certe.
    Quando ha il Bianco per evitare che gli giochino la Sveshnikov, Sveshnikov adotta la variante Alapin della Siciliana 1 e4 c5 2 c3!

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  29. pardon 5…e5 non 5…c5!
    Comunque Galatea, il mio blog è aperto anche a te. Chissà, potrebbe affascinarti il nobil giuoco.

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  30. Per me l’ “apertura siciliana Kalashnikov” è quella che esegue un palermitano tornando presto dal lavoro, trovando in camera da letto la moglie con l’idraulico.

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