La morte di Maria Stuarda, la regina incauta

È un freddo 8 febbraio, quello del 1587 in cui Maria Stuarda cammina incontro al boia, nel Castello di Fotheringhay.

La regina è da qualche anno prigioniera della cugina Elisabetta I, regina di Inghilterra. Un rapporto contrastato fra quelle che sono state le due donne più importanti forse di tutta la storia di Inghilterra.

Cugine e regine, Maria era non solo sovrana di Scozia, ma anche regina vedova di Francia. Bella, intelligente e colta, fin da bambina dovette fronteggiare i rovesci del destino e della politica.

Fuggita dalla Scozia a cinque anni assieme alla madre, la potentissima e cattolicissima Maria di Guisa, fu fidanzata e moglie bambina del re, altrettanto bambino e certo meno sveglio di lei, Francesco di Valois.

Poco amata dalla suocera Caterina dei Medici, chiacchieratissima a corte, alla morte prematura ed improvvisa del marito fu messa su una nave e rispedita in Scozia, regno instabile e di difficile gestione. Maria fu sopraffatta dagli eventi e non seppe districarsi fra le fazioni scozzesi, accumulando anche una serie di scelte politiche e sentimentali sbagliate.

Fu costretta a chiedere aiuto alla cugina Elisabetta, di cui però contestava il diritto di regnare, e si fece coinvolgere (o fu coinvolta sua malgrado) in una serie di congiure fallimentari, che ne causarono la condanna morte.

Fu decapitata per ordine di Elisabetta. Che però poi designò come erede il figlio, dopo però averlo fatto allevare sotto la sua supervisione. Due donne, due nemiche acerrime che finirono però per prendersi cura dello stesso figlio: Giacomo Stuart, re di Scozia e di Inghilterra.