c’è sempre una marcatura spaziale delle forme di protesta;
spostarsi, mutare il luogo, spiazzare i gesti è sempre un segnale
non a caso gli asceti andavano nel deserto, i pellegrini intraprendevano la via francigena, insomma il gesto si fa pregnante con lo spostamento
quando ero giovine la protesta era generalmente allocata underground in scantinati, cantine, ecco che ora si sposta, poeticamente anche, su tetti, gru, ciminiere
i corpi parlano, da lassù, meglio che le parole, alle quali ormai siamo insensibili, perfino se scritte da una penna sottile e quasi stefanobennica come quella di galatea
c’è sempre una marcatura spaziale delle forme di protesta;
spostarsi, mutare il luogo, spiazzare i gesti è sempre un segnale
non a caso gli asceti andavano nel deserto, i pellegrini intraprendevano la via francigena, insomma il gesto si fa pregnante con lo spostamento
quando ero giovine la protesta era generalmente allocata underground in scantinati, cantine, ecco che ora si sposta, poeticamente anche, su tetti, gru, ciminiere
i corpi parlano, da lassù, meglio che le parole, alle quali ormai siamo insensibili, perfino se scritte da una penna sottile e quasi stefanobennica come quella di galatea
solo il gesto rimane, arrampichiamoci tutti
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