Di cosa parliamo quando parliamo di scuola: piccola storia della scuola italiana


Spesso non ci rendiamo conto che la “scuola” come la intendiamo oggi, libera, democratica, aperta a tutti e gratuita, è una invenzione molto recente, che in Italia risale al massimo all’era repubblicana (e anzi, per essere precisi, alla fine degli anni ‘60).


L’idea che i nostri figli possano scegliere il loro percorso non era ammessa in età fascista, quando chi viveva in campagna e non era ricco era destinato alle “scuole rurali”, il cui programma era ridottissimo: serviva a diventare contadini, anzi braccianti, e nulla più.


Le bambine e i poveri non avevano diritto ad una reale istruzione. Dovevano imparare il minimo per poter andare a lavorare in fretta. L’istruzione “vera” era aperta solo ai borghesi, e anche qui con molti limiti: media e piccola borghesia al massimo potevano andare negli istituti tecnici, fucine di impiegati a cui era interdetto l’accesso all’Università, persino quella “della vita”.

Fra gli altri, solo i figli dell’alta borghesia potevano aspirare al Liceo classico, che apriva le strade a tutte le facoltà: già lo scientifico era propedeutico solo alle facoltà tecniche, con conseguenti limiti per la carriera futura. Le tasse per le donne erano più costose alle superiori, e ancor di più nelle università. Per giunta una volta laureate non si poteva insegnare in tutti gli ordini di scuole, ma solo alle elementari e alle superiori femminili alcune materie ben precise.

Le bocciature senza appello favorivano la selezione non dei più bravi, ma dei più ricchi e di coloro che avevano alle spalle famiglie già colte o molto motivate. L’idea era che i poveri non dovevano avere grilli per la testa: l’ascensore sociale per loro nemmeno partiva. I ragazzini venivano selezionati a dieci anni: chi aveva soldi faceva il ginnasio, gli altri l’avviamento professionale e ciao. Non erano previsti ripensamenti, sia mai che uno volesse fare le superiori o l’università. I giochi erano chiusi e i destini segnati.

Ecco, pensiamoci quando lodiamo la scuola di una volta e il bel tempo che fu. Era un tempo crudele in cui noi e i nostri figli avremmo avute poche possibilità di scegliere la nostra vita.
E quando sputate sulla scuola di oggi, ricordate da dove siamo partiti, e quante cose, questa scuola italiana così sgangherata, ha però fatto. #scuola #storia fonte foto Wikipedia

2 Comments

  1. Che prima del 1945 la scuola fosse di elite la sappiamo tutti. L’istruzione era un costo che solo i più ricchi e ammanigliati col potere poteva permettersi. Le cose sono cambiate prina del 1960. Già negli anni cinquanta non c’erano preclusioni di sorta a frequentare i licei. Vero che che lo scientifico aveva delle limitazioni nella scelta della facoltà universitaria ma gli istitui tecnici potevano accedere sia pur limitatamente all’università.
    Però chi faceva il classico difficilmente accedeva alle facoltà scientifiche per ovvi motivi: le basi erano scarse visto il percorso scolastico seguito. Certo qualcuno dopo il classico si è laureato in fisica o chimica ma era già attrezzato per farlo. Ovviamente parlo, vista la mia veneranda età essendo uscito dal liceo scientifico nel 1962, per aver vissuto le medie superiori negli anni cinquanta

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