Le origini del ricco Nordest: i gaudenti romani di Altino e Lio Piccolo

Nella ricca età imperiale, il Nordest e la città di Altino erano un luogo di delizie e di svago. E la mostra di Lio Piccolo (VE) lo conferma.

Altino e Lio Piccolo luogo di delizie in età romana

Acque placide di laguna, greggi di pecore che danno buona lana, ricchi campi, belle ville ornate con gusto e vita placida che si può godere stando a tavola, distesi su un comodo triclinio. Questa è l’immagine della laguna veneta che emerge dagli epigrammi di Valerio Marziale, scrittore del I secolo d.C.

Si parte sempre inevitabilmente da lui, quando si parla di Altino, perché Marziale, poeta scapricciato e amante della bella vita (come campasse di preciso è sempre stato un enigma) spesso si faceva ospitare nelle ville dei suoi protettori e mecenati. Le ville di Altino erano fra le sue preferite. Questa terra a mezzo fra l’acqua e il cielo gli pareva degna di stare in pari con la più rinomata Baia, e consentirgli per altro una delle sue attività preferite. La caccia? La pesca?chiederete voi. No, dormire sul divano. Perché Marziale sarò anche nato nel I secolo d.C., ma era uno di noi.

Altino, splendore e decadenza di una città romana

Antefissa a forma di Gorgone trovata in pozzo a Lio Piccolo
Antefissa a forma di Gorgone trovata in un pozzo della villa di Lio Piccolo

Peccato che di tutto questo splendore dell’età romana, oggi, sul territorio, si veda pochino. Nel turbolenti periodo della fine dell’impero Altino fu lentamente abbandonata. Più che le invasioni barbariche poterono l’impaludamento del porto e dei canali che erano sempre stati la forza della città. Perché Altino, come Venezia, ci dice Strabone, era una città dove si girava in barca, si caricavano e scaricavano merci dalla chiatte e si costruivano case sulle palafitte. Quando Altino decadde a poco a poco fu spogliata di tutti i suoi materiali preziosi. E così i marmi, gli stucchi, le statue finirono o sotto terra o sott’acqua, smangiati dal tempo, o trasportati altrove, soprattutto nei palazzi dei nobili veneziani, che in età umanistica amavano tenere collezioni di arte antica e di oggettistica romana.

Altino e la villa di Lio Piccolo

È per questo che la mostra “Vivere d’Acqua: archeologie fra Lio Piccolo e Altino” aperta fino al 13 ottobre al centro culturale Manin (ca’Savio), è così importante. È uno di quei rari casi in cui non si mostrano solo degli oggetti, ma si evoca e si fa rivivere un mondo perduto. A Lio Piccolo, in età imperiale, era presente una villa oggi scavata e recuperata solo in parte. Ma bastano alcuni frammenti dei meravigliosi affreschi che decoravano la pareti o l’antefissa a forma di Gorgone ritrovata in un pozzo per farci capire che i proprietari dovevano sapere come ci si gode la vita. Ci parlano di una civiltà raffinata e ricca, che però, come sempre nel Nordest, non perdeva di vista gli affari. Perché c’è poco da fare, il veneto non è veneto se non guadagna i schei. E infatti la villa era circondata da argini strada, strane passerelle in legno riempite di cocci di riutilizzo, ricostruite in una delle sale della mostra, che formavano delle piccole valli in cui si allevavano i pesci o erano adibite a saline.

Lio Piccolo, Torcello e Venezia

Solo andando a Lio Piccolo e in quel fazzoletto di terra circostante ci si rende conto di un dato che spesso è richiamato nei libri, ma lì è un’evidenza che ti colpisce in faccia. La laguna è una. Non è solo un luogo, è una costellazione, un sistema integrato, in cui gli insediamenti non hanno mai fatto storia a sé. Oggi i turisti che vanno a Jesolo in spiaggia ben raramente si addentrano nel dedalo degli argini e dei canali, e non si rendono conto di essere in realtà a pochi metri da Venezia. Invece in antico questo spazio era sentito come un tutt’uno. Dalla villa di Lio Piccolo, così come da Altino, arrivare a Torcello era un attimo. Basta ancor oggi una barca e Burano, Murano, Mazzorbo sono raggiungibili anche a remi. Il nucleo di quella che nel Medioevo diventerà Venezia allora era un habitat integrato di barene, canali, stagni. Costituivano un reticolo trafficato, in cui gli indegni si muovevano con l’abilità dei pesci e degli uccelli selvatici, a cui non a torto Cassiodoro nelle sue lettere li paragonava.

Una mostra integrata con il territorio

Frammenti di affreschi romani dalla villa di Lio Piccoli
Frammenti di affreschi dalla villa romana di Lio Piccoli

Per questo la mostra della villa di Lio Piccolo, realizzata con il Comune di Cavallino-Tre Porti da equipe della Univerità di Venezia Ca’ Foscari capeggiata da Diego Calaon, in collaborazione con Fondazione Ca’ Foscari, Soprintendenza Archeologica Belle arti e paesaggio, Polo Museale del Veneto e Museo Nazionale e area archeologica di Altino, hanno pensato anche ad un biglietto integrato: chi visita la mostra ha diritto ad una riduzione sul biglietto per i musei di Altino e Torcello. Un modo intelligente per intercettare i flussi turistici e spalmarli su territorio. Ma anche una occasione imperdibile per ridare agli abitanti del luogo la percezione di questa antica unità della gronda lagunare che oggi si è un po’ persa.

Marziale dall’aldilà ci guarda ridendo sotto i baffi e brindando alla nostra salute. Lui che queste terre le ha vissute ora consegna il testimone a noi perché le sappiamo valorizzare e impariamo a godercele come meritano…