Cari uomini che ammazzate la vostra (ex) donna,
voi avete un problema. Non è un problema di salute mentale, perché non credo che voi tecnicamente siate “pazzi”. Non credo nemmeno che siate “malati”, o “deboli”, o “confusi”, o “passionali”. No, voi secondo me avete un grosso, enorme problema.
Che non siete donne.
Mi spiego meglio, perché così rischio di essere fraintesa. Perché ammazzate le vostre compagne? Perché quando queste vi lasciano (e visto cosa succede poi, con ottime e fondatissime ragioni), voi non siete in grado di accettarlo. Il vostro mondo, pensate, se ne va in frantumi, perché senza la vostra donna acanto a voi, voi non siete più da considerare veri uomini e la vostra vita non ha più senso.
Vi lascia, e non voi non avete più lei che vi accudisce, vi sopporta, vi coccola, vi onora e vi teme. Vi lascia, ‘sta stronza, e voi restate con la vostra vita da soli, ma la vostra vita da soli non ha senso, non vale niente. E allora la ammazzate, per vendetta perché così una vita non ce l’avrà più nemmeno lei.
Dicono che non si può chiamarlo femminicidio, perché non è un tipo specifico di delitto. Non sarà un tipo specifico di delitto, ma è un tipo specifico di assassino colui che lo commette: maschio e convinto che la sua vita sia stata completamente devastata dalla femmina che lo ha lasciato.
Ecco, cari uomini che ammazzate le donne, il vostro problema è invece proprio che siete uomini e non siete donne.
Se foste donne, avreste alle spalle almeno un secolo di riflessione femminista e non. Perché vedete, decenni fa, e in alcuni casi ancora oggi, molte donne pensavano quello che voi oggi pensate, ovvero che la vita di una donna potesse avere senso solo ed esclusivamente se c’era un uomo accanto a lei. La donna di per sé non valeva niente. Si poteva considerare viva solo se riusciva a farsi sposare, e solo fintanto che l’uomo rimaneva al suo fianco. Quando lui se ne andava, la lasciava, si innamorava di un’altra la sua vita era finita, distrutta. Si sentiva morta e sperduta, senza appoggi, senza prospettive. Morta di morte morta. Raramente ammazzava, ma mica per problemi morali: è che ci hanno insegnato che le signore non sono violente. Raramente ammazzava, ma si vendicava come poteva, rendendo un inferno la vita dell’ex amato, o rivalendosi sui figli.
Poi è successa una cosa che ci ha cambiato la vita. Noi donne abbiamo cominciato ad affrontare il problema e a rifletterci sopra. Abbiamo ragionato sul fatto che sentirsi morte e finite perché un uomo, pure se è quello di cui sei disperatamente innamorata, ti lascia è una stupidaggine. Abbiamo capito che siamo donne, ma soprattutto siamo esseri umani. Se uno ti lascia ce ne sono altri, e se anche gli altri non ti interessano, la vita è bella e varia ed è piacevole viverla da sole. Siamo uscite nel mondo, abbiamo imparato a camminare. Abbiamo soprattutto accettato che un essere umano, qualsiasi sia il suo sesso, non ha assolutamente bisogno di nessun altro essere umano per avere un senso, perché il senso nella vita di ciascuno c’è, indipendentemente dagli altri.
Non è stato un percorso facile, e non è nemmeno ancora completato. Ma ci abbiamo lavorato tantissimo, e riflettuto sopra, e ci siamo interrogate, da sole, in compagnia, in lunghe conversazioni e in lunghissimi libri. È stato alle volte esaltante ed alle volte dolorosissimo, spesso lo è ancora. Ma è una strada che abbiamo percorso perché abbiamo affrontato il problema e ammesso che esisteva.
