Il matrimonio di un Marziano

La vita è ingiusta: è un grande complotto del Destino, che ce l’ha con lei.

Questo pensa Clara, la fronte corrugata, la bocca piegata all’ingiù, mentre percorre ancora una volta, l’ennesima, la lista degli ospiti al suo matrimonio. 150 dovevano essere in origine, e i nomi sono tutti lì, ricopiati con la sua bella grafia sulle pagine ordinate del suo quadernino rosato, colla copertina rigida a fiori e sopra l’etichetta stampigliata “Lista di nozze”. Ma ora che il giorno si avvicina, i nomi, uno dopo l’altro, si trasformano in cancellature, linee secche e rabbiose che cassano persone su persone.

«Non è possibile! – dice, infuriata, guardando il fidanzato, Marziano – Ma ti rendi conto che ha disdetto anche l’assessore provinciale ******? Con tutto quello che hai fatto per lui gratis, quello stronzo! E sai perché? Sai perché? Perché lo sanno tutti che il coglione usava i soldi del fondo della Provincia per comprare i regali di nozze, e adesso che stanno facendo le pulci a tutti sui rimborsi, non vuole venire al nostro matrimonio perché gli toccherebbe pagarsi il regalo di tasca sua, quel bruto peocio refà che no’l xè altro!»

Marziano strabuzza gli occhi rendendosi conto che la situazione è esplosiva: in quasi vent’anni di convivenza, infatti, non ha mai sentito Clara sbottare in dialetto.

«Ma magari è meglio se non vengono politici… di questi tempi…» prova a mediare.

«Eh, certo! Non vengono! Non vengono mica per fare un favore a te! Non vengono perché non gli fa comodo! Quando gli organizzavi gli incontri culturali e tutte quelle puttanate lì per farsi belli, allora erano tutti pronti come nugoli di mosche, ‘sti quattro bifolchi che manco sanno scrivere nome e cognome! E invece, adesso che ci sposiamo, non gliene frega un cazzo! Non contiamo un cazzo, noi due!» conclude, ma si capisce benissimo dal tono che quel noi due deve essere letto come tu.

Marziano tace, e piano piano, senza farsene avvedere, cerca di guadagnare in silenzio la porta, per ritirarsi nello studiolo allestito in un angolino della camera matrimoniale, nell’appartamento alla periferia di Spinola che occupano da quando stanno assieme. Sa ormai per esperienza che ragionare con Clara quando è infuriata è tempo perso, e da quando è iniziato questo incubo del matrimonio, Clara è sempre infuriata, come se fosse stata oggetto di una metamorfosi. La donna che per anni lo ha venerato quasi in silenzio, come un nume tutelare, quando era solo la fidanzata-convivente, l’ombra silenziosa che lo difendeva a spada tratta da ogni critica altrui lodando la sua immensa cultura, la sua superiorità intellettuale, al momento di diventare moglie si è trasformata in una menade scatenata pronta a saltargli al collo per ogni minuzia, criticarlo per ogni proposta, fargli pesare ogni contrattempo come se tutto dipendesse da lui, dal suo non essere all’altezza, dal suo non essere capace, insomma dal suo non essere abbastanza. Se come fidanzato da presentare in giro, ha capito Marziano, le sue doti andavano magnificate, amplificate e sottolineate, anche per giustificare agli occhi altrui perché lui non se la sentisse di fare con lei il grande passo, come futuro marito ha scoperto che gli standard si sono alzati, divenendo altissimi, stratosferici, stellari. E la crisi in corso, con tutto il bailamme e l’incertezza politica che s’è portata dietro, non gli rende le cose più facili, anzi. Così Marziano si rintana sempre più nel suo angolino di camera, sulla scrivania ikea perennemente ingombrata di fogli, e di libri, e di carte, e lei brontola, brontola, brontola in sottofondo, lamentandosi perché i suoi amici politici non sono più potenti come un tempo, ora che dovevano venire al suo matrimonio e lei avrebbe potuto godere nel presentarli a tutti i parenti, e così finalmente zittire lo scetticismo che aveva sempre letto nei loro sguardi, perché si era messa assieme a quel professorino spiantato. Per tutto quel tempo aveva magnificato le doti del suo professorino, e li aveva zittiti dicendo che era un fine intellettuale, altroché, un uomo conosciuto negli ambienti che contano, e che loro non potevano capirlo, proprio perché gli ambienti che contano non li vedevano neppure con il telescopio.

