Gli alunni, quando non sono più alunni

Post ad alto tasso di commozione. Astenersi cinici.

Gli alunni, quando non sono più alunni, te li ritrovi davanti così, all’improvviso, grandi, perché a te pare che sia passato un anno, al massimo due, da quando li avevi in classe e li guardavi ogni mattina arrivare arruffati ed incerti e tentare di varcare la soglia fra l’infanzia e l’adolescenza, e invece ne sono passati dieci, di anni, e forse anche qualcuno di più. Così te li ritrovi lì, di fronte, adulti, perché sono venuti alla presentazione di un tuo libro, e li riconosci perché hanno lo stesso viso e gli stessi occhi di quando erano ragazzini, anche se i lineamenti non sono più proprio gli stessi.

Hanno sul volto le tracce di tutto quello che è passato dal momento lontano in cui erano “tuoi” e piccini: hanno scoperto mondi, hanno esplorato la vita, perché quando li avevi in classe erano ancora bambini, in fondo, e adesso sono giovani uomini e donne, che studiano, fanno, lavorano, arrivano accompagnati da morosi e morose, ti dicono che stanno per laurearsi, o che si sono laureati di già.

Gli alunni, quando non sono più alunni, ti commuovono, perché ti pare impossibile che dopo tanto tempo, che per loro è stato zeppo come sanno essere zeppi gli anni in cui da bambini si diventa ragazzi e poi giovani uomini e donne, si ricordino ancora di te, che sei stata una meteora incrociata di passaggio quando la loro vita doveva diventare ancora vita per davvero.

Gli alunni, quando non sono  più alunni e te li ritrovi davanti così, adulti, e simpatici, e e felici, e belli non sai nemmeno cosa dire loro; perché razionalmente lo sai che se sono così non dipende affatto da te, perché erano così di loro, fin da piccoli, e tu lo sapevi. Ma sono così belli, e simpatici, e felici che un po’ di orgoglio per quello che sono diventati ti prende lo stesso, e allora li abbracci, li baciotti, e te ne vai per il mondo, fiera come una regina.

11 Comments

  1. Ok, mi sono commossa!
    Mia mamma, insegnante in pensione, ancora prova questo orgoglio. Ed io non andrei alle presentazioni di tutte le mie insegnanti, ma solo di quelle che mi hanno dato qualcosa, a cui sono grata per essere cresciuta. Quindi fai bene ad essere fiera come una regina! BRAVA!

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  2. Non so, sarà un caso, ma tutti i docenti che ricordo con stima ed affetto li ho avuti per un solo anno. Con una sola eccezione (il prof di ginnastica, pensa un po’)

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  3. Qualche tempo fa incontrai il mio vecchio maestro di terza elementare. All’epoca era normale avere un maestro maschio. Io avevo otto anni e lui poco più di venti, era il suo primo anno d’insegnamento. Io ero un bimbo e lui, che mi sembrava così grande, era quasi un ragazzo. Voleva lo aiutassi per un libro che aveva scritto e voleva pubblicare (a sue spese ovviamente, sono una miniera d’oro per gli editori a pagamento gli insegnanti in pensione). In effetti si ricordava di me e anche la mia passione per la storia. Giovane, i capelli neri ben pettinati, una bella voce piena dal lieve accento del sud, sembrava incarnare il vigore dei condottieri e delle gesta narrate. Quando raccontava di Annibale, mi pareva lui Annibale. Ora in effetti rivederlo vecchio, pochi capelli candidi, un po’ curvo per i tanti acciacchi, mi ha rovinato i ricordi. Anche il suo romanzo, ben scritto, ma banalissimo. Meglio non incontrarli, e amarli così.

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  4. Io appartengo a quella schiera di alunni che è andata in cerca di un insegnante che ha lasciato vita traccia molto positiva e importante, di quelli che non si possono dimenticare nemmeno dopo decenni.

    Era il prof di italiano delle medie.
    Sperando di fargli piacere, avevo pensato di presentargli la mia famiglia; sono riuscita a rintracciarlo ma quando sono arrivata nel luogo dove viveva …era purtroppo scomparso da qualche mese (in quel momento ho scoperto che aveva solo 16 anni più di me!).
    😦 😦 😦
    Quando torno dalle parti sue (vivo molto distante) per me è doveroso andarlo a trovare in quel cimitero tra le colline …
    Oltre al dolore per la sua prematura scomparsa, mi dispiace tantissimo non esser riuscita a fargli sapere che non l’ho dimenticato.

    Ciao
    Ondina

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