Accaddeoggi: moriva il #28agosto 430 Agostino vescovo di Ippona.
Agostino è uno di quei personaggi che lasciano sempre un po’ perplessi e non sai come maneggiare. Certo, fu cristiano, e santo, e allora ascriverlo alla storia del cristianesimo ė facile, e scontato. Ma Agostino, quando lo leggi e lo maneggi un po’, ti rendi conto che è molto più complesso. Ammiri perché non si può non ammirare il suo stile, la sua intelligenza tagliente, la sua abilità di retore. Ma ti angoscia quel tocco di oscuro e di mai risolto che senti in lui. Non è una notte stellata, è un buio apparentemente calmo ma infiltrato di angoscia.
È un uomo che fa fatica a stare bene al mondo, Agostino. Perché si sente perennemente in bilico.
Lui, che era nato in quell’Africa dove ancora i contadini parlavano berbero e veneravano divinità puniche. Lui figlio amatissimo di madre ingombrante, che pesa come un macigno nella sua vita ma che come ogni macigno è anche una roccia a cui aggrapparsi. Lui, che con la fede, anzi con le fedi, ha un rapporto complesso, e complicato, perché ė un’anima in pena che ha bisogno di assoluti e li cerca in maniera ossessiva, alle volte passando dall’uno all’altro.
E così è gnostico, e poi miscredente, e forse anche opportunista, e poi cristiano e poi alle fine più che aderire ad una religione ne costruisce una per sé, perché diciamolo, il cristianesimo dopo che è passato Agostino è in parte un’altra cosa.
È che Agostino ti conquista, ma anche ti spossa. Perché non riesce mai a stare fermo, ad accontentarsi. Si arrovella, si tormenta, si pone questioni in continuazione. Non si limita a spaccare il capello, lo seziona. Tanto che spesso non è facile capire se è la sua sete di infinito o un infinto narcisismo egotico che ha bisogno di mettere sempre se stesso al centro di tutto, e Dio a quel punto non sia che una maschera di Agostino. Un doppio che lo segue come un’ombra e che talvolta lo inghiotte, ma è sempre un cadere in se stessi. Agostino, in buona sostanza, è uno che è prigioniero del peggior carceriere possibile: il suo io.
Sono d’accordo solo fino a un certo punto. Proprio perché come egli stesso racconta nelle “Confessioni”, Agostino ha trovato la libertà nel momento in cui ha “inserito la D maiuscola” in quell’io così ingombrante, e ha deciso di lasciarsi andare nelle mani di un altro: “Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Te”.
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