Ersilia la moglie di Romolo che fu la vera prima statista di Roma

Ersilia, la prima statista di Roma
Quando si pensa ad una statista, il pensiero dovrebbe correre a lei, che è della razza delle Angela Merkel, e forse pure qualcosa di più. Al solito tutti si ricordano di suo marito, Romolo, o del padre, Tito Tazio re dei Sabini.

Ma è lei, Ersilia, che dovrebbero prendere ad esempio, perché Ersilia è proprio la summa della politica al femminile. Cioè quella che, dopo che gli uomini hanno fatto guerre e casini e rischiano di mandare tutto in rovina, si mette in mezzo e salva la situazione con buon senso e senso pratico.


E ce ne vuole, di senso pratico,per venire fuori dal disastro successo a lei. Che se è andata un giorno ad una festa al Circo Massimo, invitata con tutti i sacri crismi da quei buzzurri dei vicini Romani, che avevano spergiurato di voler solo offrire ai vicini una occasione di divertimento.

Invece no: sti impuniti, briganti e facce di tolla come quel bad boy del loro capo, Romolo, appena Ersilia e le altre Sabine arrivano, ci si buttano addosso, e via di acchiappa acchiappa,: le trascinano a casa loro, per prendersele come mogli.

Ora, per carità, i romani sono pure pezzi di bei figlioli, e Romolo in particolare come figlio di Marte un certo fisicaccio lo tiene per farsi perdonare l’irruenza, ma Ersilia non gliene fa passare una.

In capo a qualche mese le Sabine hanno ben chiarito ai romani, neo mariti, che se vogliono averle come mogli, da briganti si devono trasformare per lo meno in uomini presentabili. I Romani abbozzano, perché un conto è affrontare un nemico sul campo di battaglia, un altro fronteggiare in casa una donna incazzata. Da lupi diventano agnellini.

Tutto ok? No, perché intanto Tito Tazio, che di Ersilia è il padre, decide di muovere contro Roma per vendicare il suo onore, dato che un re che si fa soffiare sotto il naso le donne non è che ci faccia un figurone. Romolo e quei briganti dei romani sono prontissimi a difendersi, e la soluzione più scontata sarebbe una bella carneficina che risani da ambo le parti le piaghe dell’orgoglio maschile ferito.

Ma Ersilia non ci sta. Tazio è suo padre, con Romolo ormai ci ha messo su famiglia, e come lei le altre. E allora tutte assieme, invece di stare a frignare o piangere in casa, fanno una cosa molto coraggiosa e molto femminile: si mettono in mezzo agli uomini che si stanno per sbudellare. E no, cari miei, mo basta: piantatela di comportarvi come bambini che strepitano perché si sono fregati i giocattoli reciprocamente: voi siete maschi ma noi siamo matrone. Per cui zitti e buoni, mo andate tutti d’accordo, che noi donne abbiamo altro da fare che medicarvi o seppellirvi. C’è un impero da fondare, piantatela di fare i marmocchi.
E i Romani e i Sabini, Romolo e Tito Tazio in testa, abbozzano.

Eccolo là il potere femminile nella sua massima espressione. Poi come al solito le fonti magnificheranno Romolo, il fondatore. Ma fosse stato per lui la storia romana sarebbe finita lì, con uno sbudellamento fra due oscure tribù del Lazio. Se Roma ha avuto una chance e un futuro il merito è di Ersilia.

Del resto si sa se non ci pensiamo noi donne a far funzionare le cose, loro, gli uomini, si perdono. Foto tratta da Wikipedia, Guercino, Ersilia ferma Romolo.

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