«E invece guarda! Non viene nessuno!» grida all’indirizzo del povero Marziano, che adesso anche a lei appare tanto professorino, con i suoi occhialuzzi un po’ sghembi, i maglioni infeltriti che cadono senza sagoma, e quella maledetta mazzetta di giornali che chissà perché cazzo li compra, dato che poi ne legge comunque solo una pagina o due, e quasi sempre sono quelle sportive. E all’immagine così dimessa e priva di fascino di lui si sommano e si sovrappongono quelle del rinfresco, delle tartine, degli antipasti, del buffet dei primi, di quello dei secondi e delle montagne dei cannoli e della torta multistrato, che avrebbero dovuto far da cornice al suo abito da sposa ed al suo così penato e tardivo trionfo, testimoniare il suo “Ce l’ho fatta” fra due ali di parenti ed amici che ammirati avrebbero dovuto guardare e poi segnare col dito e commentare di nascosto:«Ma hai visto, c’era persino *****! Allora è vero che lui è importante!».

E invece niente, una debacle, una disfatta: assessori che si smaterializzano, onorevoli che disdicono o vagamente promettono forse un telegramma, ma nulla più, politici che non si possono più invitare perché non si è nemmeno certi che siano ancora a piede libero alla data della cerimonia, o, prospettiva ancora peggiore, che alla data della cerimonia contino ancora quel tanto che abbia un senso invitarli; nemmeno il segretario del partito della sezione di Spinola che garantisce un passaggio per il taglio della torta nuziale.

E così Clara singhiozza, con un singulto stridulo che le chiude la gola e quasi la strozza, e si avventa sulle pagine del quadernino e le strappa, gridando: «Io non so chi me lo fa fare a sposarti, ecco, chi me lo fa fare a me!»

E Marziano che per anni ha tergiversato su quell’idea di sposarla davvero e gliel’ha alla fine concesso con l’anda magnanima del re che si è deciso per pura carità d’animo a venire incontro alle preghiere di un suddito, a sentirla dire così, mentre è di là nascosto alla scrivania dell’ikea, si sente mancare l’aria, perché ora che non ha più i suoi progetti culturali, e la revisione delle bozze per la rivista dell’assessore, le cene e i party e i concorsi di poesia da organizzare, e i cineforum e i dibattiti, Clara è tutto quello che gli resta, e vuole che ci sia da qualche parte una carta, un documento che la obbliga a star lì con lui, perché è sua moglie. Pur di averla e di accontentarla sarebbe disposto a tutto, anche a mettersi ad organizzare lui quel banchetto nuziale che ha sempre disprezzato, con il rinfresco, gli antipasti, le tartine, il buffet dei primi, quello dei secondi, la montagna dei cannoli e la torta multistrato. Sarebbe disposto a darle tutto ciò che può pur di placarla e rasserenarla, e farla tornare la sua Clara remissiva ed adorante, ma per farla tornare così non riesce a darle più quello che Clara invece vuole: il banchetto almeno con un assessore.

7 Comments

  1. Certamente è brutto scoprire che alla propria fidanzata storica il matrimonio fa l’effetto della pozione del dottor Jekyll. a mio cuggggino successe così, con la fidanzata e la futura suocera completamente impazzite nell’organizzare il matrimonio.
    Mi ha detto mio cugino che a quel punto ha deciso di mollare tutto in maniera spettacolare facendosi vedere pubblicamente in giro con nuova fidanzata, tanto era alto il suo disappunto.

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  2. ……….che angoscia…………………. è brutto sapere che gente così si è fregata i soldi dell’Ici, ma è insopportabile sapere che gente così esiste……………………….

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  3. Notevole.. e molto verosimile..Chissà quanti legami di questo tipo ci sono..
    Come ho già scritto altrove non capisco perchè il matrimonio deve diventare una questione di stato.. Perchè l’ amore necessiti di tutte queste sciocchezze ed esibizionismo borghesuccio, di parenti e amici illustri da esporre, di liste, di abiti da migliaia di euro. ( un pensiero Per le donne stupide : se sei bruttina o cicciottella o insicura, tale resti, anche con abiti da regina e trucco camoufflage).
    Spero di non arrivare mai a questi deliri..
    @Fedifrago: tu onanista a vita????. Macchè..

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  4. un resoconto gelido ed efficace, dove la paura di lui di restare solo, senza il suo piccolo potere, fa il paio con la rabbia di lei che quel piccolo potere non ha mai potuto monetizzarlo con le persone del proprio circolo, e senza i “nomi” perde quel poco di prestigio sociale postumo che giustificherebbe averlo sopportato nella sua presunta superiorità per tanti anni
    poveretti…
    ciao Galatea e grazie

    un saluto da Bologna

    Nicoletta

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  5. un matrimonio, se è la somma di due solitudini, è già sbagliato all’inizio; e poi, forse, conta anche il luogo, l’esistenza d’una comunità, perchè in una desolazione la pianta non puo’ attecchire

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  6. Questo racconto fa il paio perfetto con quella battutaccia maschile e sciovinista per cui se vuoi trasformare un’oca in una iena ti basta sposarla.

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