Voi no. E con voi intendo dire voi maschi che ammazzano le donne, o le odiano in maniera meno violenta ma altrettanto devastante dopo che vi hanno lasciato. Il problema secondo me non lo avete ancora affrontato. Non ne avete parlato, spesso nemmeno ammettete che esiste. Voi, o almeno ancora la gran parte di voi, pensa che l’uomo sia quello che sposa la donna o comunque ci si mette assieme e che la sua vita abbia un senso se la donna è e resta sua, per sempre. Se la donna non è più sua, entra in crisi patocca. Per cui, quando la donna lo lascia, si ritrova senza senso, non sa che fare.
Può essere, come dicono molti che il femminicidio non esista, ma questa mentalità sì. E non è nemmeno maschilismo, forse: è proprio un problema tecnico, quello di persone che non capiscono che si deve avere un senso da soli, e non perché si è accoppiati con un altro/a.
Noi donne però questa brutta carogna che ci portiamo addosso l’abbiamo affrontata, e adesso sono poche, molto poche le donne ancora convinte che la loro vita possa avere senso solo se trovano un uomo o riescono a tenerselo. E quelle poche manco lo dicono ad alta voce, perché tutte le amiche le guarderebbero come delle povere deficienti.
Voi uomini questo percorso credo che non lo abbiate fatto. Moltissimi di voi sono sotto sotto ancora convinti che la loro vita sarà completa solo quando avranno accanto una donna che li accudisca e li accompagni. E che se lei se ne va, questo distrugga per sempre la loro capacità di essere considerati degli uomini veri.
Ragionateci sopra. Affrontate la bestia. Noi lo abbiamo fatto, e quindi ce la potete fare anche voi.
Il femminicidio forse smetterà di esistere quando saremo entrambi, uomini e donne, considerati finalmente solo persone,e quando ci considereremo tali. E le persone non hanno bisogno di qualcuno per sentirsi legittimati ad essere felici e realizzati. Si legittimano e si rendono felici da soli, creandosi una vita, seguendo i loro sogni ed i loro interessi.
Provate a fare quello che le donne hanno fatto: ragionare per riuscire a trovare il modo di diventare degli esseri umani.
Perché altrimenti non sarete né pazzi, né malati, né deboli. Sarete soltanto delle bestie.
È assurdo credere che la propria vita perda di valore se si viene lasciati.
Si può soffrire molto ed è legittimo ma non si può togliere la vita a chi ammette di non corrispondere più un amore.
Non è facile mai per nessuno e la regola del “soffre di più chi viene lasciato” secondo me non è sempre vero.
“Le persone non hanno bisogno di qualcuno per sentirsi legittimati ad essere felici e realizzati. Si legittimano e si rendono felici da soli, creandosi una vita, seguendo i loro sogni ed i loro interessi.” CONDIVIDO TOTALMENTE!!!!!
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Un pezzo bellissimo.
PS: solo una cosa mi vede non proprio convinta, nel mio mondo reale, dove vivo e osservo dal vero, il progetto è quello dell’esser individui seppur in coppia al femminile, non lo vedo così marcato.
Conosco ancora troppe donne che spendono più per il matrimonio che per il loro piano di studi, perchè il primo è la priorità
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E ti pareva se non veniva fuori il trito commento delle donne che sono meglio degli uomini. Io per esperienza non vedo poi così molta differenza fra uomini e donne. Le donne non useranno le mani per colpire come gli uomini ma non è che mi sembrino per questo meno violente o superficiali come dimostrano i commenti che ho letto sui vari giornali. Tipo l’avvocato Buongiorno che è spesso additata a modello per le donne che ha avuto il coraggio di dichiarare “Per secoli il diritto è stato pensato al maschile. Ora serve una tutela spudoratamente femminile”. Cioè parafrasando, visto che per secoli ci hanno fatto soffrire è giusto che soffrano loro. Dimenticando forse come avvocato, che ci siano un sacco di uomini che non uccidono ma in caso di separazione sono comunque tutelati molto meno rispetto alle donne semplicemente perchè donne. Femminicidio è un altro modo di discriminare a mio avviso anche se al contrario infatti il diritto penale giustamente parla di omicidio con aggravanti.
