La società civile

A Ghino, perché tutto il mondo è paese, e Spinola un po’ di più

Oramai, ogni volta che rincasa, Nino ha occhiaie sempre più profonde, due specie di Grand Canyon che scavano le guance e prima o poi si congiungeranno con il mento. Da quando l’han candidato a sindaco e sono cominciate le riunioni “per definire il programma elettorale” mai una volta che rientri prima delle due di notte, completamente sfatto. Neppure una intera notte di cubiste assatanate avrebbe la facoltà di distruggerlo a tal punto, e saperlo in preda a cubiste assatanate mi preoccuperebbe forse meno. Siccome invece so, purtroppo, che compagnia s’è dovuto sorbire, quando gli sento girare la chiave nella toppa piano piano, per non svegliarmi, invece mi sveglio apposta e lo abbraccio, con tutta la tenerezza che riserverei ad un orsacchiotto di pezza finito per sbaglio nella centrifuga della lavatrice, e uscitone quasi miracolosamente illeso.

«Come è andata?» mi arrischio a chiedere.

Lui mi guarda, e basta.

«Così male?”

«Eh.»

Le riunioni. Già per riuscire a fissarle, una operazione che in confronto il bilancino del manuale Cencelli è uno strumento su e via. Nino, ovviamente, le aveva originariamente convocate nella sede del PD, unico fra i partiti della coalizione, a Spinola, ad avere una sezione. La cosa però ha subito scatenato i mugugni degli altri quasi alleati: la costituenda ma forse incostituibile lista civica “Spinola per il Rinnovamento”, ad esempio, s’é spaccata a metà, fra la componente di sinistra però indipendente, capitanata dall’ing. Bianchini, che pretendeva riunioni in campo neutro e non nella sede di un partito, e quella indipendente, di sinistra però con un minimo di buon senso, con a capo il geometra Salvetti, disposta a tenere le riunioni ovunque, anche a casa di Belzebù, purché ‘sti benedetti incontri si facessero da qualche parte, ed in fretta. I Socialisti Rinnovatori spinolesi – ennesimo partitino rivendicante l’eredità del vecchio PSI senza però averne minimamente ereditato il bacino di ex voti – si sono però immediatamente premurati di buttar benzina sul fuoco, facendo sapere tramite Aurelio Sbrogiò, loro Segretario, nonché Coordinatore cittadino, nonché Coordinatore semiprovinciale, nonché Coordinatore di macroarea (i Socialisti sono una decina, in tutta la Provincia, quindi l’effetto esercito della via Pal è assicurato: tutti hanno almeno due cariche a testa, e i loro congressi sono tavolini da baretto in cui si contestano furiosamente i titoli), che mai, mai, mai, mai loro avrebbero accettato questa egemonia ingiustificata del Partito Democratico, per cui bisognava trovare una sede neutra. A questo punto, le sensibili anime di “Cristiani per Spinola”, sotto la guida di Paride Biason, psicologo ed ex catechista, sono scese in campo, proponendo una sede che più neutra, a loro avviso, non ci poteva essere, e cioè la sala riunioni parrocchiale della frazione di Piva. Idea che ha entusiasmato tre quarti del PD, metà lista civica e anche i Socialisti, e stava anche andare in porto, perché l’altro pezzo di lista civica, purché quell’assurdo bailamme cessasse, era disposta a non far muro su una questione così saliente per la laicità. Se non che, al dunque, i Cristiani per Spinola si son dovuti presentare con la coda fra le gambe, perché, chiesta la sala al parroco, il pio Biason s’è sentito rispondere dal parroco medesimo che lui le sale parrocchiali ai comunisti non le dà, e loro, se si alleano con i comunisti, fanno bene a non farsi vedere neppure a messa, perché, anche se non è purtroppo in suo potere comminare scomuniche, una bella lavata di capo durante la predica non gliela risparmiava, no.

