Accadde oggi: Gneo Pompeo Magno viene ucciso a tradimento a Pelusio, in Egitto, mentre cerca rifugio dopo essere stato sconfitto a Farsalo.
Pompeo ė il simbolo delle occasioni sprecate. Nessuno più di lui sembrava aver avuto dalla vita tutto ciò che è necessario per il successo. È ancora un ragazzino, quando si schiera al fianco di Silla raccogliendo da solo un esercito e sbaragliando tutti i nemici, tanto che lo stesso Silla, colpito, gli regala il soprannome di “Magno”, come Alessandro.
Pompeo il generale invincibile
Sul campo di battaglia appare invincibile, e nella vita spregiudicato. Lo chiamano L’adulescens carnifex, il boia ragazzino, perché è capace di mandarti a morte per un nonnulla, o semplicemente perché non gli servi più. Si atteggia a gran signore, ma dentro si sente sempre un infiltrato fra le grandi famiglie di Roma, lui che viene dal Piceno ed è figlio di un tizio famoso per rubare a man bassa dalle casse dello Stato.
Pompeo un uomo insicuro
Per tutta la vita inseguirà il riconoscimento degli aristocratici e il plauso delle masse, e costantemente si ritroverà vicino chi, come Cesare e persino Crasso, sembra riuscire ad ottenerli entrambi quasi senza sforzo. Pompeo è orgoglioso, testardo, non vuole abbassarsi a chiedere quello che ritiene gli spetti di diritto. Ė anche ondivago, perché si appoggia a chiunque paia poterlo aiutare ad ottenere ciò che vuole. Che forse non è nemmeno il potere, ma l’ammirazione del mondo. Essere il primo a Roma, che vuol dire essere il primo fra tutti.
Pompeo fra Crasso e Cesare
Ed è quel riconoscimento che gli sfugge, sempre, come una maledizione. Perché il Senato e gli Optimates lo snobbano, lo usano quando serve e lo scaricano in continuazione. Perché Cesare ė un amico, e persino un suocero, ma resta sempre un aristocratico inserito per nascita nella cerchia di chi comanda, e lui no. E Pompeo rimane sulla soglia, nonostante la sua gloria, nonostante le sue vittorie, nonostante il potere, tollerato e non invitato, ospite e non padrone nella Roma che conta davvero.

Ė una stella che brilla intensamente ma si offusca presto. Accumula errori, si fida dei consiglieri sbagliati: Catone e Labieno lo convincono ad uno scontro con Cesare che lui in fondo non vuole, e difatti cerca di evitare fino all’ultimo. A Farsalo crolla e non sa reagire. Solo, disperato, tenta la fuga verso l’Egitto, dove crede di trovare rifugio e asilo. Troverà la morte su una spiaggia, dove lo fanno fuori due tirapiedi de re Tolomeo e un ex veterano divenuto mercenario.
Gli errori di Pompeo, da Farsalo all’Egitto
Meritava di meglio che una coltellata alla schiena. Avrebbe dovuto e forse voluto morire su un campo di battaglia, combattendo come un leone, il grande Pompeo. Ma il suo destino era quello: essere il re delle occasioni perdute.
(E Pompeo sarà uno dei protagonisti del mio prossimo libro: Cesare, l’uomo che ha reso grande Roma, Giunti Editore, dal 14 ottobre in tutte le librerie e gli store on line).
Tuttavia ha aperto la strada per l’Egitto e a Cleopatra, si può dire
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Be’ tecnicamente Cleopatra era già regina
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Ma con le Legioni romane è diventata più regina di prima
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In realtà Cleopatra e il padre Tolomeo Aulete erano in ottimo rapporti più con Pompeo che con Cesare, visto che Pompeo aveva impone pratica assicurato il trono all’Aulete mentre Cesare quando era giovane assieme a Crasso aveva portato avanti una proposta di legge per togliere Tolomeo Aulete dal trono e annettere l’Egitto a Roma. Poi andò diversamente.
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Grazie della precisazione, la storia è splendida.
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Quando si vuole troppo e si cerca la glorie e il potere cadere è molto facile. Basta leggere la storia con attenzione e di Pompeo ne troviamo tanti.
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