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Grazie per questo articolo, l’ho condiviso su facebook.
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“Abbiamo soprattutto accettato che un essere umano, qualsiasi sia il suo sesso, non ha assolutamente bisogno di nessun altro essere umano per avere un senso, perché il senso nella vita di ciascuno c’è, indipendentemente dagli altri.”
***
Ecco, parto da questa affermazione che sembra condivisibile, ma che in realtà è il massimo del menefreghismo e individualismo più spinto. Che ogni persona abbia un valore indipendentemente dall’essere maschio o femmina penso sia pacifico, ne eravamo già convinti nella classe della prima superiore che frequentai (ahimè) moltissimi anni fa in un paesino del mitico nord-est (anch’io sono nordestino). Tuttavia oso ricordare (sommessamente, come si conviene in questi casi) che qualsiasi persona che esiste, esiste perché qualcun altro l’ha voluta e pensata. È vero, io, tu e tutte le persone al mondo abbiamo un senso e un valore per noi stessi, indipendentemente dagli altri. Ma abbiamo un senso anche in relazione agli altri, in famiglia, scuola, lavoro, tempo libero e ovunque ci sia un’altra persona. Io non so se tu ti senta compiuta in te stessa, ma in questa crescente atomizzazione e dissoluzione di tutti i vincoli (e non solo quelli familiari) vedo solo una grande tristezza. Tu stessa dici:
“E le persone non hanno bisogno di qualcuno per sentirsi legittimati ad essere felici e realizzati. Si legittimano e si rendono felici da soli, creandosi una vita, seguendo i loro sogni ed i loro interessi.”
Non so se ti rendi conto della contraddizione: cosa vuol dire “crearsi una vita, seguire i propri interessi” se non fare le cose che ci piacciono in compagnia di altre persone con le quali stiamo bene insieme? Come fa una persona a legittimarsi ed essere felice “da sola”? Come fa una persona a diventare un essere umano “da sola”?
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“quando la donna lo lascia, [il maschio che ucciderà] si ritrova senza senso, non sa che fare”
Quali sono le basi di questa convinzione? Ci sono studi psicologici attendibili che la sostengano?
Non sono molto convinto che il problema sia solo questo o, se non esclusivo, il prevalente (in più sono scettico riguardo all’idea che un ipotetico centinaio di anni di cultura possano fare davvero la differenza, dopo centinaia di migliaia di anni di selezione naturale).
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è vero, ed è molto acuta come osservazione, che in fondo è il tema dell’incompletezza maschile, per cui un uomo si sente completo solo se ha una donna accanto, in quanto tende ad «incorporarla» nel suo mondo come un fondamentale complemento
noi maschi della spece homo sapiens abbiamo un’esperienza esistenziale aurorale ben diversa rispetto alle femmine: iniziamo la nostra vita dentro un corpo femminile, ed è una femmina ad accudirci, a nutrirci, a comunicarci l’affettività prelinguistica con le carezze
alla mia età conosco anche alcuni vedovi, e un uomo vedovo si sente molto più incompleto di una donna vedova, tanto che spesso rimedia tornando dalla madre se ancora viva
ovviamente l’incapacità di sopportare il distacco, sommata ad un carattere violento, dove l’aggressività naturale non è stemperata da fattori culturali, religiosi, etici, porta nei casi più gravi al delitto
io penso che in questi uomini manchi soprattutto l’ingrediente principale, che le donne hanno più copiosa: la gioia di vivere; il capire che la vita e bella e perdere una donna è l’occasione buonissima per trovarne altre, con le quali condividere la gioia
gli uomini a volte sono tristi, manca loro l’allegria, da lì nasce la cattiveria
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“Se foste donne, avreste alle spalle almeno un secolo di riflessione femminista e non”. Sicura che la povera ragazza uccisa aveva alle spalle questa cosa? Perché aveva già mollato e ripreso il fidanzato tre volte di fila…anche le donne a cui va bene l’uomo violento devono farsi un esame di coscienza.
