“Insomma, basta, questa storia deve finire, io voglio i miei spazi, non ne posso più di stare con te, che per giunta mi vuoi solo per i soldi! Me ne vado, si, me ne vado. Voglio la mia libertà, ne ho diritto, ho vissuto una vita senza di te, non ho bisogno di restare qui legato ad una persona che non mi apprezza! E non tentare di fermarmi!”
“Ok, però mi porto via metà dei soldi, mi tengo la casa al mare, e poi da oggi in avanti ti arrangi a fare il bucato, pulire casa e cucinare. Io tanto ho pure mamma che mi aiuta, e tu no.”
“Vabbe’ ma insomma, parliamone, ecco. Io voglio andarmene, te l’ho detto che non ti amo più, perché detto tra di noi sei ormai vecchia, brutta e a letto non sei un granché, però, intanto io direi che potresti continuare a far da mangiare e pulire casa, no? Non puoi mica lasciarmi nelle peste! Voglio dire, trattiamo. Io me ne vado però magari ecco continuiamo a vederci, ti porto le camicie da stirare, e mamma tua ogni tanto mi porta la parmigiana di melanzane… e poi mica vado via subito subito di casa, resto un paio di mesi finché non trovò un appartamento decente, comodo al centro, con i mezzi vicini, magari pure accanto al campo di calcetto per la partitella con gli amici del mercoledì e vicino alla casa della mia nuova morosa ventenne…”
“Oh, Ciccio, fammi capire, ma sei un ex marito o la Catalogna?”
Ti leggo con piacere. Sono italiana e vivo a Barcellona da molti anni. Sono profe come te. Laureata in Lettere antiche e filologia catalana, insegno a ragazzini come i tuoi e anche un po’ più grandi. La situazione politica è molto complessa e risponde a una lunghissima storia di soprusi. I catalani si sono visti più volte disprezzati per voler mantere viva ad ogni costo la loro lingua e la loro cultura. Sono un popolo pacifico, che lavora e costruisce. Hanno poco a che spartire con la casta erede diretta del franchismo. Non voglio occupare uni spazio che non è mio. Però, per favore, non dare troppa retta a quello che si dice. Un saluto da Barcellona
Alessandra M.
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con ironia, mi pare che Galatea centri il problema
l’indipendenza è un’aspirazione nobile, ma richiede ovviamente sacrifici, anche molto grandi, nessuna nazione nasce senza dolore
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Brava ! mi piace tanto di leggere la storia cosi (Catalogna), con quella scorciatoia irriverente, e grazie tante per tutto cio che scrivete, per la vostra parola chiara.
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l’indipendenza è bella ma costosa, specialmente di questi tempi e alla Catalogna non vengono praticati sconti. Poi se i catalani si sentono esclusi e peggio sfruttati o repressi la strada scelta non mi pare la migliore. Tu hai ironicamente centrato il punto di base. Dire ‘ mene vado’ è semplice ma poi bisogna mettere in conto anche il resto. Credo che la Brexit insegni qualcosa.
Alessandra V. dice di lasciare perdere ma forse non ha afferrato compiutamente cosa significhi indipendenza.
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