Le donne che lavorano e la madre dei cretini

E’ inutile, succede sempre. Non appena su FB (ma anche al bar, solo che su Facebook è più evidente) si posta qualcosa sulla condizione della donna e sul problema delle carriere al femminile, arriva sempre il tizio che commenta dicendo che il mondo va male e le famiglie si sfasciano perché le donne non stanno più a casa ad occuparsi esclusivamente dei figli.

Che poi, sinceramente, a questi individui non sai neanche come rispondere, perché la prima reazione sarebbe chiedere in che cavolo di mondo hanno vissuto e sono cresciuti loro, dato che a casa mia da almeno due generazioni le donne lavorano, e nonostante questo si son tirate su famiglie, riuscite anche piuttosto benino. Quindi la correlazione donna che lavora/famiglia allo sbando dovrebbe essere ormai ampiamente smentita dall’esperienza comune di milioni di persone attraverso gli anni. Ma no, loro, tetragoni, ripropongono l’idea che se la famiglia va a rotoli è perché noi donne ci siamo messe in testa il capriccio di lavorare, che, sia ben inteso, è proprio un capriccio, perché è noto che con un solo stipendio, oggi, una famiglia la si tira su negli agi e nel lusso, e si sciala che è un piacere.

Quindi, che gli si dice? Niente, a sto punto. Inutile ribattere alla tetragone convinzioni dei tizi. Al limite, si può cercare di avere per loro umana comprensione: bisogna tener conto, infatti, che per loro la gestione della famiglia è davvero un problema. Per quel fatto che la madre dei cretini è sempre incinta.

14 Comments

  1. Occuparsi della casa, dei figli e della famiglia a tempo pieno è un’importante ed impegnativo lavoro!Le donne che lavorano fuori casa e hanno una familia, per forza di cose si devono avvalere di aiuti esterni per accudire ai figli e svolgere unte, dico tutte!, le mansioni di madre e di casalinga, pertanto alla fine i soldi che entrano con il lavoro esterno,escono da un’altra parte, a meno che non si sfruttino le energie e il tempo di nonne e zie, che si occupino a tempo pieno di nipoti a tempo pieno

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  2. Non regge nemmeno la correlazione donna in casa / famiglia in ordine, mi ricordo da piccolo che alcune mamme rimandavano la punizione all’arrivo serale dei papà . “Stasera glielo dico e te le faccio dare” sottintendendo un paio di ceffoni che il genitore , a freddo, con un animo più da killer professionista che da educatore, avrebbe dovuto elargire al fanciullo in attesa di rimprovero. Chi pensa, oggi, che la donna non possa, non debba, lavorare mi riempie solo di tristezza e faccio pure fatica a criticarlo, dalla pena che provo per lui .

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  3. @pandi: Per svolgere i lavori domestici basta che i mariti diano una mano, cosa che raramente fanno. E sfugge sempre il fatto che le donne, essendo esseri umani, hanno il sacrosanto diritto di svolgere un lavoro che dia loro soddisfazione, quindi non è solo una questione di soldi. A meno che tu non sia uno di quelli che credono che noi donne adoriamo solo cambiare pannolini sporchi, stirare, spolverare, etc. Be’ no, non ci piace affatto e non dà nessuna soddisfazione, è solo che ci hanno insegnato fin da piccole che è nostro dovere. Ci divertiamo molto di più ad avere un lavoro fuori e far carriera, esattamente come voi uomini.
    Comunque nulla vieta ai padri e mariti di licenziarsi e fare i casalinghi loro, se ci tengono tanto. Quindi scusa, ma la tua è una obiezione abbastanza infondata, non credi?

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  4. Quando ero adolescente, litigavo molto di più con certe persone che sapevano solo elargire frasi fatte quali “la donna deve stare in cucina/ i figli deve crescerli la madre e il padre a lavorare/ gli uomini sono meglio delle donne”.
    Crescendo (invecchiando?) ho cominciato a lasciar perdere: chi fa questi discorsi è privo di argomenti e, soprattutto, ha bisogno di donne sottomesse (come purtroppo ancora ce ne sono) che gli facciano da contorno e lo facciano sentire importante.
    Quindi non gli conferisco l’importanza che vuole e lo lascio perdere.
    @pandi
    Qui nessuno sta dicendo che occuparsi dei figli non sia importante, ma i figli sono compito di chi li fa, madre o padre che sia (o madre e madre, o padre e padre eh) e se ad una donna o ad un uomo piace fare la casalinga, il casalingo ed occuparsi solo della casa e dei figli, buon per loro.
    Ma ci sono anche persone che non vedono nella famiglia un compito esclusivo.
    Io personalmente se stessi a casa ad occuparmi solo della casa e dei figli (che non ho, per inciso), diventerei scema. E lo so, perché mi sono occupata dei bambini e delle case degli altri per pagarmi gli studi.

