solstiziodinverno #21dicembre
immaginiamoci cosa dovesse essere il solstizio d’inverno per i nostri antenati, quelli che vivevano a stretto contatto con la natura ai tempi della preistoria, e sapevano bene che la #natura non è affatto quella cosa disneyana e pucciosa che sogniamo noi, al caldo delle nostre case di città.
Era una natura feroce, quella che vivevano loro, dove la luce e la notte scandivano i ritmi della vita, ma potevano anche dare la morte. Il buio, il freddo, la neve, la morsa del gelo che ti avvinghia e ti trascina in un sonno eterno e senza sogni, che oggi chiamiamo poco romanticamente assideramento o ipotermia.
Non vi era nulla di romantico nel sole che tramontava: la notte portava la paura, pericoli, disagi. E allora quell’attimo strappato ogni giorno alla notte era un segno di speranza, un sollievo, un piccolo passo nella luce che era un balzo per tutta l’umanità.
Il Natale che noi celebriamo è solo il riflesso di quell’ancestrale sollievo, più antico di ogni religione: la luce che torna, poco a poco, il sentore che il peggio sta per finire e che presto torneremo a vivere la vita che meritiamo, con il buon cibo, gli amici, le risate, il tepore delle stagioni miti e il caldo dell’estate. E allora benvenuto solstizio, benvenuta antica speranza che ci conforta, benvenuto sole.
Perché in fondo ad ogni essere umano moderno, nascosto da qualche parte, oggi c’è un antenato lontano che esulta.