Dopo questa batosta, i Cristiani e i Socialisti spinolensi hanno approvato obtorto collo l’ipotesi “sede PD”, a condizione che i piddini rimuovessero però dalla sede, almeno per il tempo in cui si svolgevano le riunioni, tutti i simboli del partito e anche i ritratti dei padri nobili, chiarendo che, per esempio, mai avrebbero accettato di stare seduti in un luogo ove vi fosse alla parete un ritratto di Marx. Sono rimasti parecchio spiazzati quanto Nino ha replicato loro, in tutta sincerità, che a dire il vero in sezione il ritratto di Marx al muro non c’è più da anni, ma che, se dava fastidio, si potevan togliere tutte le foto attaccate, compresa quella di De Gasperi.

L’impasse pareva dunque superato, quando però è scoppiata la crisi con l’Italia dei Valori, alla cui testa c’è il sanguigno merciaio di Spinola, Ettore Magnaguagno. Il quale, a dire il vero, non è che sia ben certo di voler far parte della coalizione, perché si riserva di presentare poi alle elezioni un candidato suo, ma pretende comunque partecipare alle riunioni per il programma, perché vuole che il programma dell’eventuale candidato che non voterà contenga però dei punti che siano da lui ispirati, onde poter convergere, un domani, o magari anche no, e comunque rivendicarne il merito. La proposta Magnaguagno è stata dunque formulata nei termini di riunioni itineranti: cioè una volta ci si deve riunire nella sede del PD, e le altre, a turno, a casa dei rappresentanti delle liste. Salutata come geniale dai referenti politici maschi, la proposta ha però causato a molti contraccolpi imprevisti nella vita familiare, quando mogli e compagne si sono ribellate al pensiero di trovarsi la casa invasa da un numero imprecisato di sconosciuti con le scarpe sporche e senza patine, e a cui almeno un caffè e un piatto di pasticcini si sarebbero dovuti offrire.

Alla fine le riunioni sono cominciate, fra gli smadonnamenti dei capigruppo, che per trovare le varie case, imbucate nelle stradine più infime di Spinola, han dovuto comprarsi tutti il navigatore satellitare o imparare a spulciare compulsivamente Google Maps. E sono cominciate anche le incazzature.

«Io non li reggo più! – dice Nino, abbandonando la testa sul mio seno, come fosse un bimbo – Quell’idiota di Magnaguagno ci ha tenuto due ore fermi perché vuole che dentro al programma ci sia la richiesta di creare a Spinola un presidio per il Pronto Soccorso, nonostante ce ne sia uno due a meno di cinque chilometri, fra Mestre e Medrano, che in pratica siamo meglio coperti noi, quanto a Pronto Soccorsi raggiungibili, di Venezia centro!»

«Eh, sai, la figlia studia medicina…da una decina d’anni, credo. Adesso dovrebbe quasi riuscire a laurearsi, e il papà vuole che trovi posto, ma se non c’è un presidio o un ospedale nuovo, col cazzo che può restare qua vicino…»

«E quel deficiente di Sbrogiò? Un’ora, un’ora di pippone, perché vuole che nel programma del Sindaco venga scritto che nella casa di riposo di Spinola devono essere ricoverati solo vecchietti di Spinola. Non si riesce a fargli capire che la Casa di Riposo l’ha costruita la Regione, la gestione non è del Comune , ma della ASL, e il Sindaco non ha nessun potere per imporre loro chi devono ricoverarci dentro…»

«Già, con questa cosa della Casa di Riposo ha il dente avvelenato…ai tempi d’oro con il partito sarebbe riuscito a mettere sua mamma qua, e invece è finita a Portogruaro e non riesce a farla trasferire più vicina…»

«Per non parlare di quell’intronato di Biason, che s’è messo in testa di chiudere l’asilo comunale perché dice che è meglio potenziare quello privato delle suore, che fan tanto bene alla comunità, senza rendersi conto che è fatiscente, e ci dovessimo fare noi i lavori di adeguamento ci va via metà del bilancio su una cosa che manco è nostra, e sostiene poi che l’assistenza ai vecchietti dovrebbe essere data in appalto esclusivo alla associazione del nipote del vescovo di *****, che è di Spinola; sai, quella che due anni fa a momenti viene chiusa d’ufficio dai NAS perché i pasti che portavano a casa agli anziani soli erano fatti tutti con roba scaduta da mesi!»

