Il sole sul terrazzino ha qualcosa di precario, di rubato. Persino quando il terrazzino è tuo, e te lo sei attrezzato apposta, con la sdraio nuova. È un piacere proletario, in fondo, un ritaglio di tempo strappato al lavoro alla scrivania, o neppure strappato, perché il lavoro adesso, beati i tablet ed i notebook, te lo puoi portare dietro, anche lui sul terrazzino, al sole. È qualcosa che ti regali all’improvviso, in questa primavera dove il sole è merce rara, approfittando del momento, un carpe diem; non è chic come quello preso in piscina, non è programmato come la giornata al mare, ma è immediato, senza organizzazione, buttato lì. Una canottiera vecchia, i pantaloncini riesumati dal fondo di un cassetto, in testa un fazzoletto a mo’ di bandana, senza nemmeno preoccuparti se i colori incocciano fra loro, o se fuori li metteresti mai. Il sole sul terrazzino è quel momento solo tuo che ti doni, persino con un leggero senso di colpa e di peccato, e di certo con un senso di attimo che fugge. Perché il nuvolone nero è lì, dietro il terrazzino, che incombe già.
4 Comments
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un piccolo moto di invidia perché le vetrine della mia piccola libreria sono esposte a Nord e il sole vero entra a raggi solo qualche rara volta…
buon terrazzino dunque
Nicoletta
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Un momento aperto sull’infinito, altro che siepe a Recanati. Se poi ci sono dei gatti da osservare dall’alto, il momento diventa perfetto.
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Oddio, le abbronzature sul terrazzino, se opportunamente disposto, possono essere davvero “interessanti”…
Tiriamoci sù, dai… domani piove !
Anonimo SQ
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Io sul terrazzino ci faccio la cyclette mentre leggo,prendo il sole e ascolto la radio,il tutto per sentirmi meno in colpa.Una guduria però
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