
Il paese è quel posto dove, quando devi uscire per andare dal meccanico, prima ti suona alla porta la nipotina e poi la vicina di casa che sta tornando dalla palestra, e che deve assolutamente raccontarti le ultime nuove del condominio, e bersi un caffè.
Quindi, quando esci per andare dal meccanico, giusto fuori dalla porta incontri un’amica, che sta parlando con un’altra vicina, e quindi ti fermi perché ti devono raccontare un sacco di cose.
Poi, mentre sei quasi di fronte al meccanico, ti imbatti per caso nel marito dell’amica che ha hai visto due minuti prima, che ti saluta, ti ferma, e ti racconta anche tutto quello che sta facendo lui, assieme ad altri amici.
E quando finalmente arrivi dal meccanico, anche lui, visto che lo conosci da quando eravate ragazzi, ha da raccontarti un sacco di cose, come vanno i figli, come stanno i genitori, ricordarti che sei una cialtrona perché controlli poco la macchina, e così via.
Sono così, i paesi. Posti in cui ci si conosce tutti da una vita, ci si incontra di continuo per strada ma ci si ferma sempre a conversare, perché qualcosa da dirsi si trova sempre. Posti in cui non bisogna avere mai troppa fretta e bisogna sempre avere un po’ di tempo da perdere.
Sono anche posti in cui non si riesce mai ad arrivare in orario da nessuna parte, però.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
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Se può rincuorarti la cosa non succede nemmeno nelle grandi città. Questo é il Paese (più che il paesello) dei ritardi cronici…
Con simpatia
f
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Condivido!
Abito in un paesino tra Langa e Monferrato…ops…che dico! Tra Monferrato e Langa. Un paesino di cui raccontava Cesare Pavese nei suoi libri. E non è poi cambiato molto. Sì, abbiamo gli I-phone, I-pad, ci scambiamo messaggi con twitter. Ma poi, quando arriva una macchina sgommando si va sul balcone ad osservare. Se la vicina stende la biancheria in maniera diversa dal solito le si chiede come mai. Se non ti vedono qualche giorno ti cercano per sapere come stai. Insomma “l’impiccio” è d’obbligo.
Personalmente….non sempre apprezzo!
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Sarà che sono stufetto, in questo periodo, e con poca voglia di fare (mi bastano gli uccellini per distrarmi e farmi pensare a str solo a godermi il sole e i loro canti…), ma mi sento di elogiare la lentezza. E alla fine, anche l’impiccio si puòà sopportare !
Anonimo SQ
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Questo garbato, elegante, ben scritto post di Galatea (la Galatea di vena intimistica, la migliore) mi rammenta un passo del bel libro di Marina Garaventa “Voglio arrivarci viva” dove descrive il passaggio da Genova al paese diSavignone nell’entroterra.
Chiedo scusa se oso suggerire la mia personale recensione.
http://diegod56.wordpress.com/2012/08/14/voglio-arrivarci-viva-recensione/
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