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  5. Vanno valutati per quello che sono: una vestigia del tempo che fu, tipo le rovine di Pompei ed Ercolano o i templi di Selinunte.
    Come guardare una cartolina “Parigi fin de siècle” .
    Di certo, rodersi il fegato per le affermazioni di certe cariatidi non vale sinceramente la pena.

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  6. Il vero problema è che una volta le femmine non si facevano nemmeno studiare, poi una volta che si sono abituate a usare il cervello scoprono che gli piace pure e pensano di poter continuare a farlo per il resto della vita. Infatti è per questo che i talebani hanno più paura di una Malala Yousafzai che di centinaia di bombe, è la ragione per cui Elena Cornaro Piscopia è rimasta per molto tempo un caso isolato.

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  7. A persona come queste, non bisogna nemmeno darla una risposta, ne tantomeno l’attenzione. Tanto, sarebbe tempo perso, perché se uno nel 2014 ancora ti risponde in questo modo, significa che ce l’ha nel DNA, e quello, almeno per il momento, non lo modifichi.

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  8. @galatea
    “Per svolgere i lavori domestici basta che i mariti diano una mano, cosa che raramente fanno.”

    A me risulta il contrario, specie dai quarant’enni in giù: gli uomini si occupano della casa e della famiglia. È vero che alcuni lavori “maschili”, a volte, dalle donne non vengono percepiti come appartenenti all’accudimento familiare.

    Sempre restando nei luoghi comuni: per Lei avere un’auto pulita e in efficienza non è considerato importante. Avere il letto rifatto e l’aspirapolvere passata in camera è sicuramente più importante. Per Lui il contrario.

    Fuori dai luoghi comuni: ho visto donne non saper tenere in mano nemmeno uno straccio e non saper cucinare nemmeno un uovo al tegamino. Meglio che vadano a lavorare. 🙂

    (Se qualcuna mi volesse mantenere col suo stipendio da manager, io sono disponibile. La mail è sul blog. 🙂 )

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  9. Innanzi tutto mi scuso per gli errori involontari nel mio post precedente, scritto dalla microscopica tastiera dello smarthphone e … senza gli occhiali !!! 🙂
    Sono del tutto d’accordo con il fatto che è giusto che sia gli uomini , sia le donne trovino soddisfazione in quello che svolgono nella vita, per cui se una donna preferisce fare carriera professionale e non svolgere il lavoro di madre e di casalinga, fa benissimo a orientare la propria scelta nella direzione consona ai propri desideri.
    Io non mi sento comunque di criticare o di considerare quasi ” obsoleto” ( come talvolta mi è accaduto di sentire ) chi invece preferisce occuparsi a tempo pieno dei figli e della casa, ossia della famiglia nel senso completo del concetto, Anche questo lavoro – poichè di effettivo lavoro si tratta,- è ancora fonte, per molte donne dei giorni nostri, di plurime soddisfazioni e felicità .
    Ogni lavoro ha i suoi risvolti pesanti, di qualsiasi lavoro si tratti: anche nel’ambito di una brillante carriera professionale vi sono plurime difficoltà da superare e spesso senso di stanchezza -non solo fisica , ma anche psicologica – da affrontare, insoddisfazioni, momentanea noia per qualche compito che non ci aggrada…. come in qualsiasi cosa nella vita del resto.
    Nel lavoro di una donna che sceglie di impegnarsi come casalinga e madre di famiglia le difficoltà possono certamente rivelarsi sia nella routine , sia nella ripetività quotidiana dei gesti ( come del resto accade più o meno in ogni altra occupazione) e in altri aspetti, infine comuni a molti lavori, ma le soddisfazioni non sono certo inferiori di quelle ricavate da una carriera professionale brillante: le gioie e le soddisfazioni sono sempre immense , quando si è consapevoli della positività scelta fatta . Il fatto di constatare che la famiglia va avanti positivamente grazie al nostro costante impegno e al nostro assiduo lavoro , è un successo non inferiore alla consapevolezza che l’azienda per cui lavoriamo trae benefici dalla nostra mansione di donna impegnata professionalmente.
    La famiglia è una sorta di azienda a conduzione privata e , come in ogni azienda, per funzionare bene deve esserci qualcuno che sappia validamente portarla avanti nel migliore dei modi.
    Ovviamente non tuitti ne sono capaci o desiderano farlo . In questi casi allora si devono delegare per forza di cose altre persone, come è ovvio che sia, poichè le cose da sole non possono andare avanti, qualsiasi esse siano.
    Specialmente con la presenza di figli l’attenzione deve essere prestata particolarmente , poichè io ritengo che i bambini non possono essere lasciati in un certo senso “allo sbando” , o trasportati e sballottati come pacchetti di qua e di là , fra asili, dopo asili, o luoghi diversi perchè non ce ne vogliamo occupare. Per questo motivo, se non ci sono le possibilità econmiche per avere la figura di una Tata in casa che si occupi dei bambini, al di là del tempo educativamente positivo trascorso alla scuola materna, ben vengano le Sante Nonne, che al giorno d’oggi noto che sacrificano molto molto frequentemente il loro tempo e spendono le loro energie per accudire i nipoti e dare loro una continuità di presenza mentre le mamme si trovano fuori casa,. se hanno scelto di lavorare fuori dal’ambito domestico.
    IIo rispetto e apprezzo comunque sia chi agisce in un modo , sia chi agisce nell’altro, a patto che non vengano penalizzati i bambini, poichè trovo ingiusta questa cosa.
    Ogni individuo ha giustamente la sua forma di pensare e di valutare l’importanza delle cose nella vita : è corretto che sia così ed io non mi permetto di criticare nessuno, pertanto, sempre che si tengano presenti determinato principi.
    Chi mette al mondo i figli se ne deve occuare , oppure fare in modo che qualcuno validamente se ne occupi, ma al meglio ! , per dare loro una stabilità importante per la loro crescita e il loro sviluppo.
    Chiedo venia per la lunghezza del mio post…..
    Con simpatia per tutti quanti,
    Pandi

