Nella vita funziona così. No, siamo seri: nella vita non ho la più pallida idea di come funzioni, altrimenti non starei qui, a scrivere un blog, ma terrei conferenze all’ONU.
Quindi riformulo: nella mia vita funziona così. Che ci sono i periodi in cui le cose vanno e quelle in cui bisogna prendere la rincorsa, e per prendere la rincorsa bisogna fermarsi, e qualche volta anche arretrare un po’.
Sono periodi un po’ basotti, quelli in cui prendi la rincorsa. Anche perché “rincorsa” è un termine in parte errato. Si prende la rincorsa se hai un obiettivo in mente o una meta, ma nei periodi in cui prendo le rincorse io spesso l’obiettivo non ce l’ho, o non è ben chiaro. C’è solo la precisa sensazione che qualcosa si sia chiuso e qualcosa d’altro forse arriverà, e io sia lì ad attenderlo, ma non sai cosa sia e da dove debba sbucare. Nè se ci sia davvero, a essere sinceri.
È che nei periodi confusi, incerti, sai bene cosa ti sei lasciata alle spalle ma il futuro è incerto e fumoso, e non sai se quelle che intravedi siano ombre, visioni o i contorni della realtà che stai per conoscere. O magari mostri che ti si sbraneranno viva, che è una delle possibilità. E allora stai lì, sospesa, a domandarti se hai fatto una cazzata o avuto una intuizione geniale, o magari entrambe assieme, perché in effetti spesso il confine è labile.
Io che sono in fondo una fatalista e credo nel destino, nei periodi così confesso: aspetto un segno. Perché tagliare con il passato viene ad un certo punto spontaneo e necessario, ma per iniziare un nuovo futuro ci vuole un cenno degli dei.
E allora, direte voi, sto post approda da qualche parte?
No. Sono qui che sto prendendo la rincorsa. Per dove non lo so di preciso. Non so nemmeno se sia una rincorsa, o un tonfo, o chissà che. Sto aspettando un daimon pietoso che mi indichi la strada nuova da prendere dopo che ho abbandonato la vecchia.
Se ne incrociate uno che non sa cosa fare, mandatelo da me. Anzi, no, non mandatemelo, tanto se è il mio daimon si arrangia da solo a trovarmi.
Io sono qui che lo aspetto, con i pasticcini e una tazza fumante di tè.
Ps. L’immagine è messa totalmente a caso, perché nei periodi confusi non sai che foto scegliere per illustrare i post.
Buon periodo confuso a te, cara.
Senti, la mia gatta sostiene di essere un daimon incompreso, se te la porto offri un pasticcino anche a me? 😉
(P.s.: le belle foto non capitano mai a caso, secondo me. Va’ che bella luce!)
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In questo flusso chi può dire cosa voglia dire star fermi o prendere la rincorsa? Panta rei. Quindi anche l’immagine del fiume è azzeccata. Ciò detto, in bocca al lupo per le tue incertezze. La mia impressione personale è che le cantonate si prendano sia quando si è totalmente certi che totalmente confusi. Tra i due, meglio la seconda. Ma magari sono solo io, eh.
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cara galatea nel post non si comprende bene cos’è che hai chiuso (e del resto sono fatti personali); io penso che siamo sempre in un periodo di transizione, ogni giorno muoiono milioni di cellule del nostro corpomente e milioni ne nascono; siamo un aggregato provvisorio e basta; leggendoti mi è venuto in mente il deserto dei tartari di buzzati; sei una scrittrice, dunque scrivi, ognuno di noi non è altro che ciò che fa, l’epifenomeno esterno della nostra solitudine
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giusto parlare della propria vita, quella degli altri non possiamo gestirla.
Il passato ci dà qualche lume cosa aspettarci dal futuro, che però non è detto che sia come pensiamo. Anzi spesso, direi troppo spesso, è diverso al 100% da quello che aspettavamo.
Più che prendere la rincorsa dovremo essere dotati della sfera di cristallo che ahimé non esiste.
Prendiamo quello che il destino ha scritto per noi
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