Accadde oggi: 30 luglio 101 a.C. Caio Mario sconfigge i Cimbri ai Campi Raudii
Caio Mario, un uomo che viene su dal nulla
Quando sei un barbaro, sei tosto. Ma quando ti trovi davanti un contadino laziale più testardo e determinato di te, non c’è storia.
Caio Mario ė Caio Mario e basta perché la famiglia d’origine era di origine troppo infima per permettersi un cognomen. Il padre, dice Plutarco, era un manovale, e forse è un’esagerazione. Più probabilmente era un piccolo imprenditore che aveva fatto qualche soldo, ma certo non così tanti da poter competere con le ricchezze del patriziato. Il giovane Mario però ha una gran dote. Quando lo metti su un campo di battaglia, è nell’elemento suo. Se ne accorge Scipione Emiliano, che lo ha fra i suoi uomini in Spagna. Gli pronostica che un giorno Roma sarà al suo comando. Ci azzecca.
Caio Mario, il generale che sconfisse Giugurta
È una strada lunga però, quella per ottenere il comando. Roma non è una città per uomini nuovi. Soprattutto se come Mario hanno la brutta abitudine di mandare al diavolo i loro aristocratici protettori, ovvero i Cecili Metelli. Con loro si scontra quando è tribuno della plebe, ma la gran baruffa succede ai tempi della guerra contro Giugurta.
Giugurta è re di Numidia, ed è stato commilitone di Caio Mario ai tempi di Scipione. Ha capito che i romani non si battono con i soldati, ma con i soldi. Infatti in Africa fa un po’ quello che gli pare, si è conquistato un regno con l’inganno e corrompe tutti gli aristocratici generali romani che il Senato gli manda contro per rimettere ordine. Cecilio Metello è l’ultimo di una serie di comandanti e forse neanche il peggiore, ma Caio Mario sa di essere meglio, e gli scatena contro una offensiva mediatica che manco Grillo ai tempi d’oro del suo blog. Lo dipinge come incapace e indeciso, e alla fine ottiene il comando. Poi, anche grazie alle intuizioni di un suo giovane ufficiale, Cornelio Silla, riesce a sconfiggere Giugurta. E torna a Roma da trionfatore.

Caio Mario, i Cimbri e la battaglia dei Campi Raudi: Vercelli o Rovigo?
Ma non si può stare un attimo tranquilli. Le feroci tribù barbare del nord, Cimbri e Teutoni, calano verso l’Italia. E Caio Mario è lì, a mazzolarli. Prima sconfigge i Cimbri, poi con il suo collega console, l’aristocratico Lutazio Catulo, va a menare anche i Cimbri.
Dove avvenga lo scontro non è chiaro. Un tempo, leggendo male un passo di Plutarco, si era ambientata la battaglia vicino a Vercelli. Oggi si pensa piuttosto alla Pianura padana fra Rovigo e Ferrara.
La battaglia all’inizio è incerta, e i Romani, per un attimo, sembrano addirittura avere la peggio. Ma Caio Mario tira fuori la sua proverbiale tigna, e dopo un attimo di sbandamento, carica e massacra barbari come un caterpillar. È una strage senza precendenti. E per lui è l’ennesimo trionfo
Caio Mario, il padrone di Roma (e lo zio di Giulio Cesare)
Quando torna a Roma è qualcosa di più che un generale, è un mito. Ne approfitterà per consolidare il suo potere, che era già immenso perché era la sesta volta che diventava console. E inizierà anche lo scontro con Silla, il suo giovane ex collaboratore. Saranno i protagonisti della prima della guerra civili che insanguineranno il I secolo a.C. Si scanneranno fra loro e porteranno la repubblica romana alla sua fine.
Ma intanto ricordiamolo intanto così, Caio Mario, da vincitore felice, mentre torna a Roma. Anche perché deve andare a fare una visita ai cognati, Giulio e Aurelia, che il 13 luglio del 101 a.C hanno avuto il loro primo figlio maschio. Un vivace bimbetto che si chiama Caio Giulio Cesare.
Vi ricorda qualcosa?
