7 marzo 1785, nasce a Milano Alessandro Manzoni.
È un bel giovanotto moro e dallo sguardo sognante il conte Alessandro Manzoni nel 1805, qui ritratto da un anonimo pittore inglese (fonte immagine Wikimedia).
Alessandro, figlio di Giulia Beccaria e quindi nipote del celeberrimo illuminista Cesare, cresce in una famiglia abbastanza sfasciata. Il marito della madre, il conte Pietro Manzoni, è stato lasciato dalla bella Giulia e ha persino forti e fondati dubbi di essere il vero padre di Alessandro. Non sapendo che farsene di questo pargolo, lo spedisce in collegio mentre la moglie (ormai ex) scappa a Parigi con un nuovo compagno.
Il giovane Alessandro crescerà fra frequenti crisi d’ansia e di agorafobia, manco fosse un personaggio di Verdone, e si dedicherà alla letteratura anche grazie al fatto che le sostanze lasciategli dagli avi erano sufficienti a garantirgli una esistenza agiata. La madre per giunta lo farà sposare con Enrichetta Blondel, figlia di banchieri svizzeri, perché quando si trattava di garantire un futuro al figlio, anche la bella e anticonformista Giulia si rivelava pur sempre una sciura milanese.
Protagonista un po’ defilato (non puoi essere un barricadiero quando anche uscire da solo in una piazza ti fa girare la testa) del Risorgimento, Manzoni sarà però una vera pietra angolare della cultura della nuova Italia unita. Il suo romanzo diverrà lettura obbligatoria ed esempio di scrivere bene.
Cosa che ha reso il povero Alessandro quasi sempre insopportabile a chiunque abbia frequentato le scuole in Italia.
Dopo tanti anni, possiamo finalmente però leggere i Promessi sposi dimenticandoci delle incrostazioni scolastiche, e fare gli auguri a Manzoni per il suo compleanno, ricordandolo per quello che appare in questo ritrovato dipinto prima che diventasse un mostro sacro della nostra letteratura: un giovane sognante e un po’ svanito che si chiede perplesso il suo futuro quale mai sarà.