La cosa bella del blog, almeno del mio, è che mi ha portato a fare cose che mai nella vita.
Ci pensavo l’altro giorno, mentre ero nel mezzo della pianura padana, vicino a Bologna, in un atelier d’artista pieno di meravigliose statue, e stavo girando un piccolo documentario promozionale per una serie di mostre che si apriranno a breve.
Ero lì, come una piccola Alberto Angela. Intendo dire proprio come una attrice vera, con la troupe, il regista che sceglieva l’inquadratura, il tecnico del suono, quello delle luci. E mentre tutto questo mi turbinava attorno, io, che cercavo disperatamente di ricordarmi le battute in fila, al tempo stesso pensavo: “Ma esattamente come sono arrivata qui?” E la risposta era: ah già, il blog.
Il mio blog, questa cosa che ho aperto con somma incoscienza oramai più di dodici anni fa. Non avevo nessun piano, nessuna aspettativa. Mi annoiavo ed ero piena di curiosità per questo oggetto misterioso che consentiva non tanto di scrivere (quello lo avevo sempre fatto da quando andavo alle elementari, in continuazione) ma di farsi leggere da sconosciuti e sentire cosa ne pensassero loro di quello che scrivevo.
Non c’erano i social, quando ho cominciato. Che a dirlo ora sembra di parlare di un’epoca remota e lontana come quella del telegrafo senza fini. C’era solo una pagina bianca e virtuale e attorno un misterioso mare di utenti che giravano per la rete a caso, si fermavano. Ti leggevano, lasciavano un commento, a volte uno sberleffo.
Mi ha stravolto la vita, il blog. Immaginatevi una ragazza (allora lo ero ancora) che abita in un paesino di campagna, ai margini del tutto, e insegna a scuola, che d’improvviso viene catapultata in blogfest, convegni, cooptata in gruppi di giornalisti, partecipa a festival, comincia scrivere libri. Si ritrova persino di fronte ad una telecamera, a girare un documentario in cui può parlare delle sue grandi passioni, di storia, di Medioevo, di barbari.
Per me il blog è stato la lampada di Aladino, il mio personale genio. Di tanto in tanto sembro tradirlo, travolta dal fascino di altri account, dei social, di Facebook, di YouTube, ma poi è qui l’unico posto dove mi sento a casa.
Come la culla di quando siamo bambini. Ci sono nata, vengo da qui. E quindi grazie, blog. Ti voglio bene.
Complimenti Galatea, hai avuto coraggio, hai messo la faccia, ed ora raccogli quello che hai seminato.
Concordo con la tua analisi, il blog è stata formativo, per cui comprendo la tua nostalgia, ma credo, ormai sia un mezzo in declino.
Motivi sono tanti: tra questi ne cito uno: i social network li hanno soppiantati.
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Mi unisco ai complimenti e agli auguri di JazzTrain1, e accodo alle sue riflessioni qualche mio pensiero. Non sono un sociologo, ma credo che ad essere in declino sia l’alfabetizzazione dell’Italiano medio.
Io, parlando da genitore, posso dire che, per i miei figli, leggere non è un piacere, e esprimersi per iscritto con frasi di senso compiuto è una fatica di cui raramente vedono l’utlilità; per loro, anche Facebook è un social già troppo faticoso, e ogni volta che possono, utilizzano messaggi vocali, foto o video per comunicare, in genere su Whats’App o Instagram. Da insegnante delle medie, sicuramente tu @Galatea, hai un campione molto più ampio su cui tastare il polso della situazione (e di come è probabile possa evolversi, visto che lo studente delle medie di oggi è l’adolescente di domani e l’adulto di dopodomani) . Ti sembra che queste tendenze siano rispecchiate nelle tue scolaresche? O vedi tendenze diverse?
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il bello del blog è proprio quello: qualcuno mi legge.Quando dodici anni fa ho aperto il mio primo blog – non qui ma su windows space – pensavo che nessuno leggesse quello che scrivevo ma in dettaglio finisse che non avrei saputo cosa scrivere. Invec… ho trovato amici virtuali ma anche reali.
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Complimenti!
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