Una delle cosa che mi ha più colpito del rapporto Instat sulla lettura in Italia è la notizia che c’è gente che ha più di 400 libri in casa e non li legge.
Da appassionata di storie, da due giorni sto cercando di capire chi siano questi tizi qui. Perché guardate che c’è di che tirare fuori la trama di un romanzo da questa bizzarra situazione di partenza. Chi sono questi nostri connazionali segnati da un destino così assurdo? Cioè, loro non leggono. Mai. Per nessuna ragione al mondo. Diciamo che lo schifano proprio. Ma si ritrovano con le pareti di casa piena di questi strani oggetti estranei, i libri. Alcune ipotesi sulle loro possibili identità.
1. Gli eredi del ducato
I non lettori con tanti libri sono evidentemente i discendenti di antiche famiglie nobili che hanno ereditato assieme al titolo e alle magioni di famiglia anche le sconfinate biblioteche avite. Si ritrovano fra i piedi metri e metri di scaffali inzeppati di manoscritti, incunaboli, tomi a stampa del ‘500, volumi ottocenteschi. E non sanno cosa diavolo farsene. Non possono venderli al mercato antiquario perché fanno pur sempre parte del blasone di famiglia. Del resto, non è che gli antenati fossero più colti, hanno accumulato libri solo per moda, e li hanno lasciati ad ammuffire nelle biblioteche, dove al massimo le leggevano i precettori di casa. Gli eredi del ducato se li tengono quindi. Per passarli ai discendenti. Intonsi, nei secoli.
2. I nipoti di zia devoti
Sono i nipoti di zie morte senza figli, o perché zitelle o perché vedove. Le zie hanno passato la vita a leggere e loro si ritrovano ora con centinaia di volumi che non apriranno mai, ma che non riescono a buttare via perché a zia, in fondo, erano tanto affezionati.
3. Gli schiavi dell’interior designer
Quando hanno rifatto casa si sono affidati ad un Interior Designer fighissimo e di grido, che gli ha progettato la biblioteca senza tenere conto che loro non hanno mai letto nemmeno la pagina sportiva della Gazzetta. Così alla fine l’interior designer ha dovuto anche comprare i libri, li ha messi in posa plastica sulle mensole, e loro li tengono lì, come una istallazione d’arte, senza muoverli di un solo centimetro.
4. Le nuore frustrate
I libri erano della suocera, morta da anni. Nonostante il passaggio a miglior vita restano lì, perché si teme che buttandoli il fantasma della suocera possa tornare a infestare la casa, per dispetto. Era una stronza in vita, figuriamoci da morta.
5. Gli omaggiati fatalisti
Ogni anno, a Natale o in altre feste comandate, ricevono in omaggio da qualcuno dei libri, che abbandonano sugli scaffali, dimenticandosene. Negli anni hanno così costituito una biblioteca schizofrenica, costituita da volumi di Bruno Vespa, testi fotografici patinati, romanzi premi strega e bancarella frullati assieme e rigorosamente intonsi che si alternano alle bomboniere del matrimonio di zia Peppina e ad una cesta in vimini vuota ricevuta nel 1972.
Vi vengono in mente altre categorie?
Quelli che pensano che avere molti libri faccia tanto “intellettuale”. Di questi ne conosco tanti…
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Quelli che “Questo m’interessa! Intanto lo compro, per non dimenticarmene, e poi il tempo lo trovo, fidati…”. Appartengo alla categoria. Sto soffrendo da settimane – nel vero senso della parola, Hanno sta per morire, e io non riesco ad arrivarci – con la rilettura dei Buddenbrook, i miei colleghi mi prendono in giro, e io mi sento una sfigata mentre leggo mezza paginetta in pausa pranzo e lo richiudo, poi leggo un’altra mezza paginetta e poi meno male che e’ ora del caffe’. Nel frattempo accumulo libri di Friederich Ani e di altri giallisti tedeschi perche’ le recensioni sono buone e poi magari me ne dimentico, sarebbe un dramma…
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“Tra le persone che dichiarano di disporre di oltre 400 libri in casa [il 7,3%], circa una su cinque (21,4%) non
ne ha letto nemmeno uno” È una piccola minoranza: il 21.4% del 7.3% fa l’1.6%. Potrebbe anche essere che non li legge il detentore della biblioteca, ma un parente (=figlio) che ha cambiato casa. I miei non sono lettori forti, tutt’altro. Circa la metà dei libri che sono dai miei sono miei acquisti, o di mio fratello, che da loro non sono stati mai letti.
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6. I fessi.
Li hanno acquistati indotti da un’abile manovra di marketing e poi li hanno riposti, per esempio.
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