«Già. Anche perché se non trova qualcosa per ingraziarsi di nuovo il parroco la scomunica, stavolta, gli arriva davvero…»

«Ecco, ma la ciliegina sulla torta è stato l’intervento di Bianchini, che ha fatto tuoni e fulmini perché lui è ingegnere, e ha deciso che il pezzo di autostrada nuova secondo lui non è stato fatto bene, e quindi pretende che il futuro Sindaco metta nel suo programma di farlo chiudere…e come cazzo vuole che lo faccia chiudere? Mi ci sdraio sopra?»

«Eh, sì, è che lui ha la sua villa a pochi metri… e da quando l’han costruito la casa ha perso valore. Lui voleva venderla, ma non riesce a trovare acquirenti.»

«Ecco, appunto. Ma il meglio è stato quando ho fatto semplicemente notare che mi chiedevano di mettere in programma e promettere agli elettori tutta una serie di cose che non sono in mio potere, e che non potrei mai realizzare perché sono fuori dalle leggi e dai regolamenti, quindi sarebbe prenderli per il culo! Mi han gridato contro che si vede che io sono “un politico di professione”, mica come loro, che vengono dalla “società civile”! E abbian tirato le due, con questa menata sulla società civile, perché tanto Sbrogiò è un pensionato, Biason ha lo studio suo e va quando vuole, che tanto come psicologo è talmente scarso che non lo contatta nessuno, e Bianchini ormai lo studio di ingegneria l’ha dato al figlio, quindi non deve mica svegliarsi… e io sono morto, invece, e domani mattina devo andare al lavoro…”

«Eh, e io pure. Andiamo a letto, che la società civile ci aspetta, va’.»

 

Al solito, è un racconto che ritrae un paese immaginario, con protagonisti immaginari. Almeno quanto è immaginaria la mitica “società civile”.

 

 

7 Comments

  1. Son proprio tutti identici. Io – eoni or sono – smisi di far politica e di partecipare a riunioni siffatte, poiché sentivo crescere forti in me gli istinti più bestiali e la propensione al genocidio. Bisogna essere spinti da una enorme volontà d’affermazione e da una notevole sete di potere per riuscire a resistere per più di dieci minuti alla sequela di madornali boiate che si odono ripetute con estrema convinzione in tali consessi.

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  2. Hm…se questi si definiscono “società civile” mi pare chiaro che il concetto in questione non è molto chiaro. La società civle sono gruppi e associazioni che fanno attività sociale, NON i partiti.

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  3. Osta,perfin la dedica…. grassie grassie, che son tutto ‘mozionato.
    Inchino e baciamano.
    😀
    Inchino e baciamano.
    Ghino La Ganga

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  4. per Lector:
    quando sento qualcuno che mi scavalca a destra, per la miseria, ringiovanisco di vent’anni…. grazie,fratello.
    😀

    per Gigi:
    mannò, la colpa è pure nostra: messi lì, probabilmente penseremmo prima ai nostri affarucci, poi, se resta tempo, agli altri. E’ nel nostro patrimonio genetico italico: se amministri pensando solo a fare il bene comune ti ritengono senz’altro un galantuomo; un bel po’ coglione, tuttavia.

    per Ale:
    Il cittadino che si lamenta perchè la strada dove vive è sporca o assediata da nomadi ha tutta la mia comprensione: se Cacciari sbuffa è perchè non ha provato l’esperienza.
    Se invece sbuffa perchè s’è reso conto che è come spalare l’acqua con un forcone – ossia puoi risolvere il problema in una zona ma ti si ripresenta in un’altra – ha qualche scusante, ma deve dire: cari cittadini, aiutatemi a capire perchè l’orinare davanti alla porta altrui rappresenti uno stile di vita, tanto che riterreste un crimine la sua repressione.
    Repressione che, per inciso, io eseguirei a bastonate e getto di idrante addosso al pisciatore , anche non in flagranza : contrariamente ad alcuni criminologi, sono infatti convinto che la repressione feroce di reati minori sia la strada maestra per una società matura.
    Non è un caso che il genitore avveduto molli uno sberlone, volutamente sproporzionato, al figlio sorpreso con l’indice in narice.

    Chiedo scusa alla padrona di casa se mi sono preso spazio in eccesso.
    State bene.
    Inchino e baciamano a Galatea.
    Ghino La Ganga

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