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“Cari uomini che ammazzate la vostra (ex) donna,voi avete un problema. Non è un problema di salute mentale, perché non credo che voi tecnicamente siate pazzi.” Ecco il giudizio della psichiatra in erba. Vorrei sapere quali competenze tecniche ha la scrivente per poter affermare una cosa del genere. Dare fuoco a una persona non è sufficiente per poter dire che uno ha dei seri disturbi mentali? Allora cosa bisogna fare per esserlo?
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Mi domandavo quando sarebbe arrivato il commento italiota ed eccolo @Lino. Ovvio… Se aveva gia mollato e ripreso il fidanzato 3 volte di fila e adesso è morta bruciata un pò di colpa ce l’ha anche lei. Eccheccazzo se ti metti la gonna corta e poi vai a ballare e uno ti violenta ed è italiano è ovvio che un pò te la sei cercata o sei solo un pò mignotta quindi non lamentarti che tanto alla fine un pò ti è piaciuto giusto? Basta che comunque sia italiano perché altrimenti se è un rom o un marocchino ruspe e pongrom vero? Il fatto che l’avesse preso e mollato 3 volte vale meno di zero. Magari una a 22 anni vuole concedere anche una terza possibilità ad una persona che magari non si è mai mostrata per quello che era. E se anche non fosse così posso scusare a 22 anni un pò di ingenuità o di stupidità nel gestire un rapporto magari con un uomo violento. Lino l’unica cosa sulla quale ti dò ragione è che questa professoressa prima di dire che uno brucia viva una ragazza e non ha problemi mentali dovrebbe ripensarci. Anche perché cosa vuol dire non essere tecnicamente pazzi? Sarebbe comodo se fosse così perchè questo aiuterebbe il nostro piccolo ego così bisognoso di certezze a convincerci di vivere in un mondo dove tutto è razionale e la patologia mentale non esiste. Quando stime prudenti dell’OMS ci dicono che su 100 individui presi a caso almeno il 10/20 % soffre di patologie psichiatriche dal mild al sever con alcune che includono la violenza in caso di episodio esacerbante. Oltre a questo le consiglierei di fare un giro fa le sue coetanee 40enni per dirmi dove la trova tutta questa coscienza della donna e del suo ruolo nel rapporto con l’uomo considerando che, e mi ci metto dentro pure io, i quarantenni di adesso (uomini e donne) nel gestire i sentimenti e il sesso mi sembrano meno maturi dei miei figli di 6 e 8 anni. Mi permetto Lino infine di segnalarti sulla violenza domestica un interessante articolo del guardian sul perchè le vittime di violenze domestiche non denunciano: http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/sep/09/ray-rice-domestic-violence-why-i-stayed-janay-rice. Mi permetto anche di segnalare cara Galatea che con tutta questa emancipazione, le donne non denunciano (e non è il caso di questa ragazza) anche per paura di essere giudicate dalla società e questo la dice lunga sul senso di sottomissione mentale che ancora esiste. Infine sempre sull’onda dei 100 anni che ci hanno emancipato suggerisco sempre l’illuminante lettura del rapporto istat sulla violenza alle donne nel quale si evidenzia che circa il 30% delle donne fra i 13 e i 70 anni ,cioè per chi non capisse una cippa di statistica vuol dire 1 su 3, ha subito violenza fisica o psicologica e delle donne che hanno denuciato quasi una su due ha avuto paura per la propria vita o quella di un figlio. Non dimenticando mai che malgrado si parli tanto di sicurezza per le strade quasi il 90% delle violenze alle donne avvengo da parte del compagno, partner, marito o come diavolo lo vogliamo chiamare.
