Festa della mamma, patriarcato, matriarcato e cose così.

Festa della mamma, patriarcato e cose così

Non siamo storicamente sicuri che sia mai esistito il matriarcato. L’età felice postulata in cui le donne governavano il mondo non è, tanto per cominciare, una idea “femminista”. Fu Johan Jacob Bachofen a proporla nel 1861. Quindi non solo il matriarcato è stato postulato da un maschio, ma non è neppure una idea recente.

L’idea che le società arcaiche fossero rette non da uomini ma da donne (la cosiddetta ginecocrazia) è fondata sulla interpretazione di una notevole mole di reperti e su alcuni indizi reputati indicatori. Le Veneri paleolitiche di cui questa immagine è esempio (è la famosa Venere di Willendorf) sarebbero statuette della primigenia e antichissima dea madre, precedente di tutti gli dei padri che poi affollano le varie mitologie.

Esistono certamente società matrilineari, in cui cioè l’appartenenza al clan viene data dalla linea femminile e non maschile. Si pensa che siano più antiche di quelle patrilineari perché la madre è sempre certa, mentre il padre, a meno di un test del DNA, è sempre stabilito per un atto di fede. L’idea che in origine la matrilinearità fosse collegata ad una supremazia femminile nella gestione della società è spesso un atto di fede e una teoria, perché le certezze in merito sono poche: in età storica il patriarcato era già ampiamente stabilito, anche se restano indizi che in tempi lontani le donne avessero goduto di più ampie libertà di quelle che furono concesse nelle società patriarcali in seguito.

La festa della mamma c’entra con tutto ciò? Sì e no. Da un lato celebra una idea di donna ben inserita nel sistema patriarcale (e borghese): non la “madre”, ma appunto la mamma, questo essere dedito nell’immaginario esclusivamente alle cure domestiche della prole e senza interessi reali al di fuori della casa e della famiglia. Dall’altro però la maternità è sempre una forza eversiva di ogni sistema patriarcale, perché ricorda ai maschi che chi poi procrea siamo noi donne, e loro, ben che vada, possono solo sperare che noi concediamo loro l’occasione di riprodursi. Per questo la festa della mamma è assieme amata e odiata. Perché alcuni la vedono come la celebrazione di una schiavitù e di uno stereotipo culturale che ancora oggi ci limita, dipingendoci come esseri di un qualche valore solo se procreatrici e procreanti, e impedisce di riconoscere che le donne sono, come gli uomini, in primis esseri umani desiderosi di avere la propria indipendenza e cercare la loro strada. Dall’altro alcunə la sentono come celebrazione di un potere immenso, primigenio, inarrestabile e incoercibile, che se ne frega dei vincoli sociali e del perbenismo, perché c’era prima di ogni società patriarcale, e ci sarà anche dopo.

E allora? E allora niente. La madre, la mamma, è tutto ciò. Un insieme di contraddizioni, un nodo che non si può sciogliere, dove bene, male, forza, debolezza, cultura e natura si attorcigliano assieme indissolubilmente. E forse è giusto così. Chi dona la vita non può che essere multiforme, sfaccettato e spesso inspiegabile come la vita stessa.

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