Andare a Canossa, quando gli imperatori devono chiedere scusa

Andare a Canossa, ovvero quando gli #imperatori devono chiedere scusa.

Enrico IV e Matilde di Canossa

Il #28gennaio del 1077 un penitente vestito di un rozzo saio si inginocchia davanti al portale chiuso del castello di #Canossa nelle antiche terre della contessa di #toscana : è l’imperatore Enrico IV, che deve trovare il modo di farsi revocare dal papa la scomunica che lo ha colpito.

Il motivo della lite fra le due più grandi potenze dell’epoca è la cosiddetta lotta per le investiture, ovvero lo scontro su chi, fra il Papà e l’imperatore, possa nominare i vescovi.

La lotta per le investiture

Che i vescovi siano nominati dal Papa a noi oggi sembra una cosa scontata, ma non lo era affatto nei primi secoli della Chiesa e nemmeno nel Medioevo. Infatti il vescovo, che è il capo di una comunità di fedeli, nelle antiche Chiese cristiane era eletto dal popolo, come per esempio accadde ad Ambrogio a Milano, e spesso non era nemmeno un sacerdote (infatti Ambrogio era, al momento della sua elezione un laico e un funzionario imperiale).

Gli imperatori avevano all’epoca un problema di gestione dei feudi, che dopo l’823 erano diventati ereditari e quindi di fatto erano sottratti al potere imperiale perché il feudatario li passava direttamente ai figli o ai legittimi eredi. Nominare feudatario io vescovi risolveva la questione dell’ereditarietà, perché un vescovo, che nel frattempo era diventato un sacerdote, non poteva sposarsi e quindi avere figli legittimi (di illegittimi potevano sempre nascergliene, ma chissenefrega non potevano ereditare!).

Però questa cosa che l’imperatore nominasse i vescovi per il Papà era una bella rogna: non solo perché i vescovi li voleva nominare lui, ma perché poi i vescovi nominavano anche il Papa. Quindi scegliendo lui i vescovi, alla fin fine l’imperatore finiva per scegliere anche il Papa, cioè riunire in sé tutto il potere del Medioevo. E non era cosa.

Da qui lo scontro feroce, che dilaniò anche la famiglia imperiale. La cugina di Enrico IV era infatti la contessa Matilde di Canossa, feudataria di Toscana e in pratica regina d’Italia, ma anche capo delle truppe papali (sì, una donna: fatevene una ragione).

Dopo una serie di scontri, Enrico aveva avuto la peggio perché il Papa si era giocato l’arma più potente in suo possesso: la scomunica. Che autorizzava tutti i cattolici ad evitare di avere rapporti con lo scomunicato, ma soprattutto scioglieva i feudatari dall’obbligo si obbedirgli. Il che, per un imperatore, è oltremodo scocciante. E

Andare a Canossa

Quindi eccolo lì, Enrico IV, ginocchioni, a cercare perdono per non perdere il trono. Tre giorni, scalzo, a battere i denti fuori da un portone chiuso.

Il papa Gregorio VII sogghigna dietro le finestre del castello assieme alla contessa Matilde. Cosa che sembra a noi poco cristiana, visto che almeno stavano al calduccio, per quanto si possa stare al calduccio in un castello nel mezzo del Medioevo.

Enrico IV alla fine ottiene due risultati: non si becca una polmonite fulminante e riesce a farsi perdonare dal papa. Ma siamo nel bel mezzo della lotta per le investitura e la pace durerà poco. Appena tornato in Germania riprenderà la lotta contro il Papa e Matilde.

Però la frase andare a Canossa resterà famosa per indicare chi è costretto ad umiliarsi per ottenere il perdono. E l’immagine dell’imperatore penitente scalzo in mezzo alla neve sara comunque un grande successo della propaganda sia per la chiesa sia la #contessamatilde che si confermerà la donna più potente d’Italia, imprescindibile per gli equilibri

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(nella foto ritratto di imperatore, @bresciamusei foto mia)

2 Comments

  1. Io mi son sempre domandato: ma perché Enrico è andato a Canossa, per poi riprendere a fare quel che voleva e, se non sbaglio, prendersi un’altra scomunica?

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