L’estate è una stagione gramsciana

Poi arriva quel momento bellissimo che attendi ogni anno: quello in cui arriva l’estate.

Non c’è niente che le stia in pari. Un giorno prima è ancora uhm, non so, magari tengo il giacchino, e alla sera sul divano non dico la copertina di pile, ma uno straccetto da mettere sulle gambe ci sta. E il giorno dopo, così, all’improvviso, è il sole, sono le canottiere, le maniche corte, le gambe bianchicce che escono timide dalle gonne, i sandali che si pavoneggiano dei loro colori sgargianti.

È l’estate, baby, e tu non ci puoi fare nulla. Ad adattarmi ai suoi ritmi ci metto un attimo, manco il tempo di pronunciare la parola. Sono i pranzi veloci e gli aperitivi e le cene che si allungano e dilatano, sono le passeggiate al sole che divengono una tentazione tanto quanto lo spostarsi in quella scatoletta di ferro che è la macchina diviene un castigo. È soprattutto il mare, che finalmente si può raggiungere, e guardare e annusare, mentre l’onda ti accarezza i piedi sul bagnasciuga e il vento ti accarezza leggero.

È l’estate sfacciata e insolente e un po’ guascona, che si muove come una vecchia baiadera dai vestiti multicolori, saggia e sguaiata quanto la smagata tenutaria di un bordello. Ammicca, provoca, svacca, perché non è una stagione misurata e non è riflessiva, e perciò alle volte esagera e cade nel ridicolo, con i suoi colori troppo vividi, il rosso troppo rosso, il verde troppo carico, il giallo che esplode.

Noi timidi amiamo l’estate che è così diversa da noi: eccessiva, perentoria, prepotente. Non ha sfumature, è o tutto o niente, spari di sole o ombre scure che sembrano tagli netti di coltello, bonaccia che cucina o bufere nere di fulmini e tuoni. Ha sempre il suo fascino, anche quando è fastidiosa ed appiccicaticcia, snervante e petulante, o capricciosa, perché comunque ha l’irruenza delle cose che coinvolgono, travolgono e non ti lasciano stare.

Non ti consente vie di mezzo, l’estate: o la ami o la odi. Non è una stagione per indifferenti, è una stagione gramsciana.

Sarà per questo che piace a me.

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