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@pgiacome: di sicuro una che molla ma poi riprende per 3 volte di fila un uomo violento non ha alle spalle un secolo di riflessione femminista. Forse il tuo problema è il non capire l’italiano.
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Un uomo che uccide una donna che dice o crede di avere o ha veramente amato, non è una bestia ma non è nemmeno un uomo.
Cara Mariangela, non credo che nessun uomo capace di tanto leggerà mai le tue parole e nemmeno ne troverebbe giovamento.
Però è giusto che tu esprima pubblicamente questo dolore che provi…
Non puoi immaginare il dolore che anche io provo all’idea di tutte queste persone uccise da altre persone, quale che sia il motivo o la causa o la volontà. E la rabbia, l’indignazione, il dolore sono solo miei e di chi li prova al sapere che una ragazza, una donna, una bambina sono state uccise per cause di così assurda motivazione.
Mi chiedo ogni giorno che cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo.. l’assenza di una qualsiasi educazione sentimentale demandata poi a famiglie nate senza nessuna educazione sentimentale, affettiva e civile che cosa può portare?
Proveniamo tutti quanti da una serie infinita di accoppiamenti sessuali, siamo tutti, nessuno escluso, dati da una donna. E ad una donna vorremmo tornare, uomini e donne? Non so.. il rapporto madre figlio è comunque diverso da quello madre figlia. Ma è sempre la madre, cioè la donna a educare il figlio maschio, sempre che sia presente nella sua vita. L’influenza dei singoli individui è alla base dei risultati finali, insieme alla struttura determinata dal DNA che produce effetti imprevedibili sulla formazione di un individuo.
Abbiamo immaginato l’uomo come un essere senziente resosi indipendente dal cosmo e dalla natura, mentre invece ne fa parte come gli aracnidi, gli insetti, i rettili, i pesci, le piante e i mammiferi.
No so davvero spiegarmi come la concatenazione di fatti possa portare alla premeditazione di un delitto senza che l’individuo ne abbia consapevolezza piena.
In questo immenso mistero che è l’uomo, il maschio ne esce perdente, ne esce svilito, ne esce sconfitto. Non tutti i maschi, ovviamente.. ma ne basta uno solo a guastare l’immagine del tutto.
Sono addolorato, Mariangela.. Quanto può esserlo una donna.
Io so che il grado di separazione tra un uomo e una donna non è il genere ma sono le idee. E quelle si possono cambiare.
Cosa possiamo fare davvero per realizzare questo?
Rivendicare è importante, sono felice che voi donne ve ne siate rese conto, io lo capii fin da piccolissimo, che questa separazione fra i generi era arbitraria e ciò che contava era l’individuo in sé.. E credimi, non sono una mosca bianca..
Ci sarà sempre un cretino, un assassino, un folle che compie azioni così codificabili.. ma cosa possiamo fare adesso, per ridurne il numero di violenze anche sottili e non mortali, nei confronti degli altri esseri umani?
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Constato amaramente che i commenti più lunghi e pedanti sono stati scritti da uomini.
State bene.
Ghino La Ganga
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Poche parole chiave:
-Comprendiamo entrambe le parti della nostra coscienza, non leggiamolo più Freud per certe cose, per favore leggiamo Jung!!
-cerchiamo di esprimere le nostre qualità e capire in cosa ecceliamo, il nostro bagaglio esperienziale esiste anche senza il partner, mettiamocelo in testa
-smettiamola di parlare di femminismo e maschilismo, si alimenta la scissione in questo modo, in realtà siamo una cosa unica ( rileggi punto 1)
-chi uccide ha problemi con la vita in generale
-è un momento di cambiamento e spero che sia uomini che donne se ne stiano accorgendo, per questo l’unica obbiettivo è cercare di cambiare in armonia.
Ciao a tutti!! 🙂
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