La febbre e il magone

Qualche volta vorresti riuscire a spiegarlo. Quando senti quelle affermazioni stupide, da bar, che purtroppo ormai non si fanno più solo nei bar, ma hanno invaso tutto. Quelle che con tono acido, recriminatorio, pesante di quella cattiveria gratuita e gretta che si spaccia per ironia ma non lo è, dicono ghignando che tanto gli statali son tutti così, mangiapane a tradimento, gente che ha privilegi a iosa e si approfitta di ogni cavillo perché tanto sa che non può essere cacciata: non fa un tubo tutto il giorno, perde tempo, rende poco, e per giunta basta una linea di febbre, uno starnuto, un malessere per imboscarsi settimane o mesi a casa.

E tu, che sei là, e che da sempre stai a casa, come tanti, ma proprio tanti tanti, altri, solo proprio se sei quasi in punto di morte e altrimenti no, vai al lavoro, tu che se fai un giorno di assenza perché hai la febbre ti senti in colpa come se stessi commettendo un reato, tu che se perdi più di due minuti per scrivere sul registro gli assenti e firmare quasi quasi ti pare di aver fatto qualcosa di illecito, non sai cosa dire, e stai zitta. Perché quello che più ti ferisce di questo paese è proprio il livore con cui devi combattere tutti i giorni, un livore gratuito e stupido, umiliante perché ingiusto. Perché di colleghi che non si prendono un giorno di malattia anche se stanno male, e fanno i salti mortali per continuare a far bene il loro lavoro anche se le condizioni non ci sono più o non ci sono mai state ne conosci a iosa, e quei pochi idioti e fannulloni che hai incrociato negli anni, c’erano sì, ma erano appunto questo: pochi, e odiati spesso da tutti. E questo vorresti, per far riacquistare dignità al tuo paese, e forse anche a te stessa: che finalmente si riconoscesse l’onestà dei tanti che non si sono mai arresi al peggio, han tenuto duro, continuano imperterriti a fare quello che si ha da fare, perché verso il loro lavoro han sempre provato un senso del dovere che è qualcosa di molto vicino all’amore, in fondo, e non perché si sentono degli eroi ma perché per loro la correttezza è una cosa normale. Ce ne sono di Italiani così, sepolti sotto tutta la caciara indecorosa che fanno gli altri. Ce ne sono più di quanto sembri, e di quanto non si stimi. E continueranno a fare quello che han sempre fatto, silenziosamente, perché sono fatti così.

E ora scusatemi, vado a mettermi sul divano, che ho il magone addosso e la febbre alta, e sono incavolata perché domani non ce la faccio ad andare a scuola, va’.

3 Comments

  1. Mio padre e’ stato insegnante per quasi quarant’anni e ad essere sincero non ricordo di averlo mai visto a casa in malattia… ovviamente ogni regime deve trovare qualcuno da additare come fonte del male e quello in cui abbiamo vissuto per tanto tempo ha stabilito che la fonte del dissesto statale e’ la “pletora” di fannulloni con un impiego statale. Quel che mi preoccupa e’ che tante persone comuni si bevano queste vaccate e anzi le facciano proprie senza esitazione…

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  2. Oddio grazie…in questi giorni sto vivendo una crisi per questi problemi e mi dicono “perchè sei giovane, il mondo va cosi”.
    Raccomandati, fannulloni e leccaculo. Questi i miei incubi ultimamente… poi come te mi sono accorto che sono in minoranza e se anche è vero che non ci posso fare niente (nonostante uno debba addirittura fare capo a me) penso che mi resta solo il “non abbruttirmi” a lavoro per non diventare come loro e potermi guardare allo specchio.
    Ma sono ancora “work in progress” , magari tra un po’ incrocero’ le braccia e mi grattero’ la pancia tutto il giorno.
    Nel frattempo grazie per non farmi sentire solo 😉

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