Ora, diciamolo: sbagliare un nome può capitare. Quindi io capisco il povero Luigi di Maio, che dovendo querelare Mario Calabresi, direttore di Repubblica, si ė sbagliato e ha scritto Luigi, che era il padre di Mario, nonché il celebre commissario Calabresi, ucciso più di quarant’anni fa.
Ma quella benedetta querela, prima di essere inviata, sarà pure stata riletta dall’avvocato di Di Maio, che avrebbe dovuto controllare il nome del querelato, non fosse altro per scrupolo professionale.
Che i Cinque Stelle sia un po’… come dire? Cazz… volevo dire superficiali nel controllare i dati, lo sappiamo, e passi. Ma evidentemente si affidano pure a gente che è come loro, e invece dovrebbe garantire una certa professionalità per salvarli da figuracce. Perché un professionista lo paghi proprio per questo: perché controlli e ti fermi prima che tu commetta imperdonabili gaffe.
Insomma, un po’ come nella celebre gag di Petrolini: quella in cui lui guarda un tizio che a teatro disturba e chiarisce :”Guarda, io nun ce l’ho con te, ma con quello che te sta vicino e nun te butta de sotto!”
Quindi io non ce l’ho con di Maio. Ma con il suo avvocato, che non gli controlla le minute e i nomi delle persone da querelare, un po’ sì.
… in tempi di esaltazione dell’ ignoranza è ciò che ci possa attendere.
Non voglio pensare alla intenzionalità …
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Non sarebbero coerenti se scegliessero per queste cose qualcuno che non fa l’approssimativo.
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Tanto di avvocato per tanto di ministro.
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errori così grossolani? Non meritano scusanti. L’avvocato? Farebbe bene a cambiare mestiere, anche se il nome gli avesse fornito iDi Maio, avrebbe dovuto controllare. Ma la catena si allunga visto che qualcuno ha notificato a mario Calabresi una querela col nome sbagliato.
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