Arcangeli politicamente impegnati.
Lui è Michele, capo delle milizie divine, arcangelo guerriero che è il contraltare di Lucifero, perché quando Lucifero si ribella a Dio, Michele resta fedele al Padre e vince contro gli insorti. Michele è un angelo guerriero per definizione, e il suo culto e la sua immagine sono stati spesso intrecciati alla propaganda politica.
Costantino lo onorava particolarmente e lo considerava una sorta di sua ipostasi, perché il ruolo di “archistratega” di Michele, capo delle milizie divine, lo faceva diventare una sorta di figura simile a quella dell’imperatore romano. Da qui la grande fortuna di Michele nel mondo bizantino.
Ma poi furono i Longobardi ad adottarlo come santo di riferimento. Un arcangelo guerriero munito di spada fiammeggiante ben si adattava a proteggere un popolo guerriero convertitosi all’arianesimo prima e al cattolicesimo poi.
Il santuario del Gargano fu protetto dai duchi longobardi e divenne un centro culturale importantissimo per tutto il Sud Italia, mentre al Nord, soprattutto in Francia, le chiese e le cappelle dedicate al santo si moltiplicarono poi per influsso dei Franchi, perché fu il vescovo Auberto, ai tempi dei Merovingi, a diffonderne il culto a Saint Michel, ispirandosi proprio al santuario del Gargano.
Appropriarsi del culto del principale santo dei Longobardi era anche qui una mossa politica, oltre che religiosa. Perché religione e politica sono spesso intrecciate, e il culto degli dei e dei santi non risponde solo ad esigenze spirituali, ma cela spesso interessi strategici, militari ed economici. Conoscerli vuol dire saper interpretare correttamente anche il successo di determinati personaggi religiosi, e la loro diffusione nella storia dell’arte.
Certo un arcangelo che stermina i nemici fa innamorare tutti i politici che vorrebbero l’arcangelo Michele a loro fianco
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