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  10. pandi hai scritto dei ragionamenti interessanti, non sono d’accordo su alcune riflessioni, ma sicuramente è un tentativo di uscire dalle visioni troppo nette sul tema

    non ho tempo, forse un giorno ci torniamo su, ma credo che qui i commenti sui post vecchi son bloccati

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  11. Le famiglie si sfasciano (e il mondo va a rotoli) perché gli uomini, invece di passare l’aspirapolvere e portare i bambini ai giardinetti, stanno tutto il giorno su FB a scrivere stupidaggini. E questo mi sembra un punto fermo ^__^

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  12. Grazie, Diego, per le tue parole di approvazione. Magari se ne riparlerà, se riusciremo a metterci di nuovo in contatto. !!
    Un saluto e buon proseguimento !!
    Pandi

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  13. grazie a te Pandi per la cortese interlocuzione

    Veniamo al punto da te sollevato In effetti Galatea ha ragione ad adirarsi di fronte a luoghi comuni rozzi come quelli probabilmente espressi su facebook, che io ritengo una piattaforma molto propensa a condensare il peggio. Però Galatea propone il suo modello emancipativo, con la forza e la bravura della sua scrittura incisiva, ironica, efficace, senza lasciare spazio ai modelli e alle scelte di vita divergenti rispetto al suo. In particolare è la questione del lavoro che sicuramente è un fattore emancipativo per il genere femminile ma spesso si traduce, nella vita reale, nel sudore delle giornate vere, in una estensione della spremitura dei lavoratori maschi anche ai lavoratori femmine. Insomma la famiglia, questa forma assolutamente basilare nella costituzione del corpo sociale, si trova in subordine rispetto alle esigenze del lavoro e della produzione. Una famiglia dove entrambi i coniugi lavorano «offre» alla produzione almeno 18 ore al giorno (ci sono anche gli spostamenti, teniamone conto). Una famiglia dove un solo coniuge lavora «offre» alla produzione circa 9 o 10 ore al giorno e l’altro tempo residuo con cui agire nell’ambito familiare è molto più ampio. Più tempo per i figli, più tempo per l’affettività, più tempo per coltivare le proprie attitudini (dall’orto alla filosofia, dall’allevamento delle lumache alla musica, ognuno quel che crede). Proprio in un tempo come il nostro, dove la necessità di mano d’opera diminuisce inesorabilmente (è un fenomeno ormai antico, rileggiamoci il buon vecchio Rifkin de «La fine del Lavoro») meno gente alla produzione sarebbe una tendenza ragionevole e soprattutto rispettosa della vera natura umana. In questo, caro Pandi, intravvedo la qualità del tuo ragionamento. Scusate la lunghezza.

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