Apri il giornale, e la prima notizia è che c’è rischio che, causa nuova normativa europea, non siano più legali gli spaghetti alle vongole, la frittura di calamaretti e le seppie con polenta.
Io sono anche disposta a digerire i tagli in finanziaria per salvare l’Euro. Ma i tagli su seppioline e calamari sono cose che potrebbero scatenare in me alte dosi di antieuropeismo, vi avverto.
Non è l’amore per le seppioline, ma la indiscussa e indubitabile tristissima realtà dello sfruttamento industriale del mare a rendere assolutamente indispensabile il provvedimento di limitare la dimensione delle reti, e quindi il prelievo dal mare a ritmi così insostenibili.
IN 15 anni, ci siamo mangiali LA META’ dello stock di pesce presente in mare, significa che nel giro di pochi decenni non solo re specie in via di estinzione, ma TUTTE le specie sono destinate a un collasso irreversibile, quindi altro che seppioline, non troveremo più NIENTE di pescabile nel mediterranio, e saremo legati all’importazione dall’oceano indiano, dove già sono al limite dello sfruttamento.
Non dobbiamo incazzarci contro l’europa, ma contro gli stati che continuano imperterriti a sovvenzionare la pesca industriale, pur di salvare qualche misero posto di lavoro, incuranti che garantendo la biodiversità e ritornando magari a pratiche più tradizionali e “artigianali” è FORSE possibile invertire la tendenza, dare più lavoro, e continuare ad avere (a costi alti e basse quantità, ma ad avere) ancora disponibilità di qualche specie ittica nostrana da mettere nel piatto.
L’ultimo report di Vandana Shiva, è allarmante. Abbiamo pochi decenni per sperare nella crisi, se questa passa sarà un disastro planetario, ci mangeremo il mondo senza possibilità di rigenerarlo.
Non riesco neppure a immaginare di venire a Chioggia o Venezia senza poter mangiare le seppioline.
Sono ben consapevole dei problemi che la pesca intensiva ha provocato ovunque, Adriatico compreso. Però questa limitazione “spara nel mucchio”: aumentare la dimensione delle maglie delle reti serve sì a salvaguardare la fauna ittica giovane e/o di piccole dimensioni, ma non distingue tra specie in pericolo e quelle che non lo sono. Non mi risulta che le seppie siano in pericolo, mi pare non abbia molto senso proibirne la pesca.
L’ultima che ho letto sulla normativa prevede che sulle telline si farà probabilmente una moratoria. Questo è assurdo, visto che il maggior danno biologico viene proprio causato dalle “pettinatrici” che sconvolgono i fondali.
Prima che parta la legge verrò a Mestre, o magari a Spin[e|ol]a, per l’ultima mangiata. Sigh.
Non è l’amore per le seppioline, ma la indiscussa e indubitabile tristissima realtà dello sfruttamento industriale del mare a rendere assolutamente indispensabile il provvedimento di limitare la dimensione delle reti, e quindi il prelievo dal mare a ritmi così insostenibili.
IN 15 anni, ci siamo mangiali LA META’ dello stock di pesce presente in mare, significa che nel giro di pochi decenni non solo re specie in via di estinzione, ma TUTTE le specie sono destinate a un collasso irreversibile, quindi altro che seppioline, non troveremo più NIENTE di pescabile nel mediterranio, e saremo legati all’importazione dall’oceano indiano, dove già sono al limite dello sfruttamento.
Non dobbiamo incazzarci contro l’europa, ma contro gli stati che continuano imperterriti a sovvenzionare la pesca industriale, pur di salvare qualche misero posto di lavoro, incuranti che garantendo la biodiversità e ritornando magari a pratiche più tradizionali e “artigianali” è FORSE possibile invertire la tendenza, dare più lavoro, e continuare ad avere (a costi alti e basse quantità, ma ad avere) ancora disponibilità di qualche specie ittica nostrana da mettere nel piatto.
L’ultimo report di Vandana Shiva, è allarmante. Abbiamo pochi decenni per sperare nella crisi, se questa passa sarà un disastro planetario, ci mangeremo il mondo senza possibilità di rigenerarlo.
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Non riesco neppure a immaginare di venire a Chioggia o Venezia senza poter mangiare le seppioline.
Sono ben consapevole dei problemi che la pesca intensiva ha provocato ovunque, Adriatico compreso. Però questa limitazione “spara nel mucchio”: aumentare la dimensione delle maglie delle reti serve sì a salvaguardare la fauna ittica giovane e/o di piccole dimensioni, ma non distingue tra specie in pericolo e quelle che non lo sono. Non mi risulta che le seppie siano in pericolo, mi pare non abbia molto senso proibirne la pesca.
L’ultima che ho letto sulla normativa prevede che sulle telline si farà probabilmente una moratoria. Questo è assurdo, visto che il maggior danno biologico viene proprio causato dalle “pettinatrici” che sconvolgono i fondali.
Prima che parta la legge verrò a Mestre, o magari a Spin[e|ol]a, per l’ultima mangiata. Sigh.
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Sono d’accordo con Paolo Marani (sono vegetariano quindi poco accusabile di incoerenza) e ritengo questo tuo post abbastanza triste 😦
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